Otto ore di preghiera, testimonianze e riflessioni in collegamento on line da tutto il mondo: la maratona inizierà alle 9 con interventi dall’Oceania, passerà per l’Asia e il Medio Oriente, poi Africa, Europa, Sud America e Nord America. Sarà questo uno dei momenti clou dell’ottava Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone che si celebra oggi sul tema “La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone”. La Giornata, voluta per la prima volta da Papa Francesco nel 2015, celebra la memoria liturgica di Santa Bakhita, la schiava sudanese divenuta poi suora e proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 2000. E’ il simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. Alla vigilia dell’evento ci è ritrovati tutti in piazza a San Pietro il 6 febbraio all’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro, con striscioni e una statua di Santa Bakhita dell’artista canadese Timothy Schmaltz, intitolata “Let the oppressed go free”
L’opera d’arte è dedicata alle vittime della tratta e a tutte le donne, particolarmente alle suore impegnate per la loro liberazione. Raffigura infatti la santa sudanese che alza una botola per liberare un centinaio di donne. L’evento è coordinato da Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta di oltre 3000 suore, amici e partner in tutto il mondo, ed è promosso dalle Unioni internazionali delle superiore e dei superiori generali, in partenariato con la Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio allo sviluppo umano integrale, Caritas internationalis, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, il Movimento dei Focolari, il Jesuit refugee service e tante altre organizzazioni in tutto il mondo. Anche quest’anno è atteso un messaggio di Papa Francesco per che sarà diffuso l’8 febbraio.
La maratona online di preghiera si svolgerà dalle 9.00 alle 17.00 (ora italiana) e sarà trasmessa in diretta streaming in cinque lingue (francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo) sul sito della giornata www.preghieracontrotratta.org con testimonianze da oltre 30 Paesi. Saranno religiose e consacrati, ma anche sopravvissute, attivisti, volontari, economiste, imprenditrici. Nella stessa giornata, tra le 13.30 e le 14.30, avrà luogo un Twitter storm: si invita a dedicare un tweet alla Giornata usando l’hashtag #PrayAgainstTrafficking
A Gaeta c’è Casa Bakhita. Tra chi parteciperà all’evento on line ci saranno anche gli operatori di Casa Bakhita, una casa rifugio gestita dalla Caritas diocesana di Gaeta. L’idea è partita nel 2019 fa ma a causa delle restrizioni dovute alla pandemia si è riusciti ad aprirla solamente un anno fa. La casa può accogliere contemporaneamente sei donne più un operatrice. In un anno ne sono passate sette: in maggioranza nigeriane, ma anche romene e latinoamericane. “Siamo una casa di accoglienza di primo livello – spiega al Sir Maria Giovanna Ruggeri, una delle responsabili, già presidente dell’Unione internazionale delle associazioni femminili cattoliche (Mosc) -.
Accogliamo le ragazze appena uscite dalla rete della tratta.
Ci vengono inviate dalle forze dell’ordine, dalla Caritas di Frosinone, da Castel Volturno, tutte zone ad alto giro di prostituzione. Alcune ci sono state portate direttamente davanti al portone di casa. Arrivano traumatizzate, non parlano la nostra lingua, non hanno i documenti. In questa fase le aiutiamo ad ottenere i documenti, organizziamo corsi di italiano, di cucina, cucito, disegno.
Siccome è una struttura protetta non possono uscire di casa né utilizzare i telefonini. E’ pericoloso, i trafficanti continuano a minacciarle.
Dopo qualche mese, quelle che decidono di continuare il percorso vengono inviate in case di accoglienza di secondo e terzo livello, dove avverrà il reinserimento e la ricerca di una autonomia”. Non tutte le storie hanno buon esito. “Finora il 40% delle ragazze che abbiamo accolto è riuscita a a trovare un lavoro e rifarsi una nuova vita. Le altre vengono riagganciate dagli sfruttatori e ricadono in una situazione di schiavitù. “Purtroppo molte sono analfabete, ingenue. Vengono scelte dai trafficanti anche per questo. Non hanno la forza di ribellarsi, si sono rassegnate a quella vita”.
Con la pandemia è peggiorata la situazione. I lockdown e le restrizioni dovute alla crisi sanitaria hanno peggiorato la situazione.
“Prima erano in strada, ora vengono sfruttate in case chiuse e lavorano on line.
Non escono mai, quindi è molto difficile avvicinarle, a meno che non scappino”. “La pandemia – precisa suor Gabriella Bottani, coordinatrice della giornata ha aumentato il business della tratta, le condizioni di vulnerabilità per le persone più a rischio e le disuguaglianze tra uomini e donne. Noi donne, dunque, dobbiamo assumere un ruolo da protagoniste per promuovere un sistema economico nuovo, fondato sulla forza della cura. Con questa Giornata rifletteremo insieme per approfondire le cause della tratta ed individuare possibili cammini di liberazione. La violenza causata dallo sfruttamento può essere trasformata con gesti di cura e di solidarietà”. Secondo i dati Onu le bambine e le donne rappresentano il 72 per cento delle vittime di tratta.