Cercare speranza

Questo tempo ci presenta davvero una grande serie di emergenze. Oltre a quelle personali, a preoccuparci sono quelle nazionali ed internazionali. Dal terremoto in Marocco alle altre scosse più vicine a noi; dalle alluvioni in Libia a quelle che più di recente hanno funestato la nostra Romagna; dalle emigrazioni che assillano sempre più il governo, l’Europa, ma anche i nostri comuni; per non parlare della guerra che ormai da troppi mesi è diventata cronaca quotidiana con la sua serie infinita di distruzioni e di morti.

(Foto ActionAid)

Questo tempo ci presenta davvero una grande serie di emergenze. Oltre a quelle personali, a preoccuparci sono quelle nazionali ed internazionali. Dal terremoto in Marocco alle altre scosse più vicine a noi; dalle alluvioni in Libia a quelle che più di recente hanno funestato la nostra Romagna; dalle emigrazioni che assillano sempre più il governo, l’Europa, ma anche i nostri comuni; per non parlare della guerra che ormai da troppi mesi è diventata cronaca quotidiana con la sua serie infinita di distruzioni e di morti.
Di fronte a questa realtà sempre drammatica e spesso anche tragica (se pensiamo ad esempio alle situazioni dalle quali tante persone sono costrette a fuggire dalle loro terre) pare sempre più difficile nutrire e fare discorsi di speranza.
Eppure a questo siamo chiamati. Proprio, ad esempio, partendo dal vasto capitolo migrazioni: “Liberi di scegliere se migrare o restare” è lo slogan della giornata dei migranti che si celebra appunto in questa domenica. La speranza viene dall’impegno coerente e deciso per dare a tutti la possibilità di una vita migliore senza chiusure preconcette o egoistiche. Su questo purtroppo c’è molto dibattito in giro; mentre, d’altra parte, c’è chi si dà da fare concretamente per dare una mano. Il tema delle migrazioni è anche al centro del viaggio apostolico del papa a Marsiglia: proprio lì, su un confine che sembra difeso sempre più strenuamente ma è provocato ad aprirsi anch’esso.
Speranza anche per le popolazioni colpite e prostrate dai terremoti e dalle alluvioni: è quella che viene portata dai tanti volontari – di qualsiasi ispirazione -che si dedicano totalmente a quelle cause “disperate”, o direttamente sul posto o con gli indispensabili supporti esterni.
Speranza anche sul campo di guerra? Anche se qui risulta sempre così difficile o addirittura impossibile comporre gli animi, qualche barlume sembra arrivare dall’opera preziosa dell’inviato del papa, il cardinale Zuppi, che sta tessendo pazientemente una tela di dialogo che possa almeno produrre il bene dei tanti bambini strappati dalla Russia alla loro terra. Una speranza più generale, per la soluzione del conflitto, che pure parrebbe inarrivabile, può essere motivata di fatto dalla inevitabile stanchezza degli eserciti in campo: l’impressione che non si potrà decidere sul terreno, ma invece prima o poi si dovrà ricorrere a una qualche forma di negoziato.
Speranza che, con uno sguardo globale, viene dalla consapevolezza dei limiti di ciascuno, persone e popoli, città e nazioni, e dalla conseguente necessità di collaborare, di darsi una mano, di dialogare, convinti sempre di più che l’ostilità o l’indifferenza non portano bene a nessuno.
Speranza che, per il cristiano, viene anche dalla fede. Figli dell’unico Padre e dunque fratelli, che altro potremmo fare se non stimarci e amarci reciprocamente, sostenerci e perdonarci, tutti, di ogni lingua e di ogni colore?
Vincenzo Tosello

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