“Purtroppo una nuova strage degli innocenti è stata perpetrata dal regime militare del Myanmar”. Raggiunto dal Sir, così Fabrizio Consorti, vicepresidente Opam (Opera Promozione Alfabetizzazione Mondo) commenta con “profondo sgomento e grande preoccupazione” la morte di 4 bambini e il ferimento grave di altri 10 a seguito dell’attacco avvenuto il 5 febbraio scorso ad una scuola nel villaggio di Loi Nan Pha, nello Stato di Kayah, nella parte orientale della ex Birmania, oggi Myanmar, che confina a Nord con lo Stato Shan e ad Est con la Thailandia. Era stata l’Opam ieri a dare per prima la notizia dell’attacco in Italia e nel riportare il numero delle vittime specificava anche che si trattava purtroppo solo di un primo bilancio. L’offensiva dell’esercito birmano è avvenuta lunedì scorso – tra le 10 e le 11.30 – con attacchi aerei e colpi di mortaio che hanno colpito la scuola. L’edificio si trova sul monte Loi Nan Pha, una delle montagne più famose dello stato di Kayah. A dare all’Opam la notizia sono state le sue fonti locali. “La scuola è frequentata da studenti dalla materna fino all’ottavo anno”, ha detto un insegnante. “Ci sono rifugi antiaerei nel complesso scolastico per proteggersi dagli attacchi aerei e dai bombardamenti della giunta, ma l’attacco questa volta è arrivato all’improvviso e i bambini non hanno avuto il tempo di mettersi al riparo”. I bombardamenti hanno distrutto il 90% dell’edificio scolastico e molti sono i bambini feriti, diversi in gravi condizioni. Le fonti locali dell’Opam spiegano come l’attacco abbia causato anche ingenti danni agli edifici e abbia provocato la perdita di vari capi di animali che rappresentano l’unica fonte di sostentamento per tante famiglie. L’attacco, inoltre, è stato documentato dai Free Burma Rangers (FBR), un movimento di servizio umanitario multietnico che lavora per portare aiuto e speranza alle persone nelle zone di conflitto di Birmania, Iraq e Sudan, e che al momento dell’attacco stava fornendo aiuti agli sfollati in una chiesa nello Stato Shan. Sempre secondo i Free Burma Rangers, negli attacchi sono state danneggiate anche una chiesa del villaggio e cinque case. Non è la prima volta che l’esercito prende di mira civili ed edifici ad uso civile. Secondo il gruppo di difesa Progressive Karenni People, dall’inizio del colpo di Stato fino al 1° gennaio 2024, gli attacchi aerei della giunta ai danni dello Stato Kayah hanno distrutto 46 edifici religiosi, 22 scuole, 14 ospedali e migliaia di case. “Decine se non centinaia di giovani vite stroncate, sogni infranti, futuro negato”, incalza Consorti che aggiunge: “Ventidue scuole sono state finora distrutte, ventitrè con quest’ultima del 5 febbraio, dall’inizio del colpo di Stato. E di certo questi non sono ‘effetti collaterali’, ma colpi mirati ed andati a segno, perché la scuola costruisce libertà di pensiero”.
Consorti racconta al Sir che “la notizia dell’ennesimo attacco questa volta ci è giunta esplicitamente dai nostri referenti locali. “Per favore pregate per i bambini, le loro famiglie e il villaggio”, chiedono dal Myanmar. Una richiesta a cui l’OPAM risponde, “rilanciando questo grido di aiuto attraverso i media perché l’umanità non può rimanere indifferente”. “Abbiamo deciso – spiega il vicepresidente dell’organizzazione – di non tacere più”. “Lo scorso dicembre abbiamo accennato ad alcuni progetti speciali che abbiamo definito “invisibili” destinati a sostenere proprio queste situazioni. Per continuare a promuovere l’alfabetizzazione, anche sotto le bombe, invitiamo dunque tutte le persone di buona volontà ad unirsi a noi innanzitutto nella preghiera per la pace, ma anche nel prestare attenzione civile e sostegno perché non è umanamente accettabile che questi nostri fratelli rimangano invisibili”. L’Opam ricorda che su un totale di 420.000 abitanti, circa 350.000 persone – ovvero più di quattro quinti della popolazione di tutto lo Stato Kayah – ad oggi sono state forzate a fuggire dalle proprie case. Ma anche chi è fuggito continua a non trovare pace perché nessun luogo nella foresta e nemmeno nei monti offre agli sfollati un rifugio sicuro. Unico conforto per questa gente rimane la vicinanza e la cura delle suore Ancelle Missionarie che continuano ad essere accanto ai loro fratelli, condividendo sofferenza, difficoltà e pericolo.