Gaza: i numeri dell’emergenza

L'emergenza umanitaria a Gaza in numeri. Insicurezza alimentare, mancanza di acqua, rifiuti e carenza di medicine, le principali criticità secondo organizzazioni internazionali come Oms e Fao.

(Foto AFP/SIR)

Sono quasi 39mila i morti nella Striscia di Gaza per i raid israeliani dall’inizio della guerra. Oltre 89mila invece i feriti, secondo il ministero della sanità di Gaza controllato da Hamas. Dal fronte israeliano, fonti dell’esercito (Idf) parlano di oltre 1.526 israeliani e cittadini stranieri uccisi, la maggior parte il 7 ottobre e nel periodo immediatamente successivo. Di questi 326 uccisi a Gaza o lungo il confine in Israele dall’inizio dell’operazione di terra. I soldati feriti sono oltre 2100. Centoventi israeliani e cittadini stranieri sarebbero ancora prigionieri a Gaza, comprese le vittime i cui corpi sono stati trattenuti. È il bilancio della guerra in corso a Gaza tra Hamas e l’esercito israeliano, dopo il 7 ottobre 2023.

Sfollati. I combattimenti proseguono intensi in tutta la Striscia e a farne le spese è la popolazione civile: stime di organismi internazionali come Oms e Onu parlano di 1,9 milioni di gazawi sfollati interni (il 90% circa del totale degli abitanti) che hanno trovato rifugio in ricoveri di fortuna, tende, scuole e strutture dell’Unrwa.

Insicurezza alimentare. L’insicurezza alimentare è diffusa: l’assistenza è insufficiente e non raggiunge allo stesso modo tutte le famiglie. Per l’Oms 346mila bambini sotto i 5 anni e 160mila donne in stato di gravidanza necessitano di ulteriore alimentazione e di integratori. Secondo la Fao, il 63% dei terreni coltivati e il 33% delle serre hanno riportato gravi danni. Si registra scarsità d’acqua, anche quella desalinizzata per scopi potabili viene distribuita tramite autocisterne a intervalli molto irregolari. Due impianti di desalinizzazione su tre lavorano a intermittenza (Fonte Oms).

Igiene. Le condizioni igienico-sanitarie sono degradanti: la maggior parte dei servizi igienici nei siti collettivi non sono funzionanti, a causa di danni alla rete e problemi settici, con conseguente fuoriuscita di liquami nelle strade in alcuni siti, e un numero limitato di servizi igienici disponibili con porte mancanti o senza acqua per lo scarico. Il caldo torrido e l’accumulo di rifiuti solidi (340mila tonnellate circa, per l’Oms) nelle vicinanze attirano insetti e zanzare, e cumuli di rifiuti vengono spesso bruciati dalle comunità nel tentativo di contenere la proliferazione di insetti e la trasmissione di malattie, con fumi tossici che rappresentano ulteriori rischi per la salute. A riguardo, dopo che nei giorni scorsi è stata rilevata la presenza del virus che causa la poliomielite in campioni di acque reflue nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano (Idf) ha comunicato di avere avviato una campagna di vaccinazione dei suoi militari e di aver attivato organizzazioni internazionali per rendere disponibili altri vaccini ai civili di Gaza.

Sanità. La mancanza di servizi di trasporto e ambulanze – 130 quelle colpite e danneggiate nel conflitto (fonte Hamas) – combinata con una grave carenza di farmaci essenziali, limita l’accesso all’assistenza sanitaria. Secondo l’Oms, a Gaza sono attualmente disponibili circa 1.500 letti ospedalieri per coprire i bisogni di oltre due milioni di persone, rispetto ai 3.500 letti prima della guerra. La mancanza di posti letto è aggravata dalla mancanza di forniture e attrezzature mediche, che portano a “morti inutili, ferite infette e amputazioni non necessarie”. Ad oggi, a Gaza, gli ospedali parzialmente funzionanti sono 15 (fonte Oms), gli ospedali da campo operativi sono 8, di cui 4 in modo parziale, i centri clinici dell’Unrwa in funzione sono 10 su 26. Diarrea (oltre 570mila casi) e infezioni respiratorie acute (circa 1 milione di casi) sono, per l’Oms, le patologie emergenti strettamente collegate alla situazione sul terreno.

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