Giappone. Shinzo Abe, l’ex premier che avrebbe voluto “rompere il tabù” sulle armi nucleari

Colpito a morte durante un comizio, l’ex capo del Governo si stava impegnando per la revisione dell’articolo 9 della Costituzione, il cosiddetto “articolo pacifista” che al secondo comma vieta al Giappone di possedere proprie forze armate

(Foto ANSA/SIR)

(Tokyo) Venerdì 8 luglio, alle 11,30 in Giappone, le 4,30 italiane, uno dei due colpi sparati con un’ arma da fuoco colpisce alle spalle l’ex premier Shinzo Abe. Trasportato in elicottero all’ospedale di Nara, città dove stava tenendo un comizio elettorale per le prossime elezioni della Camera Alta del Parlamento di domenica 10 luglio, non ce l’ha fatta ed è deceduto alle 17,03 (le 10,03 in Italia) a soli 67 anni. Ad ucciderlo il 41enne disoccupato ex membro delle Forze marittime di autodifesa del Giappone, Tetsuya Yamagami che, catturato, sembra aver dichiarato agli inquirenti di non aver agito per “rancori di natura politica” nei confronti dell’ex premier ma per la sua presunta vicinanza ad un “gruppo” inviso all’omicida. Qualche quotidiano ha riportato che Yamagami negli interrogatori avrebbe fatto riferimento più specificamente ad una “setta religiosa” nella cui rete la madre sarebbe caduta ed alla quale avrebbe fatto una grande donazione mettendo in gravi difficoltà economiche la famiglia. Mentre le indagini cercano di fare chiarezza su movente, dinamica e responsabilità eventuali dei sistemi di sicurezza, la salma del primo ministro è stata trasferita a Tokyo dove l’11 ed il 12 luglio si terranno in forma privata veglia funebre e funerale.

A Shinzo Abe che da studente sognava di diventare un giocatore professionista di baseball, la vita ha invece riservato una brillante carriera come professionista della politica rendendolo a soli 52 anni il più giovane primo ministro del Giappone del dopo guerra ed il più longevo, con i suoi nove anni di premierato. Ha terminato i suoi giorni inaspettatamente ma sul campo, a metà di quello che sarebbe stato il suo ultimo comizio elettorale a sostegno del Partito Liberal Democratico, il Partito di maggioranza governativa dell’attuale premier Fumio Kishida e della cui maggiore corrente Abe teneva saldamente la leadership.

All’interno dell’Ldp in questa sua ultima campagna elettorale l’ex capo del Governo si stava impegnando per la revisione dell’articolo 9 della Costituzione, il cosiddetto “articolo pacifista” che al secondo comma vieta al Giappone di possedere proprie forze armate. Un suo vecchio cavallo di battaglia che l’invasione russa in Ucraina aveva a suo parere reso più urgente ma che vedeva invece il premier Kishida più prudente considerandolo un tema scivoloso per l’attuale campagna elettorale. L’ex primo ministro favorevole alla “condivisione nucleare” di fronte alle minacce rappresentate dall’espansionismo cinese, con particolare riguardo alla questione Taiwan, dal programma nucleare della Corea del Nord e dalla volontà egemonica della Russia sui cosiddetti territori del Nord del Giappone o isole Curili, affermava, pochi mesi fa, che il Giappone avrebbe dovuto “rompere il tabù” sull’argomento armi nucleari ed avviare un dibattito serio al riguardo.

Proprio la pace in Asia ed il disarmo nucleare sono stati due dei temi principali affrontati da Shinzo Abe nei suoi due incontri con Papa Francesco. Il primo nel giugno 2014 in Vaticano, dove l’allora primo ministro regalò al Pontefice “lo specchio miracoloso” che con la luce riflette la croce, un oggetto costruito con la stessa tecnica usata dai cristiani nascosti, durante la persecuzione, quando era loro vietato usare esplicitamente simboli della fede. Fu quella l’ occasione per invitare ufficialmente il Santo Padre a visitare il Giappone esprimendo gratitudine per il contributo dato dalla Chiesa Cattolica in Giappone in particolare negli ambiti educativi e sociali. L’invito accolto con entusiasmo da Papa Francesco si poté realizzare solo nel novembre 2019, in occasione del suo viaggio apostolico in Asia. Fu questa l’occasione per il secondo incontro a margine del quale il Pontefice ribadì che il dialogo è “l’unica arma degna dell’essere umano e capace di garantire una pace duratura”.

La Conferenza episcopale giapponese da parte sua con una dichiarazione successiva alla visita papale chiese all’allora primo ministro di firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari . “Innumerevoli persone in patria e all’estero, compresi i sopravvissuti alla bomba atomica, sperano che il Giappone, l’unico Paese vittima di un bombardamento nucleare, guidi la comunità internazionale verso l’abolizione delle armi nucleari”.

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