Dal 2010, anno in cui Haiti è stato colpito da un violentissimo terremoto, sono stati destinati circa per 40 milioni – tra fondi dell’8xmille e offerte raccolte con la Colletta straordinaria promossa dalla Cei in quell’anno – per emergenze e progetti di sviluppo socio-economico in vari ambiti e accompagnamento alle diocesi locali. L’impegno della Cei per Haiti è riassunto nel dossier “Camminare insieme”, che ripercorre i travagli vissuti dalla popolazione caraibica e l’impegno della Chiesa cattolica italiana nel Paese per farvi fronte, a partire dal terremoto del 2010 che seminò morte e distruzione. La condizione sociale nel tempo non è migliorata. Nel 2016 è arrivato l’uragano Matthew, nel 2021 un altro terribile sisma, che ha colpito il sud-ovest di Haiti provocando la morte di oltre 2200 persone, lasciandone 650 mila in stato di urgente bisogno umanitario. Adesso le bande criminali stanno portando avanti un’insurrezione armata contro il governo di Haiti e hanno attaccato comunità benestanti della capitale, Port-au-Prince.
“Un ruolo cruciale è stato svolto da questa rete capillare presente sul territorio, della quale fanno parte le diocesi con le Caritas, le piccole Congregazioni missionarie che da sempre vivono tra gli ultimi degli ultimi, nonché alcune Ong presenti da tempo sul territorio haitiano”.
“Grazie a questa fattiva collaborazione si è riusciti a garantire un intervento efficace e articolato”.
Gli interventi della Cei. Quelli sviluppati sono progetti in risposta a emergenze – in particolare terremoti e uragani – e di sviluppo socio-economico in vari settori: sanità, agricoltura, educazione, formazione. Alcune iniziative hanno anche puntato al rafforzamento del sistema democratico tramite lo sviluppo della capacità istituzionali e di rappresentanza delle reti delle organizzazioni della società civile; la formazione e l’educazione civica, soprattutto con i giovani nelle scuole e nelle parrocchie; le iniziative di sensibilizzazione sul fenomeno della corruzione; il sostegno ai meccanismi di dialogo e concertazione tra potere pubblico e società civile; il coinvolgimento e la mobilitazione delle comunità locali; la partecipazione alla pianificazione e all’implementazione dei programmi di sviluppo; il monitoraggio e la valutazione dell’azione pubblica sulle azioni e sull’utilizzo dei fondi.
“Dietro ogni progetto c’è l’idea dell’accompagnamento e dell’animazione delle comunità locali, in una prospettiva di lungo periodo, cercando di intervenire anche nelle zone più isolate, dove ci sono collegamenti molto complessi”, si legge.
Chiesa in missione. La presenza della Chiesa con missionari e consacrati italiani, da Nord a Sud del Paese, è stata e continua ad essere un segno di speranza per Haiti. Il 25 giugno 2022 viene uccisa ad Haiti suor Luisa Dell’Orto, Piccola Sorella del Vangelo di Charles de Foucauld. Nel mondo degli aiuti e del volontariato, tante sono le testimonianze di dono totale come quella di suor Luisa, capace di trovarsi sempre in prima fila nell’assunzione delle responsabilità, con un lavoro su più fronti: il consolidamento della rete pastorale e sociale, la promozione del volontariato e soprattutto l’educazione con il centro di aggregazione Kay Chal, di cui era il perno e l’anima, rivolto a minori, giovani e “restavek”, i baby-schiavi domestici delle baraccopoli della Capitale Port-au-Prince. Tra questi, Maddalena Boschetti, suor Marcella Catozza, padre Massimo Miraglio. La loro testimonianza è raccolta nel dossier. “Con l’aiuto della Cei nel 2020 è stata finanziata la costruzione di un centro diurno per i bambini e le loro famiglie, inaugurato il 3 dicembre del 2021 – racconta Maddalena, fidei donum dell’arcidiocesi di Genova, consacrata camilliana, da 21 anni nel Paese, nella diocesi di Port de Paix, nord ovest di Haiti -. Qui si svolgono attività educative, ludiche, riabilitative”.
“Tutte queste attività sono volte a dare dignità e valore ai bambini disabili e aiutare le famiglie ad accompagnarli con la cura e l’attenzione che meritano, valorizzandone le potenzialità. Facciamo anche un gran lavoro di sensibilizzazione della comunità sulla disabilità, che ad Haiti è un tabù”.