Il diritto di aggiustare

Kyle Wiens è un ingegnere quarantenne del Tennessee. Laureato in informatica al Politecnico della California, sui social si presenta con un cappello da cowboy sulla testa e una grossa chiave inglese tra le mani. Nel 2013 ha dato vita al movimento “Il diritto di aggiustare” (The Digital Right to Repair Coalition) e da allora è diventato una vera spina nel fianco per le maggiori aziende produttrici di dispositivi elettronici (Apple in testa) che hanno più volte tentato, con i loro potenti uffici legali, di bloccarne o silenziarne l’opera.

Kyle Wiens è un ingegnere quarantenne del Tennessee. Laureato in informatica al Politecnico della California, sui social si presenta con un cappello da cowboy sulla testa e una grossa chiave inglese tra le mani. Nel 2013 ha dato vita al movimento “Il diritto di aggiustare” (The Digital Right to Repair Coalition) e da allora è diventato una vera spina nel fianco per le maggiori aziende produttrici di dispositivi elettronici (Apple in testa) che hanno più volte tentato, con i loro potenti uffici legali, di bloccarne o silenziarne l’opera.
Trovare notizie in lingua italiana su di lui e sul suo movimento è a tutt’oggi praticamente impossibile. Nel suo sito in inglese Wiens dichiara di lottare nientemeno che contro l’entropia dell’universo, quel principio sancito dalla seconda legge della termodinamica che descrive l’inevitabile e inarrestabile consunzione e dissoluzione delle cose. Un’entropia che, però, secondo l’ingegnere statunitense e i suoi amici, sarebbe ben cavalcata e addirittura accelerata dal sistema consumistico, interessato, per ragioni facili da comprendere, a promuovere una continua e sempre più rapida sostituzione di computer, smartphone ed elettrodomestici in generale. Tale sistema genera ogni anno un impressionante flusso di rifiuti elettronici che sta ammorbando il nostro pianeta e mettendo sempre più a rischio la salute dell’uomo e di tutte le altre specie viventi. Secondo il Global E-waste Monitorm (l’Osservatorio delle Nazioni Unite che monitora i rifiuti digitali prodotti nel mondo), ogni anno vengono scartate oltre 60 milioni di tonnellate di prodotti elettronici. Dopo quelli plastici, si tratta dei rifiuti in più rapida crescita e si stima che la quantità aumenterà fino a 82 milioni di tonnellate entro il 2030. Secondo lo stesso Osservatorio i Paesi più sviluppati riescono attualmente a riciclare appena il 20 per cento degli elettrodomestici e dei device elettronici che vengono buttati. Spesso questi vengono esportati in paesi dell’Africa occidentale o dell’Asia, dove operatori non qualificati e non adeguatamente protetti, li trattano estraendo qualche componente di valore (piccole quantità di oro, argento, rame, platino, palladio…) e bruciando, seppellendo o sciogliendo nell’acido il resto, con gravi danni, ampiamente documentati, per la salute umana e per l’ambiente.
Davanti a tutto questo le aziende produttrici immettono sul mercato telefoni, computer ed elettrodomestici destinati in generale a durare sempre meno (secondo precise strategie costruttive di “obsolescenza programmata”) e presentati come inaggiustabili. Adducendo motivazioni legate alla complessità delle tecnologie utilizzate o alla sicurezza dei consumatori, i prodotti elettronici vengono forniti quasi sempre senza libretti di istruzioni e sigillati in modo da non poter essere aperti.
Tutto questo finisce con lo scoraggiare la maggior parte delle persone che, al primo malfunzionamento, decidono di acquistare un nuovo prodotto, completamente immersi e manipolati da un modello consumistico aggressivo, esploso soprattutto con la possibilità degli acquisti on-line e delle consegne a domicilio.
Contro questo gigante che è il mercato tecnologico, come un novello Davide, con la sua chiave inglese lotta Kyle Wiens, mettendo gratuitamente a disposizione manuali per riparare i dispositivi elettronici, facilitando la compravendita di pezzi di ricambio e promuovendo tra i più giovani una cultura del riparare ciò che si rompe piuttosto che gettarlo e sostituirlo in modo indiscriminato. Una battaglia che chiede anche la nostra convinta adesione e conversione a nuovi stili di vita più attenti e sostenibili.

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