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Israele e Hamas. Yuval e Bassam (Parents Circle) a Rondine: “Pace e non vendetta”

4.000 partecipanti tra giovani e famiglie alla Marcia per la Pace, 1.500 presenze nel corso di tre giorni, 400 persone partecipanti ai panel e ai laboratori, 200 bambini presenti alla Cittadella della Pace. Sono alcuni numeri della VIII edizione di YouTopic, il Festival internazionale sul Conflitto promosso da Rondine (30 maggio - 1° giugno) su “Scommettere sulla fiducia, averla, riceverla, perderla, ritrovarla”

(Foto AFP/SIR)

Il tema della fiducia è risuonato forte nelle parole di due padri di famiglia, uno israeliano e uno palestinese, entrambi del Parents Circle (www.theparentscircle.org), il forum che raduna 800 famiglie che hanno perso familiari nel conflitto tra Israele e Palestina, in diverse circostanze militari, civili, proteste, attacchi terroristici.

“Veniamo dal dolore e dalla tristezza più profondi e crediamo che questo debba essere un motore di pace e non di vendetta, per questo abbiamo deciso di dedicare impegno, risorse e tempo per costruire fiducia e dialogo tra i due popoli”

ha detto, in video da Gerusalemme, l’israeliano Yuval Rahamim, co-direttore generale del Forum.

Yuval Rahamim (sx), Bassam Aramin (dx), (foto Sir)

“Tutti noi che siamo rimasti abbiamo deciso ad un certo punto della nostra vita di dedicare impegno, risorse e tempo per costruire fiducia e dialogo tra le due nazioni per dimostrare come i due popoli debbano sedersi assieme e parlarsi per poter risolvere questo conflitto, così da evitare ulteriore morte, vittime e dolore”. Durante i 30 anni di esistenza queste famiglie hanno costruito reti tra i i membri e in particolare tra i gruppi di lavoro che riuniscono israeliani e palestinesi per lavorare insieme continuamente, per ideare programmi educativi, pubblici, di leadership, per promuovere una visione di dialogo e riconciliazione. “Alla fine – ha sottolineato Rahamim – lavorando insieme su progetti comuni, la fiducia è costruita e mantenuta, e i legami diventano sempre più stretti tra i nostri gruppi. Nei periodi di guerra, questi legami, questa fiducia sono messi alla prova, perché naturalmente ogni parte tende a identificarsi con la propria nazione”. Come responsabile dell’organizzazione, Rahamim ha insistito “per continuare il lavoro comune, la collaborazione comune, il dialogo e, per quanto sia doloroso, continuiamo ad avere i nostri incontri settimanali, i gruppi di lavoro. Siamo riusciti a uscire da questa situazione con la maggior parte dei nostri progetti ancora attivi, e la maggior parte dei nostri membri comunicano settimanalmente e alcuni di loro quotidianamente. Quindi

la fiducia è una questione di ostinazione. La fiducia è una questione di principio.

È il principio guida dell’organizzazione, ma dobbiamo assicurarci che nessuno resti indietro. Questo è il nostro obiettivo, espandere la fiducia non solo per un cerchio stretto, ma estenderla anche alla comunità in Palestina e Israele, nella speranza che non appena la guerra finirà, potremo nuovamente incontrarci e continuare le nostre attività condivise”.

“Occupazione è nemico di entrambi”. Sentimenti condivisi anche dal palestinese Bassam Aramin, membro dal 2007 del Forum. Bassam ha perso la figlia di 10 anni “a causa della polizia di frontiera israeliana” davanti alla sua scuola a Gerusalemme. “Siamo israeliani e palestinesi riuniti che hanno perso i loro cari, perché sappiamo di non poter continuare a vivere così”.

“Non possiamo continuare a essere vittime di questa occupazione. È il nemico comune di entrambe le parti”

ha affermato in video da Gerusalemme. “Non vogliamo il sacrificio di nostri altri figli da entrambe le parti. Per questo, ci uniamo per combattere insieme, israeliani e palestinesi, con modi non violenti per porre fine all’occupazione, così da poter vivere in pace, in sicurezza e stabilità per entrambe le parti”. La guerra in corso a Gaza pone ulteriori ostacoli, ma Aramin è convinto:

“Continuiamo a cercare la pace perché crediamo che non sia scritto da nessuna parte che continueremo a ucciderci per sempre”. 

“Abbiamo dimostrato da più di 25 anni che possiamo vivere insieme, che possiamo vivere uno accanto all’altro come buoni vicini, come buoni compagni, senza occupazione, senza oppressione. Continuiamo a credere che la pace è possibile, che la riconciliazione è possibile. La sola garanzia per la pace in quest’aerea è che gli israeliani riconoscano il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. I palestinesi non accetteranno mai questa occupazione e gli israeliani rimarrebbero vittime di questa occupazione. Quindi noi vogliamo liberare entrambi i popoli dalla stessa occupazione”.

Rimanere insieme. “Continuiamo a rimanere insieme, prima e dopo il 7 ottobre, dopo le atrocità e i massacri e le politiche di pulizia etnica a Gaza. Perché crediamo in noi. Perché crediamo nel nostro percorso. E questa è la sola garanzia che noi rimarremo insieme per salvare i nostri figli, le nostre famiglie, e in particolari i bambini di ogni parte. Il Parents Circle, – ha concluso – con il suo importante messaggio di riconciliazione tra popoli, vincerà, e poi affronteremo ogni possibile critica da coloro che non vogliono la pace. Perché noi crediamo nella pace e questo è il solo modo possibile per raggiungere questo obiettivo, unendoci e ricordando i nostri figli insieme. Sono consapevole che tutti devono essere liberi”.

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