(da Tokyo) – In Giappone il 2021 si è aperto con la seconda dichiarazione d’emergenza, dopo quella decisa nell’aprile dello scorso anno dall’allora capo del governo Shinzo Abe. Già la sera del 4 gennaio l’attuale primo ministro Yoshihide Suga aveva espresso la sua intenzione di emettere, entro fine settimana, una nuova dichiarazione limitata all’Area metropolitana di Tokyo e alle tre Prefetture limitrofe di Chiba, Saitama e Kanagawa.
Puntuale, giovedì 7 gennaio, alle 18, dopo essersi confrontato nel corso della mattinata con il comitato di esperti e con gli organismi parlamentari competenti tramite il ministro dello Sviluppo economico, il premier ha ufficializzato la sua decisione comunicandola nel corso di una conferenza stampa televisiva.
Una scelta non facile per Yoshihide Suga che ha cercato di evitarla in tutti i modi, preoccupato per l’ulteriore impatto sull’economia che potrà derivare dalle restrizioni conseguenti alla dichiarazione.Resistenze e preoccupazioni che hanno dovuto tuttavia cedere il passo alle pressioni esercitate nei giorni precedenti dal governatore di Tokyo Yurico Koike e dagli altri tre governatori delle Prefetture destinatarie della misura.
Fortemente allarmati per la situazione delle strutture sanitarie messe sotto stress dal crescente numero di infezioni riscontrato in queste ultime settimane nelle rispettive aree di competenza, i quattro governatori avevano incontrato nei giorni scorsi Yasutoshi Nishimura, ministro dello Sviluppo economico nonché responsabile per le emergenze connesse alla pandemia, per evidenziare la gravità della situazione e per sollecitare la dichiarazione di emergenza, ritenuta necessaria per fronteggiare, attraverso una azione congiunta Governo centrale-amministrazioni locali, il rischio di una diffusione fuori controllo dei contagi.
Da parecchi giorni Tokyo in particolare registra cifre superiori a 1.000 e il 7 gennaio ha raggiunto il record di 2.447 contagiati, il più alto in assoluto dall’inizio della pandemia, facendo salire a 1.273 il numero medio giornaliero di infezioni nell’ultima settimana.
Shigeru Omi, capo del Comitato di esperti che affianca il governo, aveva già chiarito in precedenti dichiarazioni che è dal contenimento dei contagi nella Capitale che dipende il controllo della diffusione del Covid-19 su tutto il territorio nazionale.In questo contesto il primo ministro, che a fine dicembre aveva ribadito la sua posizione secondo cui il Giappone non aveva bisogno di un secondo stato di emergenza, nel nuovo anno, per motivare il cambio di rotta, si è espresso con toni completamente diversi affermando: “Occorre dare un messaggio più forte”, avviandosi quindi a compiere, suo malgrado, i passi necessari per proclamare la seconda dichiarazione.
Rispetto alla situazione precedente, il Governo ha cercato, tuttavia, di ridurre al minimo la ricaduta economica dei provvedimenti sui diversi settori produttivi e sulle attività socioculturali, agendo da una parte sul fattore tempo limitando la durata dell’emergenza ad un solo mese e da un’altra sul tipo di intervento, concentrando le misure di prevenzione essenzialmente sul settore della ristorazione, considerato cruciale e ad alto rischio nella diffusione del virus.
“Gli esperti hanno sottolineato – ha spiegato il premier – che molte delle cause di infezione in Giappone sono dovute a cene di gruppo e al consumo serale e notturno di alcolici tra amici e colleghi di lavoro, ed è importante ridurre queste occasioni”. Per questo al centro della nuova dichiarazione è stata posta la “richiesta” di una ulteriore anticipazione dell’orario di chiusura di ristoranti, bar e locali che somministrano alcolici, dalle attuali ore 22 alle 20. Per stimolare una risposta positiva il Governo ha innalzato a 60.000 yen al giorno (circa 470 euro) l’importo massimo della quota di ristoro per gli operatori del settore che collaboreranno alla realizzazione di tale misura.
Sul fronte dell’istruzione lo stato d’emergenza, che proseguirà fino al 7 febbraio, non avrà invece ripercussioni immediate. Scuole di qualsiasi ordine e grado potranno per il momento proseguire regolarmente le attività didattiche secondo i programmi e i calendari fissati. Non sono previsti neanche rinvii dei test d’ingresso alle università fissati per la metà di gennaio. Asili e scuole materne, intensificando le misure di prevenzione, potranno continuare le attività anche in funzione di supporto ai genitori in telelavoro.
Confermato inoltre l’”invito” ai residenti delle zone interessate a non uscire se non per cure mediche, per la spesa e per altri motivi urgenti, mentre si chiede alle aziende di sviluppare il ricorso al telelavoro con l’obiettivo di mantenere al di sotto del 30% il lavoro in presenza, ricorrendo, qualora non sia possibile il lavoro da remoto, a turnazioni dell’orario di lavoro e all’uso di ferie e congedi, prevedendo sussidi economici per aziende e lavoratori. Centri culturali e strutture pubbliche e private sono autorizzate a svolgere le loro attività limitando la possibilità di uso delle sale alla metà della loro capienza, mentre saranno proibiti grandi eventi sportivi e musicali.
Il premier ha anche confermato la prossima modifica della legge sulle misure preventive delle malattie infettive già aggiornata lo scorso anno per fronteggiare la nuova pandemia, anticipando l’introduzione di norme sanzionatorie attualmente assenti, per i trasgressori delle norme restrittive.
Naturalmente anche i circa 174.000 fedeli delle diocesi di Tokyo/Chiba, Saitama e Kanagawa sono chiamati a confrontarsi con questa nuova situazione. “Sull’origine del nuovo coronavirus, che continua dall’inizio dello scorso anno fino ad oggi – diceva il vescovo di Tokyo in una sua riflessione – ci sono ancora diverse opinioni e la Chiesa sta attraversando un periodo difficile per affrontarlo” e proseguiva: “Il 2020 è stato un anno che ha richiesto pazienza, soprattutto nella vita spirituale, rendendo necessario astenersi da molte attività parrocchiali e comportando la sospensione per quattro mesi delle celebrazioni eucaristiche. Ora la nostra fede viene messa ancora alla prova”. Richiamandosi alla recente festività del Natale concludeva la sua riflessione dicendo: “Abbiamo bisogno della Luce che mostri alle persone nell’oscurità il sentiero della speranza per la salvezza”.