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Striscia di Gaza, uccisi sette operatori umanitari mentre portavano aiuti. Stilli (Ong italiane), “inaccettabile attacco alla solidarietà”

“Non si può più parlare di errori. Sono errori colpire la gente che va a prendere il cibo? O uccidere sette operatori umanitari?” Silvia Stilli, presidente dell'Aoi, l'associazione delle Ong italiane, è sconvolta dalla notizia dell'uccisione di sette operatori umanitari di World central kitchen, una organizzazione statunitense che distribuisce cibo nella Striscia di Gaza. Ha visionato le immagini dell'attacco: “L'esercito israeliano ha volutamente ucciso persone poco dopo che avevano consegnato degli aiuti umanitari. Chiediamo che ci sia a livello internazionale un atto non solo di denuncia e condanna ma che vengano presi provvedimenti pesanti nei confronti dei militari israeliani”.  

(Foto ANSA/SIR)

“È un attacco inaccettabile alla solidarietà e alle organizzazioni umanitarie”: così Silvia Stilli, presidente di Aoi, l’associazione che riunisce le Ong italiane commenta al Sir l’uccisione a Gaza di sette operatori umanitari che lavoravano per la ong statunitense World central kitchen (Wck), dello chef spagnolo José Andres. I sette, di nazionalità australiana, polacca, britannica, doppia cittadinanza di Stati Uniti e Canada e Palestina, sono stati uccisi in un raid aereo dell’esercito israeliano dopo aver consegnato aiuti alimentari alla popolazione che sta morendo di fame. Secondo le informazioni diffuse dall’organizzazione non governativa per cui lavoravano erano “a bordo di due auto blindate marchiate con il logo Wck” e e nonostante “il coordinamento dei movimenti con l’esercito israeliano, il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza lungo la rotta marittima”. In giornata il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ammesso: “E’ stato un tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia”. “Questo succede in guerra e – ha aggiunto – apriremo un’indagine. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più”

Silvia Stilli, presidente Aoi – (foto: Aoi)

Le immagini dell’attacco. “Questo è un attacco alla solidarietà e alle organizzazioni umanitarie, che devono essere difese nel loro ruolo di aiuto dai codici internazionali del diritto umanitario – ribadisce Stilli -. È un attacco inaccettabile che deve essere assolutamente preso in esame dalla comunità internazionale con le dovute misure”. La presidente delle Ong italiane ha visto le drammatiche immagini dell’attacco che le sono state condivise da altri operatori umanitari: “Non è caduta una bomba o è successo qualcosa all’improvviso. Erano giovani operatori, si vedono i caschi caduti, hanno sparato loro sotto il giubbotto all’altezza della pancia”. “È incredibile, incredibile, incredibile, quello che è successo”, continua a dire sconvolta. “L’esercito israeliano ha volutamente ucciso persone poco dopo che avevano consegnato degli aiuti umanitari. Chiediamo che ci sia a livello internazionale un atto non solo di denuncia e condanna ma che vengano presi provvedimenti pesanti nei confronti dei militari israeliani. Esprimiamo solidarietà all’organizzazione e tutte le colleghe e i colleghi”.

L’esercito israeliano sapeva degli spostamenti per consegnare aiuti. Come consuetudine per chi lavora in zone di conflitto gli operatori umanitari avevano preso accordi con l’esercito israeliano per comunicare i loro spostamenti. “E’ una prassi che accade ovunque – spiega Stilli -. Anche quando abbiamo mandato due container che sono entrati attraverso Rafah, con gli aiuti e la raccolta fondi di Aoi attraverso la Mezzaluna egiziana e quella rossa e quella palestinese. Tutti comunicano anche agli israeliani che si stanno portando aiuti. La Corte internazionale ha detto con chiarezza che si devono far entrare gli aiuti umanitari per distribuirli alla popolazione. Non bastavano i blocchi, adesso addirittura vengono colpiti coloro che portano gli aiuti, è gravissimo. Anche perché nessuno lo fa di nascosto, è tutto alla luce del sole”.

“Sbloccare gli aiuti umanitari”. La presidente di Aoi rinnova l’invito a “sbloccare gli aiuti”, anche perché “a Rafah sta per avvenire di tutto. Tra poco oltre che di fame si morirà di tifo, non ci sarà più acqua. A Rafah la popolazione civile non è tutelata. Adesso basta”. E sul rischio che l’esercito israeliano ammetta gli errori ma prosegua a commettere gravi crimini di guerra risponde:

“Non si può più parlare di errori. Sono errori colpire la gente che va a prendere il cibo? O uccidere sette operatori umanitari?”

“Sono cadute tutte le regole del diritto internazionale e del diritto umanitario – ammette -. E noi non capiamo sinceramente cosa succeda ai governi mondiali. Esprimono condoglianze e dolore ma non basta: devono prendere immediatamente delle misure perché non è possibile accettare una guerra senza più regole, dove tutto è ammesso”. “Ormai sono settimane che si aspetta l’escalation finale, con quasi 2 milioni di persone a Rafah che si trovano in una condizione di morte annunciata – dice -. Questo è quello che temiamo, insieme alla totale insicurezza per chi distribuisce gli aiuti. I programmi che abbiamo in corso vengono stoppati in nome di cosa? Siamo tra il disperato e l’inorridito. E non comprendiamo cosa stia succedendo.

Quale sarà il futuro degli operatori umanitari, quali tutele? È un punto interrogativo veramente drammatico”.

La speranza è che quanto accaduto segni almeno una svolta verso il cessate il fuoco e la distribuzione degli aiuti. “Noi continuiamo a raccogliere fondi, a far arrivare gli aiuti e sperare che chi li porta non venga assassinato. Anche perché il nostro personale locale continua a operare in totale insicurezza, tanto più perché sono palestinesi”.

World central kitchen, “imperdonabile attacco. Sospenderemo le operazioni”. “Questo non è solo un attacco contro il World central kitchen, è un attacco alle organizzazioni umanitarie presenti nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. È imperdonabile”: lo ha affermato Erin Gore, CEO di World Central Kitchen, l’organizzazione non governativa a cui appartenevano i sette operatori umanitari uccisi. World central kitchen ha annunciato che sospenderà immediatamente le operazioni nella regione. “Presto prenderemo decisioni sul futuro del nostro lavoro”. “Ho il cuore spezzato e sconvolto dal fatto che abbiamo perso delle vite meravigliose a causa di un attacco mirato da parte dell’IDF. L’amore che avevano per nutrire le persone, la determinazione che incarnavano nel dimostrare che l’umanità è al di sopra di ogni cosa, e l’impatto che hanno avuto in innumerevoli vite saranno ricordati e apprezzati per sempre”, ha detto Gore.

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