La legge e i dati. Negli Stati Uniti, non esiste una legge federale sulla maternità surrogata, ma ogni Stato offre un proprio percorso legislativo. La pratica è proibita in tre Stati, mentre altri 5 trattano la materia con molta severità. Gli altri 42 Stati permettono l’utero in affitto, con vari gradi di protezione per i genitori biologi e per quelli legali, tutelando con più o meno forza i contratti stabiliti dalle oltre 300 agenzie di servizio degli Usa e le persone coinvolte.
Gli Stati Uniti sono il Paese più costoso per avviare una maternità surrogata: nell’ultimo anno i costi hanno toccato i 120.000 per la pratica completa che va dalla fecondazione al parto, includendovi le spese per l’assicurazione medica, quelle legali e i circa 35.000 dollari che spettano alla madre in affitto. Gli affari legati alla maternità surrogata secondo i dati raccolti da Global Market Insights hanno prodotto ricavi per 14 miliardi di dollari solo nel 2022 e se il trend continua alla stessa velocità, in dieci anni, i ricavi saranno 129 miliardi.
I dati sanitari sui figli surrogati sono molto scarsi e non aggiornati. Gli ultimi pubblicati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’Istituto di sanità degli Stati Uniti, mostrano che dei 662.165 cicli di fecondazione in vitro realizzati tra il 2010 e il 2014, sono 16.148 (2,4%) quelli che hanno fatto ricorso ad una madre surrogata, per il 29,1% di origine statunitense e per il 18,3%, non americana. Tra il 1999 e il 2013, le gestazioni surrogate hanno portato a 13.380 parti e alla nascita di 18.400 bambini, di cui 9.819 (53,4%) gemelli, terzine o multipli.
Boise, la capitale non ufficiale della maternità surrogata. California e Idaho sono gli Stati amici della maternità surrogata e proprio l’Idaho vanta la capitale non ufficiale dell’utero in affitto: Boyse, una cittadina di poco più di 200.000 abitanti, con una presenza significativa di comunità mormoni e cattoliche che amano le famiglie numerose. Nella città ci sono 7 agenzie che si occupano di gestazioni e viene calcolato dalle statistiche che una donna su 15 porta il bambino di sconosciuti.Nicole Williamson, 4 volte madre surrogata e amministratore delegato dell’agenzia Host of Possibilities, ha dichiarato che sta seguendo circa 100 donne che hanno scelto la maternità surrogata mentre circa 30 sono le coppie in attesa di un figlio biologico, “ospite nel grembo di un’altra donna”.
Allen, la mamma californiana protagonista della storia raccontata precedentemente, è stata una di queste ospitanti e a chi gli chiede se sia mai pentita della scelta risponde sicura di “no”, perché “pentirsi significherebbe rimpiangere mio figlio. Tuttavia, spero che altre donne che stanno considerando la maternità surrogata possano imparare dalla mia storia e dal mio dolore”.