Entrato in vigore questa mattina alle ore 4 in Libano (le 3 in Italia) il cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e Hezbollah. L’accordo è stato approvato dal Gabinetto di Sicurezza israeliano, dopo diverse ore di riunione e al termine di una intensa giornata di raid aerei su Beirut, nel sud del Libano e nella Valle della Bekaa. I miliziani del partito di Dio, a loro volta, hanno lanciato razzi e droni sul nord di Israele, su Haifa, Acri e sulla Galilea.
Basi dell’accordo. L’accordo, annunciato dal presidente Usa, Joe Biden, prevede tre fasi: una tregua seguita dal ritiro di Hezbollah a nord del fiume Litani; il ritiro completo delle truppe israeliane dal Libano meridionale entro 60 giorni e, infine, i negoziati tra Israele e Libano sulla demarcazione del confine, che attualmente è stabilito dall’Onu dopo la guerra del 2006. Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha fatto appello alla comunità internazionale perché “agisca rapidamente” per garantire l’immediata attuazione della tregua che è entrato in vigore oggi alle 10 ora locale (le 9 in Italia, ndr.). In un discorso alla nazione, nel quale ha confermato la notizia dell’accordo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato che “se Hezbollah viola l’accordo e tenta di armarsi, colpiremo. Se tenta di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, se lancia razzi, se scava tunnel, colpiremo”. In altre parole, Israele manterrà la “libertà di azione militare” se Hezbollah dovesse violare l’impegno. Netanyahu ha chiarito anche le motivazioni dell’accordo: “Perché fare una tregua adesso? Per tre motivi: bisogna concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovare le forze e i rifornimenti di armi; separare i fronti e isolare Hamas”. Quest’ultimo, ha aggiunto il premier israeliano, “sin dall’inizio della guerra, scoppiata dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, ha fatto affidamento sul fatto che Hezbollah combattesse al suo fianco. E quando Hezbollah sarà fuori dai giochi, Hamas sarà lasciato solo, la nostra pressione aumenterà e ciò contribuirà alla sacra missione di liberare gli ostaggi”. Secondo il ministero della Sanità libanese, sono almeno 3823 le persone rimaste uccise e oltre 15mila quelle ferite negli attacchi israeliani in Libano dall’ottobre dello scorso anno. Un milione gli sfollati. In una nota, il segretario generale dell’Onu, Antònio Guterres, “esorta le parti a rispettare pienamente e ad attuare rapidamente tutti gli impegni assunti”.
“Cessate il fuoco non è pace”. “Il Medio Oriente è una regione tormentata da divisioni di ogni tipo, ora dicono ci sia il cessate il fuoco in Libano ma non significa che ci sarà la pace, la pace è ben altra cosa, a Gaza le cose sicuramente continueranno, Dio solo sa come”, ha commentato il patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa. Interpellato dai giornalisti, a margine di un incontro svoltosi ieri sera a Roma in memoria del beato Giacomo Alberione, il patriarca ha ricordato che “la pace si fa con relazioni pacifiche tra i popoli. Non le vedremo presto, però bisogna prepararle, si devono ricostruire non solo le strutture fisiche ma le relazioni distrutte da questa guerra”. “Non bisogna illudersi – ha poi aggiunto – i tempi sono lunghi ma le persone che si combattono oggi sono le stesse che dovranno convivere domani”. Soddisfazione è stata espressa al Sir dal Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton: “Speriamo che tutte le parti si impegnino a rispettarlo per consentire a tutti gli sfollati di rientrare nelle loro case.
Speriamo e preghiamo che si estenda anche a Gaza
e che significhi che la guerra sta finendo. E speriamo che per i nostri cristiani il prossimo Natale sia veramente di pace e quindi anche di festa. E che i pellegrini tornino presto”. Da Gaza arriva la notizia che anche anche Hamas sarebbe “pronto” per una tregua. L’annuncio del cessate il fuoco in Libano, per Hamas, “è una vittoria e un grande successo per la resistenza”. Per un membro dell’ufficio politico di Hamas, riferisce l’Afp, “Hamas è pronto per un accordo di cessate il fuoco e un accordo serio per lo scambio di prigionieri”.
Da Beirut. “Beirut questa notte non ha dormito. Fino alle 4 di questa mattina abbiamo udito bombardamenti, ma subito dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco la gente ha cominciato a gioire addirittura sparando fuochi di artificio”: queste le parole rilasciate al Sir, pochi minuti dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, da padre Toufic Bou Mehri, della Custodia di Terra Santa, superiore del convento francescano di Tiro, attualmente nella capitale libanese. “La strada verso il sud – racconta – adesso è affollata di gente che fa ritorno alle proprie case. Tutti qui sperano che alla tregua faccia seguito la pace. Siamo stanchi della guerra, dell’odio, della distruzione e dei massacri. Speriamo nella pace e preghiamo per la pace”.