Sentenza storica, in Israele, quella della Corte suprema che ha ordinato al governo e alle forze armate (Tsahal) di arruolare gli studenti delle scuole religiose, finora esentati dal servizio militare. La sentenza, adottata all’unanimità con nove voti, compresi quelli dei due giudici religiosi – stabilisce che non esiste più “alcun quadro giuridico che consenta al governo di concedere esenzioni totali dal servizio militare agli studenti ortodossi delle scuole religiose”. Una sentenza che ha scatenato un forte dibattito nel Paese.
La Corte suprema, con questa decisione, attesta che “attualmente non esiste una legge che distingua chiaramente tra studenti di yeshiva (scuola religiosa) e altri candidati al servizio militare. Di conseguenza, lo Stato non ha l’autorità di ordinare un’ampia esenzione (dei cittadini haredi) dal servizio di leva, e deve agire in conformità con le disposizioni della legge sul servizio di difesa israeliano”. Per i giudici chi, tra gli haredi, ha i requisiti deve prestare servizio militare. Il rabbino capo Yitzhak Yosef, già qualche mese fa, tuonò contro la coscrizione militare obbligatoria per gli studenti delle scuole rabbiniche minacciando: “Se ci costringerete ad arruolarci nell’esercito, ci trasferiremo all’estero. La morte è comunque preferibile alla divisa militare”. Dura anche la reazione dei partiti religiosi Shas e Torah Unita, che occupano 18 seggi su 64 in Parlamento e fortemente decisi a mantenere l’esenzione. Ma ora il Governo del premier, Benyamin Netanyahu, rischia di traballare. La procuratrice generale, Gali Baharav Miara, subito dopo la sentenza ha chiesto l’arruolamento, dal 1° luglio, di 3mila giovani ortodossi, su circa 66mila ritenuti, dai media israeliani, abili alla leva che, nel Paese, per gli uomini dura 32 mesi e per le donne 24. Gli Haredi, dall’ebraico ‘timorati di Dio’, noti anche come ‘ultraortodossi’ sono già presenti all’interno dell’esercito con 20mila riservisti di cui circa 7mila entrati in servizio durante la guerra contro Hamas. Circa 3mila sono combattenti. Ci sono anche donne impiegate come programmatrici di computer ma non indossano la divisa.
“Torato omanuto”. Gli haredi compongono il 14% della popolazione israeliana e hanno diverse comunità sparse tra Gerusalemme (nei quartieri di Mea Sharim e Geula), Tel Aviv (Petah Tikva), Ashdod, Haifa ma anche all’estero, come New York. Secondo l’Israel Democracy Institute, che da otto anni stila un rapporto su queste comunità, il tasso di natalità haredi è diminuito negli ultimi anni – da una media di 7,5 nati vivi per donna nel 2003-2005 a 6,4 nel 2020-2022 – ma rimane molto più alto del tasso di fertilità di altre donne ebree in Israele, che è 2,5. Il tasso di povertà tra gli haredim israeliani è sceso negli ultimi dieci anni, da circa il 53% nel 2009 al 44% nel 2019, ma rimane il doppio del tasso di povertà tra la popolazione generale (22%). La loro storia si lega indissolubilmente a quella di Israele:
durante la guerra di indipendenza del 1948, l’allora primo ministro, David Ben-Gurion, strinse un accordo con i maggiori rappresentanti Haredi che prevedeva diverse concessioni come, per esempio, l’esenzione dal servizio militare per chi studiava a tempo pieno la Torah.
Tale disposizione prese il nome di “Torato omanuto” vale a dire “la Torah è la sua occupazione”. All’inizio ad usufruire dell’esenzione furono 400, una sorta di ‘plotone religioso’ incaricato di difendere il neonato Stato israeliano con la preghiera e lo studio dei testi sacri. Oggi il numero è salito a diverse decine di migliaia. Gli haredim entrano sin da piccoli nelle yeshiva, le scuole religiose, e vi restano anche in età adulta, evitando così il servizio militare. Non lavorano e si mantengono con sussidi statali. A richiamare con forza il valore di questa ‘missione’ è stato Aryeh Deri, capo del partito ultraortodosso Shas:
“La Torah è l’arma segreta di Israele contro tutti i nemici”.
Nonostante le sovvenzioni che ricevono, i ‘timorati di Dio’ considerano lo Stato di Israele, opera del movimento laico sionista e non un’opera di Dio. Ben diversa è l’opinione di un’altra frangia ‘ultraortodossa’, gli hardalim, che hanno abbracciato il progetto sionista, partecipando attivamente alla realizzazione delle colonie ebraiche nei Territori occupati palestinesi e militando nell’esercito. Chi ha espresso soddisfazione per la sentenza della Corte Suprema sono stati moltissimi israeliani per i quali l’esenzione dalla leva obbligatoria per i timorati di Dio è “una diseguaglianza il cui peso è ancora più grave nel mezzo di una dura guerra” e davanti a migliaia di israeliani che, spediti al fronte, rischiano di morire.