(da Tokyo) – Si è conclusa il 5 maggio, con la visita nel Regno Unito ed i colloqui con Boris Johnson, la missione diplomatica del primo ministro Fumio Kishida iniziata il 29 aprile, toccando sei Stati, tre del Sud-Est asiatico, Indonesia, Vietnam e Thailandia, e tre dell’Europa, Italia, Vaticano e Regno Unito.
In una conferenza stampa tenuta a Londra al termine del suo tour, il premier giapponese ha dichiarato: “Sento di aver raggiunto risultati significativi” riferendosi in particolare al consolidamento della cooperazione Regno Unito Giappone e in termini di sicurezza e di difesa ed alla tematica della “salvaguardia della pace”.
Come unico membro asiatico del G7, Fumio Kishida nella sua visita nei Paesi del sud-est asiatico, dove solo Singapore ha aderito alle sanzioni contro la Russia, si era posto l’obiettivo di sollecitare una risposte più incisiva alla crisi Ucraina dai leader di quelle nazioni, sottolineando la rilevanza dell’impatto degli esiti della guerra in Ucraina sulla sicurezza dell’area.
Di fronte alla minaccia nucleare della Corea del Nord, alle manovre espansionistiche dalla stessa Federazione Russa nel Pacifico e alla crescente aggressività della Cina che sta inducendo nell’opinione pubblica del Sol Levante la percezione della cosiddetta “emergenza Taiwan”, il Capo del governo giapponese ha affermato che “l’Ucraina potrebbe essere l’Asia orientale di domani” ed ha esposto ai suoi interlocutori asiatici le ragioni della necessità di una risposta unitaria della Comunità Internazionale all’aggressione, ottenendo il consenso di Indonesia, Vietnam e Thailandia sulla non tollerabilità di cambiamenti unilaterali dello status quo con l’uso della forza.
La visita in Vaticano ha avuto particolare eco sui mass media nipponici. “E’ importante – avevano sottolineato i rappresentanti del governo giapponese – incontrare il capo della Chiesa Cattolica in questo momento, mentre la Russia continua l’ invasione dell’Ucraina.” L’incontro in Vaticano ha avuto luogo il giorno 4 ed il premier Kishida si è confrontato con il Santo Padre sulle azioni da intraprendere per costruire una pace mondiale duratura e ha ribadito l’ impegno del Giappone ad operare per raggiungere un mondo “libero da armi nucleari”, in consonanza con l’appello per la loro abolizione rivolto dal Pontefice durante la visita ad Hiroshima e Nagasaki nel novembre 2019.
Tuttavia, contestualmente a tali dichiarazioni, si prospettavano scenari che sembrano condurre in tutt’altra direzione. L’accordo raggiunto tra il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi ed il Segretario alla Difesa statunitense Austin, per una comune politica di potenziamento della capacità di deterrenza e la successiva dichiarazione del rappresentante Usa con il richiamo al “ricorso a tutti gli strumenti militari, incluse le armi nucleari e convenzionali” per la difesa del Giappone; l’apertura dell’opinione pubblica giapponese alla proposta della maggioranza di governo di modifica dell’articolo 9 della Costituzione che sancisce la rinuncia “per sempre” alla guerra, alla minaccia o all’uso della forza quale mezzo per risolvere le controversie internazionali e il divieto di mantenere “forze di terra, di mare, di aria, e di altri mezzi bellici”; l’aumento di spese militari e l’ ipotesi avanzata da alcuni rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione di promuovere una politica di “condivisione nucleare”, in base alla quale le armi nucleari statunitensi schierate in territorio giapponese verrebbero gestite congiuntamente, costituiscono alcuni esempi di tali diversi scenari.
Particolarmente preoccupati gli Hibakusha, i sopravvissuti alla bomba atomica di fronte a contesti così incerti. Koichi Kawano, 82 anni, presidente del Prefectural peace action centre Hibakusha liaison council, in una dichiarazione ufficiale ha ribadito che “Se le armi nucleari non vengono eliminate, l’umanità cesserà di esistere”. Si è appellato quindi al Governo affinché “cambi la sua errata convinzione che il Giappone possa sopravvivere solo condividendo la deterrenza nucleare”.
Seiko Wada, 78 anni al tempo della esplosione della bomba a Nagasaki aveva 1 anno e 10 mesi ed attualmente è membro anziano della Confederazione giapponese delle organizzazioni dei sopravvissuti alla bomba atomica. Quando un giornalista dell’emittente giapponese Nhk gli ha chiesto quali fossero i suoi sentimenti sull’invasione militare dell’Ucraina e sulle minacce del ricorso alle armi nucleari ha risposto “Ningen no tsumibukasa”, che può essere tradotto “la malvagità dell’uomo” o anche “la radice di peccato dell’uomo”, e ha poi richiamato il preambolo della Carta dell’Unesco che recita: “le guerre nascono nello spirito degli uomini”.
Non sappiamo se Kawano e Wada siano credenti o meno ma sono sicuramente operatori di pace e le loro riflessioni sembrano trarre ispirazione da ed essere in sintonia con alcuni Messaggi per la Pace scritti dai Papi. San Giovanni Paolo II in particolare nel Messaggio per la 17ª giornata mondiale della Pace del 1 gennaio 1984 dal titolo “La Pace nasce da un cuore nuovo.” scriveva “E’ davanti a questi giganteschi problemi che io propongo il tema del rinnovamento del ‘cuore’. Si potrebbe pensare che simile proposta sia troppo semplice e il mezzo sproporzionato. E tuttavia, a ben riflettervi, l’analisi qui abbozzata consente di andare al fondo della questione ed è tale da rimettere in discussione certi presupposti che minacciano appunto la pace. L’impotenza, nella quale si trova l’umanità, di risolvere le tensioni, rivela che gli intoppi o, al contrario, le speranze derivano da qualcosa di più profondo degli stessi sistemi”.
Continuando, San Giovanni Paolo II arrivava al punto intuito anche dall’hibakusha Wadae: “Sì, la guerra nasce veramente nel cuore dell’uomo che pecca, da quando la gelosia e la violenza hanno invaso il cuore di Caino nei confronti del fratello Abele, secondo l’antico racconto biblico”. Un tema questo richiamato ultimamente anche da Papa Francesco nell’intervista rilasciata durante la Quaresima alla giornalista Lorena Bianchetti per una puntata speciale della trasmissione A sua immagine nella quale affermava appunto che “Il mondo ha scelto lo schema di Caino e la guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello”.
“Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: ‘Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?’” .
Queste parole pronunciate da Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi del 17 aprile possono costituire l’orientamento per i prossimi impegni e per le prossime difficili scelte dei leader delle nazioni.