(da New York) I cattolici americani voteranno per l’ex presidente Donald Trump, almeno negli Stati che vengono definiti oscillanti, cioè con un grande numero di elettori indecisi e senza una chiara propensione per repubblicani o democratici. Il verdetto arriva dal sondaggio pubblicato dal sito di notizie National Catholic Reporter, lunedì 14 ottobre. Trump ha un margine del 50% in questi Stati, contro il 45% della sua avversaria, la vicepresidente Kamala Harris. La candidata democratica invece fa incetta di voti tra gli elettori cattolici ispanici e tra gli afroamericani. Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin saranno gli Stati che decideranno il prossimo inquilino alla Casa Bianca e i cattolici residenti in questi stati saranno determinanti. Nel Wisconsin e in Pennsylvania, ad esempio, circa un quarto degli adulti si identifica come cattolico. Trump, che in agosto non riusciva a superare Harris sul fronte cattolico, ha riguadagnato terreno dopo aver lanciato la coalizione “Cattolici per Trump” nel tentativo di rafforzare quell’elettorato bianco e credente ancora indeciso e i dati di lunedì sembrano dargli ragione perchè tra i cattolici bianchi il vantaggio del candidato repubblicano è addirittura di 16 punti.
Il sondaggio rivela quanto possa essere complicato catturare il cosiddetto voto cattolico. Tra i sostenitori di Trump, circa tre quarti affermano di sceglierlo a causa delle sue posizioni anti-immigrazione, che Papa Francesco ha definito “contro la vita”. Allo stesso modo, circa la metà degli elettori di Harris afferma di voler votare per lei perché sostiene l’aborto legale, anche questa definita dal Pontefice, una posizione “contro la vita”. Nel sondaggio solo il 51% degli intervistati si è definito pro-life e il 58% è a favore della legalizzazione dell’aborto in tutti gli stati.
Quando i cattolici si recheranno alle urne, non sarà quindi la difesa della vita la questione centrale, ma piuttosto sarà l’economia, considerata un fattore decisivo per 3 intervistati su quattro. A seguire c’è l’immigrazione e la difesa del confine: questioni non negoziabili per il 60% degli elettori. Il sondaggio sul voto cattolico riflette in generale lo stato d’animo degli americani che hanno assegnato all’economia lo scettro della vittoria delle prossime presidenziali.
L’ascendente del clero cattolico sugli elettori delle loro parrocchie risulta essere estremamente limitato, con due terzi degli intervistati che si dichiarano influenzati nelle loro decisioni dall’insegnamento della Chiesa, da Gesù, dalla Bibbia, ma solo una piccola minoranza ha nominato sacerdoti, vescovi, Papa Francesco e le sue encicliche come decisivi per le loro preferenze politiche. I vescovi americani devono prendere quindi atto che la loro lettera pastorale sulla responsabilità politica dei cattolici, che li ha portati a privilegiare l’aborto e i poveri come temi non negoziabili, lasciando in secondo piano immigrati e ambiente, non è fonte di ispirazione per il loro gregge e che i partiti stanno usando gruppi di azione mirati per convincere i cattolici a passare dalla loro parte.
Alle urne si gioca anche la partita tra due modelli di cattolicesimo americano, quello del presidente democratico Joe Biden e quello del candidato alla vicepresidenza repubblicana, il senatore JD Vance, convertitosi al cattolicesimo da adulto. Joe Biden è stato formato come cattolico romano nell’era caratterizzata dal Concilio Vaticano II e della Dottrina sociale della Chiesa, impegnata a dialogare con il mondo moderno e ad incontrarlo senza temerlo. JD Vance è icona di nuova era post conciliare, secondo Steven P. Millies, direttore del Bernardin Center del Catholic Theological Union di Chicago. Il cattolicesimo del candidato repubblicano è una fede di “resistenza” al flusso del mondo moderno, dove la storia millenaria della chiesa diventa una protezione per la famiglia tradizionale e per una nuova forma di leadership maschile nella famiglia. Vance sostiene la pena di morte in alcuni casi, vuole aumentare i combustibili fossili, vuole deportare milioni di migranti e ha votato contro molti programmi governativi volti ad aiutare i poveri, mostrando un allineamento alla fede cattolica limitato, come del resto fa Biden nei suoi proclami a difesa dell’aborto. Dopo il 5 novembre, qualunque sia l’esito delle urne, il voto cattolico avrà altre eccezioni e magari avrà anche concluso un’era in cui poteva considerarsi rilevante.