Un nuovo Esodo

Sono 300mila i palestinesi che stanno rientrando come un fiume umano nella Striscia di Gaza: hanno percepito che la tregua regge e si sono messi in cammino

(Foto AFP/SIR)

Siamo tutti figli di Abramo e anche di Mosè. Lo sono anche quei 300mila Palestinesi che stanno rientrando come un fiume umano verso la loro terra, una Terra promessa, ma che non ha le caratteristiche descritte dalla Bibbia. Nella striscia di Gaza non troveranno latte e miele a scorrere come fiumi, troveranno distruzione e macerie e tutti i segni della morte che la guerra porta con sé.

Una folla di disperati, senza casa e senza terra, che cerca di tornare sotto quel lembo di cielo che sentono come loro casa, come loro terra. Hanno percepito che la tregua regge e si sono messi in cammino. Erano ammassati, uno sull’altro, al nord della Striscia e Israele ne impediva il passaggio per la disputa con Hamas sul rilascio della giovane civile. Ieri la svolta ed è iniziato un pellegrinaggio di speranza ma che ha le caratteristiche di una trasmigrazione epocale.

Rifugiati dopo la fuga dalle bombe che cadevano come piaggia dal Cielo, ora ritornano ma nel loro cuore, nella loro mente e soprattutto nei loro sogni quale proiezione di sicurezza c’è? Quale stabilità gli permetterà di liberare la loro terra dalle macerie per ricominciare a vivere?

Tante domande affollano il loro cuore così come il nostro? Ma chi è ama la propria terra fa pochi calcoli, chi si sente a casa solo in quella striscia di terra ha deciso di rimettersi in moto e di ritornare sui propri passi, quelli segnati dal terrore e dalla fuga.

Un po’ come Maria e Giuseppe, quei giovani sposi che insieme al loro bambino avevano il cuore pieno di sogni e di speranze. Erano scappati a causa di una incombente minaccia, ritornarono dall’Egitto appena saputo che era morto colui che voleva uccidere il bambino. Ritornarono nella loro terra ma presero casa un po’ più lontano, fecero una scelta prudente, per restare al riparo e nel nascondimento e finalmente nella pace.

Ma, oltre a rimuovere le macerie di pietra questa folla di persone dovrà rimuovere le macerie che si portano nell’animo. Faranno più fatica e queste ultime sono il terreno dove facilmente può sbocciare l’odio e il rancore. Bisognerà spegnere il fuoco della rabbia, ripartendo da quest’alba di resurrezione, da questi prima barlumi che hanno rimesso in piedi questo popolo piagato ma che non è stato piegato.

Bisognerà aiutarli a ricostruire e ricostruirsi ma allo stesso tempo si dovranno spegnere sul nascere tutte le pericolose scintille che adesso scoppietteranno qua e là, provocando disordini legati a miseria, dolore e povertà. In pochi troveranno un tetto o un rifugio. Adesso toccherà ai governi, alle istituzioni internazionali, darsi da fare per aiutare questo popolo a ritrovare la sua dignità e a vincere la paura, la malattia e le miserie che hanno ereditato da una avventura che, come ogni guerra, è stata una follia senza ritorno.

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