Israele e Hamas. Goldberg-Polin (famiglie ostaggi): “Preoccupazione per gli ostaggi e per i civili di Gaza”

Al pellegrinaggio dell'arcidiocesi di Bologna, in corso a Gerusalemme, ieri sera ha portato la sua testimonianza Rachel Goldberg-Polin, madre di Hersh, uno degli ostaggi ancora in mano ad Hamas: "Non esiste competizione tra la sofferenza dei civili che vivono a Gaza e quella di coloro che sono stati trascinati dentro Gaza”.

Rachel Goldberg-Polin (Foto Sir)

(Gerusalemme) “Fin dall’inizio ho sempre avuto preoccupazione per la sorte di tutti gli ostaggi e nello stesso tempo anche dei civili a Gaza. Non c’è competizione nel dolore, tutti gli esseri umani provano dolore. La cosa pericolosa e lacerante è credere che ci sia una competizione fra questi due dolori.

Non esiste competizione tra la sofferenza dei civili che vivono a Gaza e quella di coloro che sono stati trascinati dentro Gaza”:

è la testimonianza di Rachel Goldberg-Polin, madre di Hersh, giovane “civile” di 23 anni, preso in ostaggio da Hamas il ‘7 ottobre’ mentre si trovava al Nova Music Festival, a Reim nel sud di Israele. “Hersh è un giovane amante della vita, dei viaggi, della geografia, innamorato del calcio e della musica, era appena rientrato da un viaggio di nove settimane, da solo, per l’Europa” racconta Rachel che ieri sera, a Gerusalemme, ha incontrato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che sta guidando un pellegrinaggio di pace e di solidarietà in Terra Santa (dal 13 al 16 giugno) con 160 partecipanti.

(foto archivio)

Il racconto. Il ragazzo, nato in California e trasferitosi con la famiglia in Israele nel 2008, durante l’attacco è rimasto ferito mentre diversi suoi amici sono rimasti uccisi. Il racconto di Rachel riporta indietro le lancette del tempo, a quel 7 ottobre 2023: “Avevano trovato riparo in un rifugio antirazzi poco distante: “in 29 si erano nascosti in questo piccolo bunker di poco meno di 4 metri quadrati. I terroristi di Hamas sono arrivati e hanno cominciato a lanciare granate all’interno e a sparare con i mitragliatori”. Hersh, unico figlio di Rachel, “si è salvato, insieme a pochi altri, perché rimasto sotto i corpi dei suoi amici, potendo così fingere di essere morto. Nell’attacco, ci hanno poi raccontato alcuni superstiti, Hersh è rimasto ferito al braccio sinistro, poi risultato amputato come mostra un video del giovane pubblicato su Telegram da Hamas. Mio figlio e altri tre giovani feriti sono stati costretti a uscire dal rifugio, caricati su dei pick up e trascinati nella Striscia di Gaza. Da quel momento io vivo su un altro pianeta”. Ieri erano 251 giorni dal rapimento di Hersh, numero scritto su una etichetta adesiva sopra la maglia di Rachel.

Papa Francesco con i familiari degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas (Foto Amb. Israele presso Santa Sede)

Le parole di Papa Francesco. Abbiamo fatto l’impossibile per salvare il nostro unico figlio e uno dei momenti più profondi di questo tempo tragico è stato l’incontro, a Roma, con Papa Francesco. Il Pontefice ci ha detto che quello che abbiamo sperimentato è terrorismo e che il terrorismo è assenza di umanità. Le sue parole mi hanno dato la forza di continuare a credere nell’umanità. C’è stato un momento in cui non riuscivo a rielaborare ciò che era accaduto ma il Papa mi ha aiutato a credere nell’umanità.

La mia fede mi ha permesso di sopravvivere.

(Foto ANSA/SIR)

Pedine di un gioco che nessuno vuole. Oggi Rachel è una delle figure più attive del movimento delle famiglie degli ostaggi: “La nostra preoccupazione, ogni giorno, è cercare di parlare con chiunque possa contribuire a trovare una soluzione a questo dramma e a mettere fine al dolore condiviso nella regione. La sensazione che abbiamo è di essere delle pedine in un gioco che non abbiamo mai scelto di giocare”.

“Noi, gli ostaggi, la popolazione civile a Gaza, siamo pedine. L’unica cosa che ci è data da fare è attendere che questi due belligeranti, che hanno iniziato il gioco, mettano da parte il proprio ego e il proprio interesse”.

E lo stallo nel negoziato tra Hamas e Israele sembra dare ragione alla donna. “Vi sono molto grata – sono state le sue parole finali – che siate venuti nel nostro Paese in questo momento difficile, sono grata al Papa perché si sta spendendo per una pace giusta per entrambi. Difficile spiegare cosa proviamo ma sentiamo le vostre preghiere e il vostro aiuto e di questo vi siamo riconoscenti”.

 

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