“Innanzitutto vi voglio rassicurare che stiano tutti bene nonostante la variante Delta si sia espansa velocemente. Questo soprattutto a Bangkok e nella zona industriale causa il sovraffollamento. Ad oggi siamo a 21mila infettati al giorno con circa 150 morti”. Don Bruno Rossi, della missione delle Chiese del Triveneto in Thailandia, porta, mediante il web, la sua testimonianza su quanto sta accadendo nel Paese dell’estremo oriente. “Al nord la situazione è più sotto controllo anche se naturalmente ci sono persone che continuano a spostarsi da Bangkok verso altre zone e non fanno la quarantena. Il problema poi, come scriveva qualche giornale, che si debbano conservare i morti dentro i camion frigo è perché qui i morti per tradizione si bruciano e quindi i forni crematori non ce la fanno ad assorbire il numero dei morti giornaliero”.
Visite annullate. Toccante la testimonianza di don Rossi. Un altro “grosso problema”, spiega, “è il basso numero di vaccinati tra cui la maggior parte con vaccini cinesi di provata inefficacia. Attualmente solo pochi stranieri sono riusciti a vaccinarsi con altri vaccini e noi preti stiamo aspettando, sperando nei vaccini che arriveranno fra due mesi negli ospedali cattolici”. Anche il servizio pastorale e spirituale dei missionari diventa arduo: “attualmente abbiamo cancellato tutte le visite nei villaggi e cerchiamo di limitare al necessario gli spostamenti. Speriamo si possa uscire presto da questa situazione”. Infine chiede e promette una “preghiera reciproca”.
Dall’Asia all’America latina. Luca Bianucci, fidei donum della diocesi di Lucca, è in Brasile da 25 anni. Da 4 anni si trova ad Aracaju, capitale dello Stato del Sergipe, nel Nordest brasiliano. Mediante una lettera alla rivista NotiCum (Fondazione Missio), spiega: “da più di un anno ormai viviamo in questa terribile e tragica pandemia mondiale. E questo virus concretamente ha aumentato la disuguaglianza sociale in tutto il mondo, e qui in Brasile dove la disuguaglianza sociale è endemica, radicata, questo aumento sta risultando estremo”. Bianucci osserva: “già con la crisi nel 2015 in Brasile la forbice della disuguaglianza era tendenzialmente in crescita: la pandemia ha portato questa disuguaglianza a ben altro livello. Le persone stanno perdendo il reddito che il lavoro garantiva, il potere di acquisto è crollato drasticamente (svalutazione della moneta locale, il real, di quasi il 50% nel 2020) e allo stesso tempo la distribuzione della ricchezza si concentra sempre di più in poche mani: uno scenario che già è pessimo, in prospettiva lo sarà ancora di più”.
Senza soldi, senza scuola. Lo scorso anno il governo aveva finanziato un sussidio emergenziale, ricevuto da più di 50 milioni di persone (un quarto della popolazione brasiliana), pari a poco meno di 100 euro al mese. Ma a partire dal 2021 questo intervento emergenziale è terminato, il governo di Bolsonaro ha sostenuto di non essere più in grado di rifinanziarlo. “Le conseguenze, in particolare per quelle famiglie che stavano sopravvivendo del sussidio governativo le abbiamo già davanti agli occhi”, spiega il fidei donum. “Oltre a ciò la pandemia sta lasciando una traccia indelebile nell’educazione dei bambini e dei giovani. Per la grande maggioranza degli studenti, in particolare della scuola pubblica, è stato un anno totalmente perso: non tutti, anzi dobbiamo dire pochi, di questi nostri piccoli fratelli e sorelle che saranno il futuro di questo immenso Paese, potevano permettersi la scuola on-line con accesso remoto”.
“Formichine” solidali. Bianucci afferma ancora: “qui ad Aracaju in tutto questo periodo di pandemia abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di portare speranza, sostegno concreto, condivisione”. Precisa: “non è stata un’attenzione che veniva ‘dall’alto’, ma che è partita, e sta continuando ad esistere, dal basso. Semplici persone, piccoli gruppi, che con un lavoro di formichina, stanno attenuando la sofferenza, la miseria di tante persone. Speriamo che la vaccinazione contro il Covid-19 possa ristabilire una situazione di normalità”. Infine: “la realtà sociale che ci aspetterà ci chiamerà ancor di più ad essere operatori di giustizia, portatori di speranza, al fianco di coloro che sono ai margini della società”.