“Carissimo Gianmarco,
sei davvero un personaggio! Prima con la mezza barba, ieri con un calzino diverso dall’altro… sei davvero un tipo forte! E la tua simpatia e allegria è sintomo di quella libertà interiore che ho incontrato nei tuoi occhi. Una libertà che si fa vita estroversa, capace di dare spettacolo nel senso più bello e armonioso del termine. Una libertà che si fa chiacchiera libera, come quelle che avvii la sera davanti al palazzo dell’Italia Team davanti a uno stuolo di atleti che ti ascolta divertito. Ma se oggi ti scrivo è perché ho bisogno di un aiuto. Come faccio a convincere la gente che incontro dell’importanza di imparare a saltare in alto? Lo sai molto bene, le persone che incontriamo amano più fare salti in lungo… per saltare ostacoli o per arrivare prima a un punto prefissato. Ma siamo sempre così tristi… Forse, dovremmo imparare da te a provare a saltare in alto!
Gimbo, a noi che preferiamo saltare in lungo, dacci qualche dritta per imparare a saltare in alto!
Insegnaci a prendere la rincorsa… Alzaci dalle nostre comode poltrone da cui siamo abituati a giudicare ogni fatto e ogni persona. Insegnaci il passo per dare avvio alla rincorsa. Non è la rincorsa dei vuoti mendicanti di successo, ma è la rincorsa che accompagna i sogni a mettersi in moto per andar dietro al nostro desiderio autentico di felicità.
Gimbo, a noi che preferiamo saltare in lungo, dacci qualche dritta per imparare a saltare in alto!
Insegnaci a spingere sulle gambe… Facci scoprire la bellezza di dare spinta ai desideri, di dare motore alla nostra anti-paura, quella che non ci soffoca e non ci atterra, ma risveglia la voglia di riscatto e di protagonismo, di dare il massimo e lasciare il segno.
Gimbo, a noi che preferiamo saltare in lungo, dacci qualche dritta per imparare a saltare in alto!
Insegnaci a inarcarci sul filo dell’orizzonte… Un bellissimo gesto quello di portare il corpo a farsi arcobaleno, capace di farsi arco che supera il filo dell’impossibile, capace di spingere gli sguardi a seguirlo nella parabola che fa atterrare come se fosse sul soffice palmo di una mano.
E saremo un po’ tutti primatisti, capaci di dare il massimo! E, soprattutto, di dare sempre il meglio!”.
(*) direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport – cappellano della squadra italiana