Padre Corrado Dalmonego, missionario in Amazzonia: “L’oro e le miniere illegali sono una maledizione per il popolo Yanomani”

Padre Corrado Dalmonego, mantovano, è missionario della Consolata e antropologo. Vive da vent’anni in Brasile e svolge la sua missione a stretto contatto con i popoli indigeni Yanomani nello Stato del Roraima. Sarà in Italia per la canonizzazione del beato Giuseppe Allamano il 20 ottobre, Giornata missionaria mondiale. Allamano è il fondatore degli Istituti Missionari della Consolata e il miracolo grazie al quale diventerà santo è avvenuto nel 1996 proprio nella foresta amazzonica, con la guarigione di un indigeno Yanomani. Il popolo Yanomani sta vivendo da tempo una situazione di impoverimento, oppressione, violenza e sfruttamento a causa della presenza sulle sue terre dei garimpos, miniere illegali di cercatori d'oro finanziate dal crimine organizzato.

(foto: C.Dalmonego)

L’oro e gli altri minerali e terre rare presenti in Amazzonia, sono “una maledizione per il popolo Yanomani e per le loro terre”. Lo sa bene padre Corrado Dalmonego, mantovano, missionario della Consolata e antropologo che vive da vent’anni in Brasile. Svolge la sua missione a stretto contatto con i popoli indigeni Yanomani nello Stato del Roraima. La maledizione si traduce nell’invasione delle miniere illegali di cercatori d’oro – garimpos e garimpeiros –, che avvelenano i fiumi e i pesci con il mercurio, distruggono le foreste e impediscono le attività di caccia, orticoltura e raccolta delle risorse della foresta, diffondono alcool, armi e violenza, hanno un impatto sociale devastante creando conflitti tra giovani e adulti. Si tratta di attività di estrattivismo complesse e costosissime, finanziate dal crimine organizzato. Della lotta degli Yanomani padre Dalmonego si è fatto portavoce da anni e non smette di denunciare una situazione drammatica di impoverimento e degrado causata dallo sfruttamento minerario. Perché la missione “è dialogo è evangelizzazione e noi annunciamo con la vita, la lotta, con la denuncia e difesa degli oppressi, con il lavoro in campo sociale e sanitario”.

(foto: C.Dalmonego)

La canonizzazione del beato Giuseppe Allamano. La prossima occasione sarà quando verrà in Italia per la canonizzazione del beato Giuseppe Allamano il 20 ottobre, Giornata missionaria mondiale. Allamano è il fondatore degli Istituti Missionari della Consolata e il miracolo grazie al quale diventerà santo è avvenuto proprio nella foresta amazzonica brasiliana, nel Roraima: Sorino, indigeno Yanomami, venne attaccato da un giaguaro che lo ferì gravemente alla testa il 7 febbraio 1996, primo giorno della novena del beato Allamano. Trasportato all’Ospedale di Boa Vista, fu accudito dalle Missionarie della Consolata, che chiedevano la sua guarigione implorando il beato Allamano. Sorino ha miracolosamente recuperato la salute in pochi mesi e vive tutt’ora nella sua comunità indigena, con moglie e tre figli.

“Il fatto che il miracolo sia la cura straordinaria di uno Yanomani dell’Amazzonia contribuisce a mettere sotto i riflettori la situazione dei popoli indigeni. È un segnale che Dio lancia alla Chiesa, un appello a guardare alla vita di questi popoli”,

afferma al Sir padre Dalmonego, raggiunto telefonicamente a Boa Vista, capitale del Roraima. Il missionario sarà in Italia dal 18 al 23 ottobre insieme al leader indigeno Julio Ye’kwana. Gli Ye’kwana sono un popolo che vive nelle stesse terre degli Yanomani. Porteranno la loro testimonianza in diversi incontri in Vaticano e a Roma.

(foto fornita da C.Dalmonego)

La terra Yanomani in Brasile conta 9 milioni di ettari. Qui vivono 350/360 comunità che parlano 6 lingue della stessa famiglia linguistica, più la lingua Ye’kwana. La popolazione stimata è di 30.000 abitanti, ma c’è una alta mortalità infantile nei primi anni di vita, nonostante siano malattie curabili come la malaria. “La violenza dei garimpos impedisce la presenza delle equipe per l’assistenza sanitaria, gli ambulatori vengono abbandonati”, racconta il missionario. Alcuni giovani indigeni vengono aliciados, ossia circuìti dai garimpeiros. Il corrispettivo del lavoro nelle miniere illegali è pagato in oro. “Per una giornata di lavoro ricevono 5 grammi di oro che possono spendere nei circuiti illegali di negozi e ristoranti – racconta –. Ma i prezzi sono esagerati: 1 pollo congelato costa 2 grammi di oro, ossia circa 60 euro. Alla fine questa ricchezza insanguinata è tutta spesa lì”.

Per non parlare della violenza, nel traffico di armi, droghe e persone: “Il crimine organizzato ingaggia già nelle carceri venezuelane e colombiane detenuti che quando usciranno verranno a lavorare come agenti di ‘sicurezza’ nei garimpos, minacciando, uccidendo e seminando morte. Ci sono violenze contro le donne, i giovani diventano alcolizzati, la presenza di mercurio nei fiumi provocherà nei prossimi anni enormi problemi neurologici alla popolazione. In alcune comunità gli indici di mercurio raggiungono l’80/90%, limiti inaccettabili secondo l’Oms.

(foto: C.Dalmonego)

Durante il governo precedente questa situazione si era esasperata. “Ci sono indagini in corso che parlano di genocidio e crimini contro l’umanità compiuti dal governo Bolsonaro contro gli indigeni”, ricorda. L’attuale governo Lula ha invece ingaggiato una vera e propria guerra contro garimpos e garimpeiros. Secondo le associazioni locali, all’inizio dell’operazione delle forze armate contro i giacimenti d’oro illegali – distruggendo motori, barche, antenne satellitari, draghe, ecc. -,

i garimpeiros erano 20.000. Ora c’è stata una riduzione dell’80%.

“E’ una battaglia che sta portando frutti – commenta padre Dalmonego -, ma dall’alto si vedono ancora garimpos in attività lungo i fiumi. Modificano il modo di lavorare, agiscono di notte, scavano tunnel. I leader indigeni riconoscono la buona volontà del governo ma non si può cantare vittoria troppo presto. Perché qualora le miniere si riducessero a zero bisogna fare in modo che non ci sia un ritorno delle attività illegali. Ci sono troppi interessi in gioco”. Il governo Lula sta anche distribuendo alimenti – la cesta basica – per aiutare le popolazioni indigene “ma è una risposta emergenziale e assistenziale che non può durare – precisa -. Bisogna pensare a progetti a medio-lungo termine, come impiantare allevamenti di pesci o galline, per arrivare ad una sovranità alimentare.

I popoli indigeni vogliono vivere bene e in salute”.

(foto: C.Dalmonego)

C’è poi una importante responsabilità di chi acquista l’oro. “L’Italia è uno dei principali Paesi importatori d’oro, perché c’è una importante arte orafa famosa in tutto il mondo. Ma il 94% dell’oro importato ha origine illegale”, denuncia il missionario.

Da qui l’appello perché “l’Italia non sia fautrice del commercio illegale”.

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