“In Argentina un milione di giovani non studia e non lavora. Lo stesso Freud diceva che la salute consiste nell’amare e lavorare. Ebbene, qui mancano entrambe le cose”. In questa constatazione, che viene offerta al Sir da mons. Jorge Eduardo Lozano, arcivescovo di San Juan de Cuyo, segretario generale del Celam, uno dei vescovi argentini più sensibili alle problematiche sociali, sta il dramma dell’Argentina di oggi. Un dato emblematico, come e forse più ancora delle drammatiche cifre sulla povertà. Il Paese cerca di uscire dalla pandemia, ma si trova in condizioni economiche e sociali drammatiche. Secondo i dati dell’Osservatorio del divario sociale dell’Università cattolica argentina, la crisi economico-sanitaria ha generato perdite di posti di lavoro, una diminuzione del livello di attività lavorativa e una maggiore disoccupazione, che ha raggiunto il 14% della popolazione economicamente attiva. Una “bomba” innescata, che non sembra però condizionare più di tanto la campagna elettorale in vista delle elezioni legislative di metà mandato, attraverso le quali si rinnoverà un terzo di Camera e Senato.
Eppure, questi giovani, che, sempre secondo la denuncia di mons. Lozano, che abbiamo incontrato a Roma nei giorni scorsi, “non hanno prospettive e diventano preda della tossicodipendenza e del narcotraffico” (altra enorme piaga nazionale), dovrebbero costituire la priorità di qualsiasi agenda politica.
Campagna elettorale tra scontento e incertezza. Come accaduto negli ultimi anni, la maggioranza peronista di sinistra e la minoranza neo-liberale si fronteggiano in quella che è considerato un anticipo delle prossime Presidenziali. Quattro anni fa, del resto, proprio la sconfitta alle elezioni di metà mandato avvio il disastroso declino della presidenza Macri. Stavolta, in un clima di sfiducia e scontento, le primarie di agosto hanno fatto intravedere una sconfitta della sinistra del presidente Fernandez. “In realtà, alle primarie è mancato il voto d’opinione, di chi non è schierato, e dunque il risultato è incerto. Indubbiamente, però, alcune promesse dell’attuale Governo non si sono realizzate”.
Nell’attuale situazione, prosegue l’arcivescovo, “la pandemia ha pesato molto. In ogni caso, non si è riusciti a fermare l’inflazione, manca il lavoro, la povertà è crescita. Molti cittadini hanno criticato la gestione della pandemia”. Le politiche di contenimento del Covid-19 sono state le più dure del Continente, ma questo non ha impedito che il virus si diffondesse. La gestione dei vaccini, poi, con una campagna in cui si è puntato sui sieri russi e cinesi, è stata particolarmente criticata, “si sono rivelati poco efficaci e in ogni caso non hanno validità in molti Paesi occidentali. Questo tipo di gestione ha inevitabilmente suscitato sospetti”.
Nel momento in cui, però, si allenta la pressione sanitaria, l’emergenza sociale si rivela in tutta la sua drammaticità. I numeri fotografano una diffusione della povertà che coinvolge quasi la metà della popolazione del Paese. “E la situazione sarebbe ancora peggiore – riferisce mons. Lozano – senza i sussidi erogati dal Governo. È innegabile che siano state destinate molte risorse, che però non hanno prodotto posti di lavoro. Le persone dipendono da aiuti di Stato, erogati in una logica assistenzialista”.
La denuncia dei “curas villeros”. Nei giorni scorsi, su queste tematiche, sono intervenuti, con un duro comunicato, anche i sacerdoti delle periferie di Buenos Aires e dell’hinterland della capitale, i cosiddetti “curas villeros”. “I drammi irrisolti della casa e del lavoro rappresentano oggi un grido accorato e crescente – sostengono i sacerdoti -. Ogni giorno di più gli affitti hanno requisiti irraggiungibili per più persone. Comprare un terreno o una casa rappresenta un’impresa assolutamente sproporzionata rispetto allo stipendio medio di un lavoratore, cioè di qualcuno che ha un lavoro regolare, ma ci sono milioni di argentini e argentini che non ce l’hanno. Il nostro Paese è entrato da decenni in una spirale di crescente impoverimento, mentre aumenta la concentrazione della ricchezza e la disuguaglianza sociale. Il divario con degli ultimi è in crescita. La sofferenza del popolo è troppo reale e diffusa per non avere quasi posto nell’agenda politica e nei dibattiti della campagna in vista delle elezioni legislative. La disconnessione di alcuni leader politici con il dolore della gente è sconcertante”.
L’impegno della Chiesa. Il lavoro, dunque. “Anche per la Chiesa è il punto chiave. Penso anche alla realtà della mia diocesi, e alle varie iniziative che abbiamo avviato, – afferma mons. Lozano – per esempio legate alla promozione dell’agricoltura familiare, offrendo non finanziamenti a pioggia, ma formazione e maggiori tecnologie. Oppure a forme di piccolo allevamento. Sarebbe importante dare vita a cooperative di lavoro, in grado di fornire servizi. Si sta lavorando anche per formare nuovi leader sociali e politici, nuovi operatori di Pastorale sociale”.
Quella del lavoro è anche la priorità di Caritas Argentina che ha lanciato a sua campagna annuale, incentrata proprio su questo aspetto. In queste settimane si stanno promuovendo iniziative volte a favorire un autentico inserimento lavorativo delle persone in tutte le diocesi del Paese.
“Oggi siamo immersi in un giusto dibattito su come promuovere una transizione dall’assistenza sociale al lavoro autentico”, ha affermato Nicolás Meyer, direttore esecutivo di Caritas Argentina, aggiungendo: “La nostra esperienza quotidiana tra le persone che hanno più bisogno di aiuto materiale e spirituale, ci mostra che dobbiamo cercare molteplici strade per passare dall’assistenza, necessaria ma temporanea, al lavoro sicuro, regolare, con i diritti sociali e alla salute”.
(*) giornalista de “La vita del popolo”