Era il 7 settembre 2013, quando Tokyo durante la 125ª sessione del Comitato olimpico internazionale, a Buenos Aires, superando Istanbul e Madrid, veniva designata come sede dei giochi olimpici 2020. “Voglio sconfiggere 15 anni di deflazione”, dichiarava l’allora primo ministro Shinzo Abe che aggiungeva “abbiamo una grande occasione per far brillare Tokyo e il Giappone”. I mass media, da parte loro, enfatizzavano il consistente e presunto impatto economico da 30 miliardi di dollari che l’evento avrebbe dovuto generare. Risorse vive per rilanciare il Giappone utili al superamento della crisi economica di cui era vittima il Paese. Insomma, le Olimpiadi rappresentavano a tutti gli effetti il ruolo di “quarto pilastro” della cosiddetta Abenomics.
Previsioni a parte, nessuno poteva allora immaginare quale sarebbe stato il contesto all’interno del quale i Giochi di “Tokyo 2020” si sarebbero dovuti svolgere e quanto quelle stesse previsioni ed aspettative sarebbero state stravolte dall’irrompere a livello globale di un virus che nel giro di poco tempo avrebbe mostrato la fragilità del sistema economico occidentale, smontando una dopo l’altra tante presunte certezze, di progetti, programmi, piani individuali e collettivi, sistemi politici, sociali, economici e scientifici.
Ad un anno dal rinvio dei Giochi, nella convinzione più che nella speranza che nel frattempo il Covid 19 sarebbe stato debellato, gli organizzatori nipponici si trovano oggi invece a doverli gestire nel bel mezzo di un nuovo, il quarto, stato di emergenza che ha prorogato fino al 22 agosto quello precedente scaduto l’11 luglio scorso, ed ha coinvolto in modo particolare l’area metropolitana di Tokyo, cuore pulsante della manifestazione sportiva internazionale. Oggi, nella Capitale, nonostante il provvedimento e le conseguenti misure di prevenzione, i contagi continuano a crescere e ormai a poche ore dalla Cerimonia di apertura si registrano nuovi casi di contagio. Nelle ultime ore sono stati registrati 1832 nuovi casi di infezione a conferma del recente trend partito all’inizio di luglio con più di 1000 contagi giornalieri.
“Man mano che la variante del virus prende piede – commentano gli esperti – la diffusione dell’infezione aumenterà rapidamente e in meno di due settimane ci troveremo in una situazione di contagi molto critica che supererà di gran lunga quella della terza ondata”.
Con tali prospettive si comprende il clima di diffidenza e di opposizione che la maggioranza dei giapponesi nutre nei confronti della scelta di aver voluto ad ogni costo le Olimpiadi.
A lasciarli disorientati e infastidì anche il richiamo da parte della Governatrice di Tokyo, Koike, alla responsabilità ed alla collaborazione dei cittadini, invitati a rimanere in casa durante i quattro giorni di vacanze estive che inizieranno venerdì, in concomitanza con l’apertura dei Giochi, e dell’Obon, la tradizionale festa buddista dedicata agli spiriti degli antenati che si terrà dal 13 al 16 agosto.
In questo contesto il premier Yoshide Suga ed il ministro per le Olimpiadi Hashimoto hanno in più occasioni ribadito la loro determinazione rispetto allo svolgimento dei Giochi Olimpici, adottando tutte le misure necessarie atte a prevenire la diffusione del Covid 19, e garantire così la massima sicurezza sanitaria dell’evento.
Sulla stessa linea d’onda il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus che, durante una riunione del Comitato olimpico internazionale, aveva affermato che “le Olimpiadi non dovrebbero essere giudicate in base al numero di contagi”,perché eliminarne il rischio è praticamente “impossibile”, quanto piuttosto dal loro modo di gestione. “Il segno del successo – ha aggiunto – è assicurarsi che tutti i casi siano identificati, isolati, tracciati e curati il più rapidamente possibile e che la trasmissione venga bloccata”.
