(da Lisbona) Come sciami con le bandiere tricolore. Così i giovani italiani sono arrivati nel Passeio Maritimo de Algès per partecipare alla festa degli italiani. Qualcuno ha portato il proprio dialetto, qualcun altro la propria bandiera regionale. Ma tutti accomunati dal senso di appartenenza all’Italia. “Che bello incontrare qui degli italiani! – dicono alcuni dei ragazzi presenti -. Troviamo subito un senso di famiglia e di casa”. Ai piedi del palco, si sono ritrovati tanti dei 65mila Italiani presenti, alcuni di loro arrivati parecchie ore prima della festa. C’è chi ha realizzato quasi un vero e proprio accampamento per essere in prima fila, per ascoltare i propri beniamini, per saltare, cantare, fare festa e poi ascoltare anche le testimonianze che durante la serata sono state pronunciate da sportivi, attori e tante persone impegnate nel sociale. Come Cristina Chirichella. La pallavolista ha incoraggiato i giovani a non avere paura delle sconfitte: “Servono come le vittorie. Perché permettono di migliorarci”.
“Quando trovate la vostra passione, buttatevici a capofitto perché vi regalerà tante emozioni”.
Poi, il palco tutto per il prof. Enrico Galiano, che ha ricordato ai ragazzi che “voi non siete il futuro, siete il presente”. Tra storie di successi e fallimenti, i ragazzi hanno scelto di ascoltare dalle sue parole le seconde. “A 17 anni avevo tre sogni: diventare insegnante, scrittore e trovare una ragazza. Ho sempre rinunciato, ho buttato via la palla al decimo palleggio. Non fate il mio stesso errore! Meglio cadere cercando di volare che stare fermi per paura di cadere”.
Tante le canzoni simbolo degli anni ’80, ’90 e del 2000. Veri e propri tormentoni. Come “Notte prima degli esami”, cantata da Fiat 131. La musica ha lasciato spazio a messaggi sociali dedicati ai giovani. Con veri e propri appelli. Come il “no” alla droga. E il tema della partecipazione politica e del voto. “La partita del cambiamento si gioca qui e ora. Si gioca insieme”, ha detto don Luigi Ciotti.
“Non temiate di essere fragili! Ci permette di essere più veri e più forti. Chi non riconosce la propria fragilità difficilmente accoglie quella degli altri”.
“Nella fede, non dobbiamo temere dei dubbi. Anche i dubbi conducono a Dio. Dio ci dà appuntamento nella fragilità. Vangelo e costituzione sono testimonianza cristiana e responsabilità civile. Non diventino soprammobili. Altrimenti la legalità resta in superficie”. E ancora: “Essere credibili significa essere responsabili. Abbiamo bisogno di una politica capace di soddisfare la fame e la sete di giustizia delle persone. Una politica che sia servizio”. Al termine del suo intervento, l’attezione alla comunicazione social, che “non è mai relazione”. “E la relazione è la via per conoscere se stessi e gli altri”.
Un monito sulla violenza contro le donne. E l’incoraggiamento a non voltare le spalle ai migranti. Ne ha parlato l’operatore umanitario Gennaro Giudetti, impegnato nella difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto: “Mi ha spinto a partire il fatto di non essere indifferente. I grandi cambiamenti passano da piccoli passi, cambiando il quotidiano. Sono partito per l’Albania e non mi sono più fermato. L’opposto di indifferenza è empatia – ha ricordato -, avere cura degli altri. Il cambiamento lo costruiamo assieme”. Altra testimonianza, altre parole di incoraggiamento, quelle dell’attrice, ex miss Italia, Giusy Buscemi: “Anche io ho le mie crisi, ma non bisogna smettere mai di sognare e desiderare. Mi chiedo: qual è la mia buona battaglia? La sto combattendo? È un’arte decidere ogni giorno di combatterla. Mentre c’è chi la combatte per guadagnare potere, io voglio combatterla per amare”.
Nell’ultima parte della serata, la preghiera con lo scambio dei doni tra i giovani di Italia e Portogallo, alla presenza del presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, del segretario generale, mons. Giuseppe Baturi, e del vescovo ausiliare di Lisbona, mons. Américo Manuel Alves Aguiar. “Credo che tutti noi in questi giorni ci stiamo allenando a imparare ad amare Gesù, a essere protagonisti”, ha detto il card. Zuppi.
“Il nostro protagonismo non ingrossa la squadra degli individualisti. È una via per non perdere la nostra vita”.
Infine, il pensiero all’Ucraina, dove “tante persone cercano una luce”.