Da una parte la situazione del diritto d’asilo nel mondo, in Europa e in Italia e, dall’altra, il forte appello che Papa Francesco ha lanciato in occasione dell’ultima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, chiedendo che ogni abitante della Terra sia veramente libero di scegliere se migrare o restare: una sconfortante antitesi. Oggi 114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto alla fine del 2022) non sono stati liberi di scegliere se restare. Perché sempre più numerosi sono i conflitti e sempre più gravi, in alcune aree del mondo, le situazioni di crisi economica o sociale e le difficoltà nel procurarsi cibo ed acqua, mentre si è sempre meno capaci, a livello globale, di gestire processi di pace e non lo si è ancora abbastanza nella salvaguardia del pianeta. Ma anche guardando al secondo verbo di Papa Bergoglio, quello che ammonisce sulla libertà di migrare, non si può fare a meno di constatare, con amarezza, che le politiche europee e del nostro Paese stanno facendo di tutto per limitare l’ingresso a chi è in cerca di protezione. Benché esso sia tutelato da stringenti convenzioni internazionali, si accumulano le nuove norme che rendono più difficile sia l’accesso al territorio sia la possibilità, per chi ce l’ha fatta ad arrivare, di essere realmente riconosciuto e preso in carico. Se ne parla ne “Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?” (Tau Editrice 2023, p. 400), settima edizione del rapporto che la Fondazione Migrantes dedica al “mondo” dei rifugiati e delle migrazioni forzate. Articolata nelle ormai tradizionali quattro sezioni “Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa”, “Tra l’Europa e l’Italia”, “Guardando all’Italia” e “Approfondimento teologico”, la pubblicazione è curata da un’équipe di studiosi e operatori impegnati da anni al fianco di rifugiati e richiedenti asilo.
Nella terza parte – “Guardando all’Italia” – si punta l’attenzione sulla ricerca “Sinapsi” (sostenuta dalla Fondazione Migrantes e condotta tra il 2018 e il 2022) interpellando direttamente migranti che hanno fatto esperienza di diversi sistemi di accoglienza. Attraverso focus group e interviste sono state raggiunte oltre 350 persone in tutte le regioni italiane, grazie anche alla rete degli enti di tutela della rete Europasilo, che ha permesso di dialogare con diversi gruppi di migranti: da coloro che stavano vivendo accoglienze nel Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) a coloro che, fuori da ogni sistema, soffrivano condizioni di sfruttamento lavorativo, da gruppi di esclusi dai sistemi a seguito dei decreti “Salvini” a persone che, durante la pandemia di Covid-19, stavano perdendo la loro fragile autonomia lavorativa, da persone accolte in grandi centri governativi e in Cas ad altre che vivevano in “ghetti” auto-organizzati. I migranti interpretano i messaggi che arrivano loro dalla società e dalle istituzioni e quelli che percepiscono sono violenti segnali di “divieto”: non puoi arrivare, non puoi stare, non puoi fare, non puoi essere, non puoi diventare. Quindi non sei (ancora) una persona e devi rinascere, ma “da solo”.
Gli arrivi in Italia: le “rotte” di mare e di terra. Nel 2023 conflitti, violenze, povertà e il desiderio di una vita migliore hanno portato verso l’Italia un numero crescente di migranti e rifugiati: 144mila quelli sbarcati dopo aver superato la traversata del Mediterraneo sino alla fine di ottobre: + 69% rispetto allo stesso periodo del 2022. Si è invece quasi fermato, nonostante l’incancrenirsi della guerra in Ucraina, il flusso di profughi dal Paese invaso: sulle quasi 174mila persone in fuga che hanno varcato la frontiera italiana dal marzo ’22, quelle giunte quest’anno fino a giugno sono poco più di 300. Negli arrivi dal Mediterraneo, dopo un triennio caratterizzato da migranti provenienti da Tunisia, Egitto e Bangladesh, sono tornate a prevalere le persone d’origine subsahariana: Guinea e Costa d’Avorio i due Paesi più rappresentati. Dal 1° gennaio al 31 luglio 2023 le navi gestite da organizzazioni della società civile sono intervenute in eventi Sar che hanno por-tato in salvo nel nostro Paese 3.777 rifugiati e migranti: il dato supera appena il 4% di tutti quelli che nel periodo sono sbarcati in Italia (89.157) fra eventi Sar in mare e sbarchi autonomi; se si guarda ai soli eventi Sar, la percentuale non raggiunge il 6%. In tutto il 2022 i rifugiati e migranti arrivati in Italia grazie a un soccorso in mare effettuato da Ong erano stati 12.005, l’11% di tutte le persone sbarcate e il 21% di quelle sbarcate dopo eventi Sar. I battelli di salvataggio delle Ong hanno subito quest’anno ostacoli e direttive senza precedenti. Eppure, “malgrado queste azioni di dissuasione e deterrenza in mare, le persone continuano a partire da Libia e Tunisia e a sbarcare in Italia. Perché? Perché i soccorsi delle Ong non sono un pull factor”. Ma intanto, al 30 ottobre i migranti morti e dispersi nel Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno erano ormai 2.186: quasi 800 in più di quelli registrati in tutto il 2022. Anche quest’anno il report su Il diritto d’asilo guarda alle frontiere di terra con la Slovenia, l’Austria, la Svizzera e la Francia riportando le cifre sui migranti “irregolari” rintracciati, sui migranti “riammessi” oltre frontiera, sulle “riammissioni” in Italia e sui respingimenti dal confine con la Francia (già 21.600 in questo 2023 fino a luglio, contro i 19.200 dello stesso periodo del 2022, anno nel quale hanno raggiunto un totale di oltre 40.500). Sono 62, invece, le “riammissioni attive” già eseguite verso la Slovenia quest’anno, contro le 31 del medesimo periodo del ’22 (che ne ha totalizzate 64 in 12 mesi).