Affermazioni che però risultano oggi poco convincenti e poco credibili per l’opinione pubblica giapponese allarmata dai circa 80 contagi esplosi in pochi giorni nel villaggio olimpico super blindato, tra atleti e addetti ai lavori, evidenziando di fatto la palese inadeguatezza del sistema della “bolla”. A tale proposito il rappresentante del Partito democratico costituzionale Edano, ha accusato il Governo di aver presentato uno scenario di prevenzione per i Giochi rivelatosi, alla luce dei primi dati, totalmente diverso dall’attuale ed ha definito il sistema di controllo realizzato “pieno di buchi”. Una situazione difficile che ha spinto i principali sponsor ha prendere le distanze dalla manifestazione olimpica e a disertare la Cerimonia di apertura annullando gli eventi promozionali programmati.
“Tira un vento contrario a queste olimpiadi” sottolinea amareggiato il portavoce di una società sponsor, come si legge nell’edizione digitale del quotidiano Asahi Shimbun: “In questo momento la parola d’ordine è apparire il meno possibile e questa sembra essere la mossa migliore da fare con il milione di dollari investiti”.
Più ci si avvicina all’apertura della kermesse olimpica e più si allarga il fronte degli oppositori alle Olimpiadi. Tra le voci più eminenti, quella della sociologa Chizuko Ueno che, nei giorni scorsi, ha presentato nel corso di una conferenza stampa una petizione di circa 140.000 firme al governo metropolitano di Tokyo, chiedendo la cancellazione delle Olimpiadi. A supporto della sua richiesta i numeri relativi alla diffusione di ceppi mutanti del nuovo coronavirus e il ritardo atavico nella campagna di vaccinazione. “La gente dice che è troppo tardi, ma io – ha ribadito – continuerò ad oppormi fino alla fine”. Sulla stessa linea anche Kenji Utsunomiya, ex presidente della Federazione giapponese dell’ordine degli avvocati, che ha presentato una analoga richiesta a sostegno della cancellazione dei giochi accompagnata da più di 450.000 firme.
La pandemia, insomma, ancora una volta costringe il paese del “sol levante” a vivere e ad affrontare una totale incertezza. Incertezza che sembra ora aver raggiunto anche i vertici dell’organizzazione Olimpica giapponese sempre più vittime sia della incontrollata diffusione. Lo stesso capo del comitato organizzatore, Toshiro Muto, il 20 luglio scorso, durante una conferenza stampa, sottolineava la necessità di monitorare di giorno in giorno il diffondersi dei contagi nell’ambito olimpico facendo trapelare, nelle sue dichiarazioni, la eventualità di una cancellazione dell’ultimo minuto. Ma soprattutto, sono sempre di più coloro che si domandano se, a causa del virus, le Olimpiadi di Tokyo, le prime senza pubblico, non possano e non debbano avere luogo.
Anche la Chiesa giapponese è stata costretta a confrontarsi con i giochi olimpici. L’arcidiocesi di Tokyo ha dovuto annullare appuntamenti preparati da tempo da un gruppo di lavoro dedicato in particolar modo alla cura spirituale di atleti e visitatori stranieri cattolici. Tra le iniziative previste, una Messa internazionale presieduta dall’arcivescovo Kikuchi, il rosario dei cinque continenti, l’accoglienza presso le varie parrocchie dei cattolici stranieri. Momenti impraticabili che saranno sostituiti da materiali video predisposti e consegnati al Comitato Organizzatore che provvederà a trasferirli al Villagio Olimpico da cui gli atleti non potranno uscire né i religiosi potranno entrare.
Nonostante tutto, a pochi giorni di anticipo rispetto alla cerimonia di inaugurazione, nel Fukushima Azuma Stadium, situato nella regione colpita dal grande terremoto del 2011, mercoledì scorso hanno avuto inizio le prime competizioni e decretato i primi vincitori di questi giochi unici e speriamo irripetibili: la squadra di softball femminile giapponese su quella australiana. The show must go on.