Saranno oltre 32mila, quasi un terzo dei quali brasiliani (circa 10mila), suddivisi in 2.400 gruppi e accompagnati da 900 sacerdoti e da numerosi vescovi, i giovani di America Latina e Caraibi che faranno il percorso inverso rispetto ai “conquistatori” portoghesi, che vedevano sparire in lontananza la Torre di Belém, simbolo di Lisbona, per attraversare l’oceano e raggiungere le coste del Sudamerica. La Gmg torna in Europa, ma in un Paese “latino”, e l’America Latina risponde all’invito di Papa Francesco. I numeri sono “importanti”, anche se necessariamente ridotti rispetto alle esperienze di Rio 2013 e Panama 2019. Il viaggio da affrontare è lungo e costoso, ancora di più se si pensa alla situazione media, dal punto di vista economico, dei giovani latinoamericani. Non sono mancati, comunque, aiuti dal Dicastero del Vaticano per i laici, e progetti di finanziamento per allargare la partecipazione anche a chi non se lo sarebbe potuto permettere.
Ma la cosa più importante è che i presenti a Lisbona saranno solo la punta di un iceberg molto più consistente. È quanto spiega al Sir padre Fabio Antunes, brasiliano, e delegato del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam) per la Pastorale giovanile.
Un’attenzione che viene da lontano. “Credo – afferma – che la Giornata mondiale della gioventù sia un evento che mostra una Chiesa che cammina insieme, un’esperienza di sinodalità a livello di Chiesa universale. La nostra Chiesa latinoamericana ha mostrato varie volte questa attitudine a camminare insieme, a partire dai tempi della Conferenza di Medellín (1968), fino alla recente Assemblea ecclesiale di Città del Messico (2021). In questo itinerario, la gioventù per il Celam ha sempre rivestito un ruolo speciale. Si è spesso parlato, fin dai tempi della Conferenza di Puebla (1979) di ‘seconda opzione’ della Chiesa latinoamericana per i giovani, oltre a quella per i poveri. Va detto che questa opzione non ha minore valore rispetto alla prima. L’America Latina continua a essere un continente ‘giovane’, anche con i grandi cambiamenti che si sono stati negli ultimi dieci anni. Spesso, però, quella dei giovani è la generazione più colpita dagli storici mali che affliggono l’America Latina, come la violenza, la povertà, il narcotraffico. Come Chiesa, anche rispetto ai giovani, siamo chiamati a essere vicini alla loro vita, a essere accanto a loro, e al tempo stesso con un’attitudine missionaria”.
Una vicinanza che molti giovani stanno realmente vivendo, anche grazie all’itinerario di preparazione alla Gmg di Lisbona. “C’è la presenza vera e propria in Portogallo, con delegazioni molto numerose, con alcune sorprese che giungono, per esempio, dai Paesi dell’America Centrale, con numerosi vescovi e sacerdoti – prosegue padre Antunes –. Prima, però, c’è stato un cammino preparatorio molto articolato, un grande lavoro comunitario, che in tutti i Paesi è stato vissuto in modo triplice: in primo luogo, attraverso lo specifico itinerario di preparazione alla Gmg, in secondo luogo, con le celebrazioni di invio, che si stanno svolgendo in molte diocesi e Paesi, con il coinvolgimento delle comunità. In terzo luogo, con gli eventi che saranno organizzati in contemporanea a Lisbona 2023, anche in questo caso in molte diocesi e altri contesti”.
L’eredità di Rio 2013 e Panama 2019. I giovani latinoamericani arrivano a Lisbona con un bagaglio d’esperienza importante. Molti di loro hanno partecipato alla Gmg di Panama 2019, molti hanno sentito parlare, anche se magari non hanno avuto esperienza diretta, di Rio de Janeiro 2013, quando Papa Francesco chiese ai partecipanti: “Hagan lío!”, “Fate chiasso!”. Una richiesta, in realtà, difficilmente traducibile, che sottintendeva il “fare rumore”, il “mettere a soqquadro”, l’essere in qualche modo “scomodi”. Un invito che molti hanno preso sul serio, tanto che, su iniziativa di Signis America Latina e Caraibi, è nata perfino un’emittente web, “Radio Lío”, appunto, pensata e fatta interamente dai giovani del continente. “Sono soprattutto i giovani – prosegue padre Antunes – ad aver preso in mano alcuni temi forti del pontificato, come l’Economia di Francesco, la Laudato si’. Non ho dubbi, per esempio, nell’affermare che in Brasile il magistero di Papa Francesco ha avuto impulso soprattutto grazie ai giovani, e questo è stato un grande merito di Rio 2013. Poi, nel 2019, a Panama, i giovani latinoamericani hanno vissuto la Gmg da protagonisti, con grande senso di responsabilità”.
Da brasiliano, il referente del Celam, sottolinea anche il rapporto storico speciale tra il Brasile e il Portogallo, a partire dalla lingua e da molti legami storici e culturali che derivano dal passato coloniale del Paese sudamericano: “C’è una grande vicinanza, non sono neppure mancati pregiudizi. In Portogallo, tra l’altro, vivono molti brasiliani, per noi Lisbona è una porta d’ingresso per l’Europa”.
La gioia dei partecipanti. E loro, i giovani? Vivono questi giorni che precedono la partenza con molto entusiasmo, secondo quanto affermano due dei referenti “regionali” nell’ambito della Commissione Celam. Santiago Tognetti, argentino, è il referente per il cosiddetto “Cono Sur” (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile): “Saranno giorni di grande festa – afferma –. L’attesa è molta, alcuni sono già partiti”. Per gli argentini, in particolare, c’è la gioia di reincontrare il Papa argentino: “Sentiamo nei suoi confronti una grande sintonia, è una felicità enorme”. Oltre un migliaio i giovani argentini in partenza, addirittura oltre seimila i brasiliani. Più contenute le delegazioni degli altri Paesi del Cono Sur, ma non meno entusiaste.
Dai Caraibi arriva Yamille Morillo, dominicana, che ha partecipato ai principali passaggi della Chiesa latinoamericana degli ultimi anni, da Panama 2019 all’Assemblea ecclesiale del 2021. È stato importante – dice – partecipare al cammino sinodale latinoamericano, alla stessa ristrutturazione del Celam. Cambiano le strutture, e cambiano anche i giovani, soprattutto in seguito alla pandemia. Per questo, c’è bisogno di una pastorale rinnovata, come équipe del Celam stiamo pensando a un piccolo sussidio”. Attesa per l’incontro con Francesco, “a maggior ragione perché sappiamo che ha voluto fortemente questo incontro, nonostante i recenti problemi di salute”.
Quella caraibica è una regione molto variegata, e ne fanno parte Paesi che vivono situazioni molto difficili, come Cuba, Haiti e Venezuela. “Noi, in Repubblica Dominicana, abbiamo avuto problemi con i visti, che non sono arrivati in tempo per metà partecipanti. Ci sono Paesi con una presenza molto forte, come i mille che partiranno da Porto Rico. Poi, ci sono le situazioni difficili, ma ci saranno giovani da Venezuela. Da Cuba è in partenza una delegazione molto piccola, e qualcuno ci sarà anche da Haiti”.
(*) giornalista de “La vita del popolo”