Una rassegna di temi molto cari alla tradizione ebraico-cristiana con una lettura trasversale, che parte dalla Bibbia e arriva fino all’insegnamento dei maestri d’Israele e dei padri della Chiesa. Ecco il percorso condotto da Cristiana Dobner, carmelitana, nel libro “La Tenda. Dio in cammino fra noi e in noi” (EDB edizioni). La Tenda diviene la metafora di un luogo mistico dove ebrei e cristiani sono chiamati a riunirsi per condividere l’amore del Padre che è nei cieli e cammina con loro. Pagine che rilanciano l’urgenza di un confronto rispettoso delle diverse spiritualità.
Come nasce l’idea di scrivere questo libro e cosa l’ha spinta a farlo?
Soprattutto ascoltare la Scrittura, che per i monaci e per chi vive di ascesi è entrare nell’irruzione di Dio con la sua Parola. Oggi bisogna imparare ad ascoltare quella che è la tradizione della Chiesa, dei padri e dei nostri teologi, però anche ancorarci all’ascolto di Israele. Bisogna imparare ad ascoltare quello che era l’ambiente in cui il Signore Gesù è vissuto.
E quale percorso ha tracciato?
Io sono partita dal roveto ardente, in modo che abbiamo quella che è “l’irruzione” di Dio nella storia dell’umanità, donata ad Israele e che Israele ha trasmesso a noi. Poi, un concetto centrale è quello del castello di Teresa di Gesù, che rimane tale e quale. Perfettamente così come l’ha scritto Teresa. Tuttavia, a me pare che bisogna procedere con alcune integrazioni. Una è relativa a Teresa, al suo tempo e al nostro.
Un concetto che cambia in funzione del momento storico…
Il castello nella nostra mentalità, nell’immaginario attuale, non è più il castello di Teresa. Il castello di Teresa indicava una vita, un gruppo. Per noi un castello oggi rischia di essere o un museo o non ci parla più la costruzione del castello architettonicamente inteso da Teresa. Non solo, ma mi pare che, se Teresa avesse potuto avere come abbiamo noi in mano oggi la Scrittura, la Tenda avrebbe risposto al suo interrogativo.
Quindi, la tenda di cosa diventa metafora?
La Tenda diventa l’irrompere dell’Altissimo nella storia.
Il Signore Gesù, infatti, è diventato “Tenda” per noi. Colui che si è voluto rivelare nel roveto ardente ha abitato la Tenda, ha camminato con Israele e fra gli israeliti e, come dice il Vangelo di Giovanni, ha posto la sua tenda in noi, dentro di noi.
Alla luce di ciò, qual è il messaggio che vuole lanciare attraverso questo libro?
Scrutare e comprendere, approfondire, lasciarsi sollecitare della Scrittura e mutare con una Scrittura che sia simultaneamente bagnata completamente in quella che è la tradizione ebraica, ma anche nella tradizione cristiana. E qui trovare quello che è il significato della menorah, cioè del candelabro, del Padre Nostro, il grido dell’orante.
Tutto è sfociato in quel capolavoro che è la Bibbia dell’amicizia.
Quale forma di dialogo anima, dunque, questo libro?
Un dialogo che parta dalla nostra comune Scrittura, che noi poi leggiamo simultaneamente, ma anche in un modo diverso.