“Tutti stanno aspettando che il presidente dia le dimissioni. Aveva promesso di farlo perché solo così possiamo andare avanti con un cambio deciso di direzione di questo Paese”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, insiste nel chiedere le dimissioni del presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa. In queste ore, il presidente ha lasciato il Paese atterrando alle Maldive con un aereo militare dopo che venerdì scorso, 9 luglio, è stato preso di mira da una sollevazione popolare a Colombo perché indicato dal popolo come responsabile della drammatica crisi economica nel Paese. “Le proteste di venerdì erano prevedibili”, incalza il cardinale, “perché tutta la popolazione è stanca e scoraggiata a causa della politica condotta dal presidente attuale e dal suo governo”. Purtroppo, la situazione è ancora incandescente a Colombo. La polizia, in queste ore, ha di nuovo sparato gas lacrimogeni per contenere le migliaia di manifestanti riunite oggi davanti all’ufficio del primo ministro. I dimostranti chiedono le dimissioni del premier Ranil Wickremesinghe e del presidente Gotabaya Rajapaksa.
Eminenza, ci racconti come è la situazione ora?
Una decina di anni fa, il Paese stava relativamente bene. Oggi è completamente crollato con un’economia che è andata a zero. Non ci sono soldi, non ci sono riserve per comprare benzina e gas, mancano i beni di prima necessità per una vita normale. Tutto è fermo. Non c’è lavoro e molte famiglie non hanno mezzi di guadagno e non riescono a mantenere l’economia della propria famiglia con molti bambini in difficoltà, genitori che piangono perché non sanno cosa fare. Tutti aspettavano che il governo desse le dimissioni. Da molto tempo, il popolo stava chiedendo al presidente di andarsene ma lui non lo ha fatto e alla fine venerdì 9 luglio, una grande quantità di persone, provenienti anche da altre città del Paese, si è data appuntamento a Colombo per protestare. In strada, si sono contate circa un milione di persone. Poi alcuni sono entrati e hanno preso possesso della casa del presidente, dell’ufficio, della casa del primo ministro.
Chi sono le principali vittime di questo mal governo?
Sono soprattutto le famiglie che già erano povere e riuscivano con molta difficoltà ad andare avanti. Ma a questa fetta di popolazione, negli ultimi anni si sono aggiunte le persone della classe media che hanno perso il lavoro e non hanno fonti di guadagno e sono cadute in povertà anche loro. Una gran parte della popolazione è afflitta dalla crisi. Anche i bambini e i giovani sono tra le vittime di questa economia zero. Molto critica è anche la condizione sanitaria del Paese. Negli ospedali mancano le medicine e c’è pericolo che qualcuno possa addirittura perdere la vita perché non può essere curato.
Cosa chiede la gente?
Che ci sia un governo più trasparente, più aperto, più democratico e una società dove la legge è osservata bene e in maniera equa per tutti. Non è possibile che uno, solo perché politicamente potente, può essere al di sopra delle regole. La legge deve essere uguale per tutti. Il popolo chiede quindi una società dove la lotta alla corruzione sia presa sul serio. Oggi assistiamo invece ad una corruzione di altissimo livello e ad ogni grado. C’è una classe politica che ha rubato ed ha accumulato soldi e, percorrendo scappatoie finanziare, li ha portati all’estero. La gente chiede un sistema più trasparente.
Quale appello vuole lanciare ai politici del suo Paese?
L’unico appello che possiamo fare è che la leadership capisca che, per la prima volta dopo 74 anni di indipendenza dagli inglesi, un governo è stato rovesciato attraverso una protesta popolare. Questo indica chiaramente che nel futuro questo può succedere di nuovo se i nostri governi e i nostri leader non mantengono una posizione trasparente, aperta e democratica. Questo è il nostro appello.
Da dove ripartire?
Il futuro dipenderà anche da una nuova Costituzione perché quella attuale prevede un potere presidenziale troppo forte che dà potere nelle mani di un’unica persona. Questo deve cambiare. Dobbiamo andare verso una democrazia parlamentare più democratica e aperta. Un cambiamento della Costituzione è essenziale per il futuro dello Sri Lanka. Ma nell’ambito della Costituzione ora dobbiamo eleggere un presidente temporaneo che possa accompagnare il Paese fino alla fine del mandato di quello attuale per portare avanti il Paese.
Il Papa domenica ha lanciato un appello per lo Sri Lanka. Quanto sono importanti le parole del santo Padre?
È stata una voce forte per noi come lo è sempre. Abbiamo trovato grande sostegno da parte del Santo Padre. Il nostro Paese è stato meta di una delle sue prime visite nel 2015. Ci ha quindi onorato della sua presenza all’inizio del suo Pontificato. E poi dopo, a seguito degli attentati di Pasqua, nel 2019, ha espresso la sua solidarietà, ci ha inviato dei fondi per curare le vittime. Recentemente mi ha incoraggiato ad andare a Ginevra davanti all’Alto commissariato dei diritti umani per chiedere una investigazione più trasparente. Il Santo Padre ha poi ricevuto a Roma un gruppo di vittime di quegli attacchi. Era il 25 aprile scorso e nella basilica di San Pietro noi vescovi abbiamo celebrato anche una messa. Il Santo Padre è sempre stato una forza per noi e lo apprezziamo moltissimo.