Oggi è l’11 settembre, esattamente 20 anni fa, nel pomeriggio (ora italiana) assistemmo al più drammatico attentato mai perpetrato: l’attacco alle Torri gemelle di New York che provocò 3.000 morti. Mi ricordo, l’abbiamo saputo – attorno alle 16.00 – al termine della celebrazione del funerale di don Lino Zambonelli (ricordiamo anche lui, bravo sacerdote salito a cielo troppo presto). Tornammo a casa di volata per incollarci al televisore e assistere a un evento che sembrava surreale, quasi un film. Invece era una drammatica realtà. L’attentato aveva raggiunto tre degli obiettivi previsti: le Torri gemelle e il Pentagono. Fallito il quarto, il Campidoglio (o la Casa Bianca): il relativo aereo con gli attentatori a bordo precipitò in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di una coraggiosa rivolta dei passeggeri.
L’attentato fu preparato fin nei minimi particolari da Osama bin Laden, leader di al-Quaida. L’amministrazione Bush e la Nato reagirono dando il via all’invasione dell’Afghanistan con il conclamato obiettivo di distruggere al-Qaida e di catturare Osama bin Laden: riusciranno ad ucciderlo solo dieci anni dopo.
Nelle scorse settimane abbiamo assistito al vergognoso fallimento del piano Usa-Nato in Afghanistan, con un ritiro precipitoso e la ripresa del potere da parte dei Talebani che hanno già promesso di applicare pienamente la Sharia, la legge islamica. Quel Paese diventerà ancora la culla del terrorismo mondiale?
L’opinione pubblica occidentale ha centrato, in questi giorni, l’attenzione sulla condizione della donna in quel Paese e numerose iniziative sono state organizzate per chiedere la loro parità.
Nell’Afghanistan stesso le donne sfilano in corteo per contestare la politica islamica nei loro riguardi, rischiando la vita.
Sono movimenti da appoggiare per favorire il cosiddetto “femminismo islamico” che sembra ottenere risultati di emancipazione non solo in Europa, ma anche in alcuni Stati islamici. Ad esempio in Tunisia dove, nel 2017, è stata approvata una legge contro la violenza e i maltrattamenti nei confronti delle donne. Dal settembre 2017, una donna tunisina può sposarsi con un uomo di fede non musulmana e nel 2018 una donna diventa sindaco della capitale.
Le armi falliscono, funziona la pressione culturale (ciò che temono fortemente gli integralisti) e anche quella politica. E allora mi chiedo, come mai andiamo in Qatar con i mondiali di calcio dell’anno prossimo? Metteremo sul palcoscenico un regime che finanzia il fondamentalismo dei Fratelli Musulmani.
(*) direttore “Il Nuovo Torrazzo” (Crema)