Anno di elezioni

Il 2024 è proprio un "election year", per mutuare l'espressione già usata, anche dalle nostre parti, "election day". Infatti, tra elezioni nazionali, comunitarie e locali sono ben 76 i Paesi chiamati al voto in questi 12 mesi, con una popolazione totale di circa 4 miliardi, pari al 51% di quella mondiale. Limitandosi invece alle elezioni nazionali, i Paesi sono 56 e la popolazione il 41%.

Il 2024 è proprio un “election year”, per mutuare l’espressione già usata, anche dalle nostre parti, “election day”. Infatti, tra elezioni nazionali, comunitarie e locali sono ben 76 i Paesi chiamati al voto in questi 12 mesi, con una popolazione totale di circa 4 miliardi, pari al 51% di quella mondiale. Limitandosi invece alle elezioni nazionali, i Paesi sono 56 e la popolazione il 41%. Ma restando al primo sorprendente dato, tra i Paesi in cui saranno aperte le urne ci sono 8 dei 10 più popolosi del mondo: Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti, oltre all’Unione Europea con i suoi 27. A dire il vero, come tutti purtroppo sappiamo, in una parte di questi le elezioni non si possono definire autentiche: infatti si calcola che i Paesi “liberi” in cui il voto sarà davvero “democratico” siano 43 (compresi i 27 europei); mentre 28, in cui comunque si vota, hanno regimi piuttosto autoritari, autocratici o simil-dittatoriali, le famose “democrature” o democrazie illiberali o altro ancora. Tra questi, oltre alla teocrazia iraniana, spicca il regime zarista di Putin, dove il risultato è già scontato, essendo ormai abituati da quelle parti a elezioni e consultazioni-farsa. In ogni caso il popolo (il “demos”), con maggiore, minore (o, in qualche caso, quasi nulla) libertà, è chiamato ad esprimersi.
Ad aprire le danze è, questo sabato 13 gennaio, Taiwan che, nella situazione problematica in cui si trova, con le grinfie della “Cina popolare” che si allungano sempre di più, cercherà di decidere, e portare avanti poi con coraggio, il proprio destino. Ultimi, a novembre, gli Stati Uniti, dove la situazione è problematica per altri versi, dato l’incombere dell'”illiberale” Trump, che sta mettendo in allerta le “democrazie liberali” e lusingando le “democrature”. Ma anche le altre “democrazie” che vorremmo definire autentiche hanno un problema, anzi due. Il primo è il condizionamento, purtroppo già collaudato, dei new media manovrati da gente senza scrupoli – sempre appunto in nome della libertà, che non si può conculcare e lascia dunque spazio anche a questi moderni criminali -, per cui i risultati stessi potrebbero essere stravolti o “inautentici”. L’altro problema, più intrinseco, è costituito dal sale stesso della democrazia, cioè il “consenso”. Infatti quello che determina il prevalere di uno o dell’altro dei contendenti in una “sana” competizione è la scelta dei cittadini a favore dell’uno o dell’altro. Ma, per ottenere il voto, chi s’impegna in politica si adegua sempre più al volere dei cittadini stessi, anche quando questo è palesemente “egoistico” e “fazioso” o “lobbbistico” e non orientato al bene comune, che un vero politico dovrebbe invece perseguire, per cui …il gatto si morde la coda. In Italia, per le Europee, abbiamo poi un problema in più con leader che potrebbero candidarsi solo per contarsi e non per andare a Strasburgo rinunciando a Roma… Con tutto ciò, la parola al popolo: sperando possa scegliere bene.

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