“Sono 35mila le vittime della guerra che da più di sette mesi sta devastando la Terra Santa. Sotto le macerie ci sono altri 10.000 corpi. Più di 80mila stanno soffrendo per le ferite, non si contano più quelli che soffrono per traumi invisibili e difficilmente cancellabili. Sono cifre enormi ma dietro ogni ‘numero’ ci sono storie di dolore e di vite distrutte. La guerra è una tragedia per tutti, per chi la provoca, per chi la subisce, per chi non fa nulla per fermarla con ogni azione e con ogni mezzo possibile”. Lo ripete con forza al Sir, padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, da sempre in ‘prima linea’ per combattere la guerra in corso tra Israele e Hamas con le armi, apparentemente spuntate, del dialogo, della solidarietà ma anche della denuncia.
Il Cristo dell’abbraccio. Domenica 18 maggio il francescano sarà a Verona per la visita di Papa Francesco. In questa occasione il Pontefice benedirà il “Cristo dell’Abbraccio”, un’enorme statua alta 10 metri e dal peso di 44 quintali, frutto del lavoro di una squadra di artisti veneti, che sarà poi trasferita a Gerusalemme per essere posizionata sulla terrazza della Terra Santa School, diretta proprio dal frate di origini egiziane. “Questa statua – spiega padre Faltas – mostra Cristo Risorto che abbraccia, e viene a sua volta abbracciato, dall’umanità. Dal punto più alto della Terra Santa School di Gerusalemme sarà visibile da tutta la città come segno del desiderio di pace della Città Santa e del mondo”.
“Vuole essere anche un monito per ricordare che la causa principale delle guerre è il commercio delle armi. La gente semplice, i bambini, gli indifesi non hanno armi fra le mani ma sono coloro che subiscono le conseguenze terribili di questo commercio”.
Appello per i bambini farfalla. “La pace non è solo assenza di guerra, è un diritto e un dovere – rimarca -. Il diritto alla pace è un diritto umano fondamentale che la comunità internazionale ha voluto riconoscere attraverso organizzazioni che dovrebbero tutelare il rispetto per ogni persona e che dovrebbero assicurare il controllo delle leggi internazionali”. Per il frate “consentire all’umanità di vivere in pace è anche un dovere riconosciuto dalla coscienza, è un continuo impegno a vivere osservando e rispettando le leggi internazionali per garantirsi pace, benessere e stabilità”. Per questo “la società umana deve compiere lo sforzo continuo di vigilare perché le cause di possibili conflitti siano subito cancellate”. In questi sette mesi e oltre di guerra il vicario della Custodia ha ricevuto innumerevoli richieste di aiuto ma anche tanta disponibilità ad aiutare, a sostenere, a donare solidarietà.
“È difficile rimanere silenzioso sia nei confronti di chi chiede aiuto, sia di chi vuole offrirlo”.
“Purtroppo – rivela padre Faltas – ho vissuto l’amarezza e la delusione di non aver ottenuto permessi per far uscire bambini gravemente ammalati e che sono morti nell’attesa e nella speranza di essere curati. Continuo a chiedere e a implorare la possibilità di fare uscire i tre bambini affetti da ‘epidermolisi bollosa’, i cosiddetti bambini ‘farfalla’. In alcuni video li ho visti sofferenti per la mancanza di cure adeguate e mi fa tanto male non trovare la possibilità di farli uscire da Gaza e farli arrivare in Italia perché siano accolti da medici e sanitari desiderosi di alleviare le loro sofferenze”.
Silenzi c0mplici. Un senso di impotenza pervade il francescano “davanti alla violenza da qualunque parte arrivi, davanti ai silenzi complici di chi potrebbe aiutare la pace e non lo fa. Il silenzio di 15.000 bambini morti, dei morti innocenti di ogni guerra, dei morti senza nome sepolti sotto le macerie è un silenzio assordante che chiede verità, giustizia ma soprattutto è una richiesta di pace. Una pace che è possibile solo con l’impegno di tutti, un impegno forte, attivo, costruttivo, mai complice dell’odio e rispettoso della vita, di ogni vita”.
Da qui l’appello del vicario della Custodia “ai potenti della Terra, a nome dei padri e delle madri di Gaza, a nome delle famiglie degli ostaggi israeliani e palestinesi, perché assumano la responsabilità storica e umanitaria di quanto sta avvenendo a Rafah, dove migliaia di innocenti stanno soffrendo e stanno rischiando la vita”.
“Diamo speranza a chi ha perso la speranza. Preghiamo per tutto il mondo afflitto dalla piaga delle guerre, preghiamo per essere operatori di pace e portare il messaggio di pace che Nostro Signore Gesù ci ha insegnato. Basta guerra, diamo una possibilità alla pace, diamo una possibilità alla vita”.