Rischi “democrature”

L'Europa unita, di cui abbiamo sperimentato per 80 anni i benefici, è frutto del pensiero e della volontà di gente illuminata. Ora è urgente trovare la via per non dilapidare l'eredità ricevuta

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Gli episodi di questi giorni in Turchia suonano ulteriormente la sveglia. Il vento dell’autoritarismo soffia sempre più forte e tende ad invadere un po’ tutto il mondo, dall’oriente all’occidente. Oltre alle più note nazioni (già insieme a molte altre, in cui la democrazia non esiste proprio), come Cina, Russia, Corea del Nord, Iran, i cui governi sono chiaramente e deliberatamente in mano a plenipotenziari dittatoriali, anche la Turchia da tempo cerca di non sfigurare ed ora il suo capo saldamente al potere Recep Erdogan (che già finse nel 2016 di sventare un colpo di stato…) ha pensato bene di incarcerare il suo principale e più accreditato oppositore, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, per evitarsi contendenti pericolosi e si è preso il lusso di canzonare il partito Popolare Repubblicano che avrebbe perso tempo a indicare nelle sue primarie proprio l’arrestato come candidato alle presidenziali.

Il gioco pare diventi sempre più facile per chi – noncurante delle stesse manifestazioni di dissenso nelle piazze in cui si premura di far arrestare il maggior numero possibile di avversari – ha in mano le leve del potere, magistratura e stampa in primis: piegare leaders e popolo ai propri disegni per prolungare il più possibile un incarico, a suo tempo ricevuto con manovre già poco innocenti, per renderlo sempre più un regime. Tipico caso di una “democrazia” che si sta via via evolvendo in una “pseudodemocrazia”, quelle cosiddette “democrature”, che, appunto, stanno prendendo piede in molte parti del mondo. Un altro caso in qualche modo paragonabile, per quanto dissimile, è quello di Benjamin Netanyahu che cerca in tutti i modi di restare al potere anche e proprio se questo comporta una guerra perpetua, illusoriamente destinata a “salvare gli ostaggi”, ma palese condizione per evitare processi ed elezioni. Tanto più che lo soccorre ora un ferreo alleato d’oltre oceano, che sta indirizzandosi sulla strada di un autoritarismo senza precedenti nella storia degli Stati Uniti d’America, già da secoli faro di Democrazia e di Libertà per il mondo. Questa è la più clamorosa debacle che sta accusando un “Occidente” che s’era illuso di una pace e di una stabilità perenni. Il pretesto in mano a Donald Trump, per altro, è anche e proprio quello di raggiungere una “pace” nel cuore dell’Europa, alleandosi a sua volta con “colleghi” plenipotenziari che ammira e vorrebbe probabilmente imitare, cominciando intanto con l’accontentarli.

Siamo proprio sicuri che i consolidati antidoti americani al sovvertimento della democrazia resistano per sempre?

Tristi manovre si susseguono proprio contro la magistratura, che per altro sta cercando di reagire, come pure nell’ambito dell’informazione, campo sempre più minato là come altrove, dove prevalgono forze e sistemi pervasivi e dolosi. Anche il meccanismo-base della civiltà democratica – come la conosciamo e pratichiamo noi “occidentali”, che ne abbiamo ereditato i principi da antiche culture -, cioè le elezioni, viene messo sempre più in crisi, insidiato a morte dall’assenteismo crescente ed ora con subdole intrusioni di “terrorismo cibernetico” finalizzate ad orientare il corpo elettorale secondo trame che ne alterino la consapevolezza per condurlo a scelte esattamente “antidemocratiche”. Abbiamo, purtroppo, esperienze di dittature anche nel nostro occidente, nella nostra Europa e nella nostra Italia e il vento della libertà è riuscito a trionfare solo a costo di non pochi sacrifici. L’Europa unita, di cui abbiamo sperimentato per 80 anni i benefici, è frutto del pensiero e della volontà di gente illuminata, tra i quali vanno citati molto più, direi, grandi statisti quali De Gasperi, Schuman e Adenauer – come ha ricordato implicitamente il presidente Mattarella evocando gli sviluppi del “dopoguerra” – che altri, i quali lanciarono un’intuizione, ad esempio da Ventotene, che era bacata da residui “rivoluzionari” ben poco “democratici” (senza accennare a quali idee covassero nei riguardi della Chiesa). Ebbene, grazie a costoro abbiamo vissuto “tempi d’oro”; ora è urgente trovare la via per non dilapidare l’eredità ricevuta. Riaffermare i principi di “fraternità universale” non significa ignorare i rischi a cui siamo tutti esposti. Saggezza e fermezza si rivelano necessarie per gestire questa libertà contro le numerose e variegate insidie.

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