Il Grande Imam di al-Azhar Sheikh Ahmad Al-Tayyeb – visiterà l’Iraq dove incontrerà tutte le componenti della società irachena. Si profilerebbe, quindi, anche un incontro con il Grande Ayatollah Ali al-Sistani. Manca ancora la data ma la notizia del viaggio trova conferma nelle dichiarazioni rilasciate al Sir da uno degli esponenti di spicco del mondo sciita iracheno, Sayyed Jawad Mohammed Taqi Al-Khoei, segretario generale dell’Istituto Al-Khoei di Najaf nonché nipote del Grande Ayatollah Abu Al-Qasim Al-Khoei (1899 – 1992).
“Rafforzare un cammino aperto”. Al-Tayyeb, commenta al Sir il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, “ha espresso un vivo desiderio di visitare l’Iraq anche per incontrare i capi religiosi sciiti.
Io credo che questa visita sia un frutto del viaggio di papa Francesco in Iraq lo scorso marzo.
In quei giorni il Pontefice incontrò nella città santa di Najaf il grande ayatollah Ali al-Sistani, autorevole leader sciita. La visita in Iraq, allora, potrebbe essere l’occasione per i due capi dell’Islam, il sunnita Al-Tayyeb e lo sciita al-Sistani, di incontrarsi e dialogare, rafforzando nella pratica il cammino aperto dal documento sulla fratellanza di Abu Dhabi. Questo significa portare e far conoscere questo testo nelle loro scuole e nei media. Il documento di Abu Dhabi è la base su cui poggia il futuro della convivenza pacifica tra le diverse fedi e tra i popoli”.
“Credo – aggiunge il patriarca – che la visita di Al-Tayyeb in Iraq rafforzerà la convivenza non solo tra musulmani ma anche tra questi ultimi e i cristiani e i rappresentanti delle altre fedi. Se sciiti e sunniti vivono in pace, anche noi vivremo in pace”.
Per il cardinale il nodo resta sempre quello denunciato in altre occasioni: “uscire dalla mentalità settaria che impedisce di riconoscere l’altro come un cittadino a pieno titolo, come un fratello da rispettare e non da emarginare togliendogli i diritti che gli appartengono come persona. Dobbiamo formare le coscienze su queste basi. Le religioni, a riguardo, hanno un ruolo da svolgere per comporre questo mosaico di fratellanza e di convivenza. Spero che la visita di Al-Tayyeb in Iraq e ad al-Sistani serva proprio ad allargare e consolidare il cammino aperto ad Abu Dhabi”.
Elezioni in Iraq. Il 10 ottobre prossimo gli iracheni saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento federale. “Si tratta di un voto importante, necessario per garantire al Paese un governo stabile capace di dare al popolo un futuro solido e sicuro” dice il patriarca che ammette che
“oggi il terreno non è stato abbastanza preparato. Circolano tanta instabilità e corruzione; nelle strade ci sono milizie armate e tanto denaro che viene usato per acquistare voti. Arrivano a pagare anche 100 e più dollari per accaparrarsi un voto”.
Il timore di brogli e di acquisto di voti è stato confermato anche dall’Alta Commissione elettorale indipendente irachena, che ai media locali ha parlato di tentativi di frode elettorale. “Assistiamo a grandi lotte tra i partiti di espressione islamista, e non solo, per restare al potere. Mi chiedo: cosa potrebbe accadere se dovessero perdere le elezioni? Ci saranno violenze e turbative nella vita politica? Cosa dobbiamo attenderci?” I dubbi del cardinale trovano una parziale risposta nelle Istituzioni: “Sappiamo anche che il Governo è cosciente di tutta questa situazione e farà il possibile per garantire la regolarità del voto. Vero anche – aggiunge Mar Sako – che l’Iraq è molto vasto e diversi posti sono difficili da raggiungere anche per chi deve operare dei controlli”.
Cristiani al voto. La minoranza cristiana andrà al voto frammentata. L’invito del cardinale di una lista unica di 5 candidati – quelli spettanti ai cristiani secondo le quote vigenti – non è stato recepito. I candidati cristiani presenti nelle liste elettorali sono 35 (per 325 seggi del Parlamento), sparsi nelle oltre 40 coalizioni, in cui si raggruppano 267 Partiti. Dei circa 3500 candidati poco più di mille appartengono a Partiti e coalizioni. “Per questo motivo – spiega Mar Sako – non potranno rappresentare le istanze dei cristiani come avrebbero potuto fare se fossero stati eletti in una lista unica cristiana. La quota di 5 seggi riservata ai cristiani in questo modo verrà scippata da partiti più forti”. Per questa ragione il rischio astensione dei cristiani è molto alto. “Come Chiesa abbiamo lanciato un appello al voto ma la delusione della popolazione è palpabile” conclude il cardinale. Nel 2018 solo il 44% degli elettori partecipò al voto.