“Mi chiedo quanto tempo deve ancora durare questo calvario?”: sono le prime parole, rilasciate a caldo al Sir, dal parroco latino di Aleppo, padre Bahjat Karakach, dopo le scosse di terremoto di magnitudo 6.4 e 5.8 che ieri sera hanno colpito, a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, la Turchia e la Siria. Il parroco parla di scene di panico in città mentre i media locali raccontano di persone che si sono gettate dai balconi e dai terrazzi per fuggire e di 4 morti per la calca creata dalle scosse. La parrocchia latina sin dalla prima scossa del 6 febbraio ha aperto le porte ai terremotati, dando loro riparo, cibo e assistenza. Sono circa 500 quelli assistiti dai frati negli ambienti parrocchiali.
“È un incubo – spiega padre Bahjat -. Siamo tornati alla notte del 6 febbraio. Gli aleppini sono sotto shock e in preda al panico. Ora dobbiamo ricominciare da zero. Aspettiamo altre possibili scosse di assestamento e poi procederemo ad una nuova valutazione della agibilità delle abitazioni. La situazione non si prospetta per nulla positiva perché le case già lesionate adesso rischiano definitivamente di crollare”. “Aleppo è tutta in strada” conferma Elia Kajmini, regista, autore teatrale che, da sfollato, presta la sua opera di volontario nel Terra Sancta College, situato alla periferia della città. Come la parrocchia anche l’istituto educativo della Custodia di Terra Santa, dal 6 febbraio ospita e sostiene circa 2000 sfollati. “Chi aveva fatto rientro in casa – racconta al Sir il regista – adesso è di nuovo fuori e sotto shock. Sono tornati qui in tantissimi e adesso non c’è più spazio nemmeno nei parcheggi. La gente sta dormendo in auto. A migliaia stanno affluendo negli spazi esterni dell’Istituto. Dentro la gente è ammassata nei corridoi, non ci sono nemmeno le sedie, tutto è occupato. La gente preferisce stare fuori al freddo piuttosto che in casa. Siamo davanti a una catastrofe”.
Frati francescani partono volontari. Nonostante tutte le difficoltà non accenna a diminuire l’impegno della Chiesa siriana ad Aleppo e in altri centri colpiti come Latakia, Tartous, Hama. “Abbiamo sentito con dolore le notizie del terremoto in Turchia e nel nostro paese, cioè in Siria, già colpita da 12 anni di guerra e poi è arrivato il terremoto ad aggiungere dolore dove la ferita è ancora aperta. Andiamo per aiutare i nostri frati e per stare vicini alle persone, aiutando in quello che ci sarà chiesto di fare”. I gemelli George e Johnny Jallouf sono entrambi francescani della Custodia di Terra Santa e insieme a un altro confratello sono partiti il 15 febbraio scorso per raggiungere Aleppo. Sono i componenti della prima delle diverse “squadre” di frati francescani della Custodia che si alterneranno nel corso delle prossime settimane per portare aiuto, sia alla popolazione, sia ai loro confratelli, che senza sosta assistono gli sfollati, dal 6 febbraio, giorno del terremoto. La notizia era già stata anticipata dal Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton e la conferma è arrivata anche attraverso il Christian Media Center (Cmc): “Ci saranno alcuni nostri giovani confratelli che faranno dei turni per prestare servizio lì. Io stesso appena sarà possibile cercherò di andare a visitare i frati, per incoraggiare i frati da un lato e anche per incoraggiare la gente. Il bagaglio è leggero: pochi beni personali, qualche aiuto per chi ha perso tutto. Ma soprattutto la speranza”, sottolinea il Custode. “Mi ha colpito la generosità con cui si sono messi a disposizione per la gente – spiega Patton -. Non hanno mai anteposto il proprio bene e la propria sicurezza personale al bene e all’aiuto nei confronti delle altre persone”.
Parrocchie aperte. Per sostenere questa azione, “i frati chiedono di accompagnarli con la preghiera e con donazioni attraverso i canali messi a disposizione dalla Custodia e da Pro Terra Sancta, per coprire i bisogni in questa fase ancora di emergenza”. Come è noto la Custodia di Terra Santa sta promuovendo una raccolta fondi per la Siria attraverso due canali, quello dell’Associazione Pro Terra Sancta e quello riconducibile all’economato della Custodia. Gli aiuti economici e finanziari serviranno ad aiutare i frati siriani ad acquistare generi di prima necessità fondamentali in questo frangente.
Nella parrocchia latina di Aleppo, guidata da padre Bahjat Karakach, i frati continuano a tenere le porte aperte e ad ospitare le famiglie sfollate le cui abitazioni sono andate distrutte nel sisma. “Cerchiamo di restare saldi e di rispondere per quel che possiamo ai bisogni dei terremotati” fanno sapere i religiosi attraverso i canali social. I frati riescono a servire, ogni giorno, oltre 4mila pasti. La sfida, in questa stagione fredda è mantenere i locali caldi per i bambini e gli anziani.
La visita di mons. Gugerotti. In questi giorni (17-21 febbraio) ad Aleppo è arrivato in visita mons. Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali. Una visita, spiegano dal Dicastero, per “esprimere la vicinanza del Santo Padre alle popolazioni gravemente colpite dal recente, disastroso terremoto e per incontrare i Vescovi e gli Operatori delle Caritas e le altre Agenzie impegnate a recare aiuto ai sofferenti”.
Caritas Siria. Anche Caritas Siria continua la sua opera di assistenza alla popolazione. La sede di Aleppo ha distribuito 4150 razioni di cibo e kit igienici alle famiglie più colpite. Nei giorni scorsi, invece, sempre ad Aleppo, operatori Caritas hanno distribuito medicinali ai pazienti più bisognosi e latte per bambini di diverse età, con l’assistenza di medici e farmacisti.
Aiuti internazionali in arrivo. Decine tra convogli umanitari sono giunti in Siria via terra e con aerei cargo provenienti da diversi paesi arabi quali Emirati, Oman e Giordania. I media locali come anche l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria parlano di flusso ormai massiccio di aiuti stranieri che giungono alle zone controllate dal governo centrale di Damasco e a quelle nord-occidentali sotto influenza turca e particolarmente colpite dal sisma. Ieri è arrivato l’annuncio, da parte della portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, che “il 16 marzo a Bruxelles, in cooperazione con la presidenza svedese del Consiglio Ue, si terrà una conferenza dei donatori per raccogliere risorse e coordinare gli aiuti nelle aree colpite dal terremoto in entrambi i Paesi. La conferenza sarà aperta a tutti gli Stati membri, Paesi vicini, membri delle Nazioni Unite, istituzioni finanziarie internazionali”.