Due Americhe a confronto è l’esito del secondo dibattito della campagna elettorale americana. Ieri sera il presidente Donald Trump si sarebbe dovuto incontrare con Joe Biden e insieme avrebbero dovuto rispondere alle domande del pubblico, ma la town hall, così è chiamato questo appuntamento, si è svolta separatamente, dopo che Trump si è rifiutato di tenere il dibattito online con il suo avversario a causa della positività al Covid. La Florida ha fatto da palcoscenico al presidente e la Pennsylvania ha fatto casa a Biden. Il primo ha occupato la rete di Nbc news ed è stato, talvolta, messo al muro dalla giornalista Savannah Guthrie; l’altro invece per un’ora e mezza è andato in onda su Abc incalzato con eleganza dal giornalista George Stephanopoulos. Il pubblico composto da genitori, afroamericani, impiegati, supporter democratici e repubblicani, manager, immigrati ha posto le domande a distanza di sicurezza, rivelando talvolta anche l’orientamento politico seguito nelle elezioni 2016. Nessun dibattito, se non con i giornalisti moderatori, niente interruzioni o invettive, ma due mondi politici a confronto, due idee di Paese, due stili di leadership su due canali separati. I temi sono stati simili e ricorrenti per entrambi: Covid-19, economia, lavoro, tassazione, ingiustizia razziale, minoranze, Corte Suprema. Le risposte del presidente avevano il cliché ricorrente che nessuno aveva fatto meglio di lui e che ogni cosa era formidabile, eccezionale, grandissima; Biden invece ha ricondotto non poche volte il dibattito ad esperienze personali, ad incontri, a fatti, anche se non sono mancati scivoloni sulla legge del 1994 che aveva portato all’incarcerazione di massa degli afroamericani e che lui aveva contribuito a scrivere, pentendosene dopo. La risposta al coronavirus, le mascherine e le misure di prevenzione, i vaccini sono stati argomento comune per gran parte del dibattito con divergenti risposte e citazioni di dati imprecisi e, talvolta esagerati da parte del presidente. Biden è apparso sempre contenuto, ragionevole, anche quando non ha lesinato attacchi al suo avversario soprattutto sul numero dei morti e i ritardi nella risposta alla pandemia. Una domanda cruciale per entrambi è stata quella sui risultati elettorali e la reazione alla sconfitta. Trump ha detto in maniera secca che li avrebbe accettati a patto di “un’elezione onesta”, un commento accompagnato da racconti di frode su schede elettorali gettate nella spazzatura a cui la giornalista ha ribattuto dicendo che l’FBI smentiva categoricamente la cosa, ma per il presidente “l’agenzia non sta facendo un buon lavoro”. Biden ha confermato l’accettazione e si è augurato di tornare a fare il professore proprio in Pennsylvania, stato in cui è nato. Quando però un elettore ha chiesto come spingere Trump e i seguaci a perseguire l’ideale di un Paese unito e migliore, il candidato democratico, con una certa emozione ha risposto che “sarà difficile. (Il presidente) non ha imparato da ciò che è accaduto prima”. Sulla ripresa economica Trump è stato contestato sulla disoccupazione, raddoppiata nella sua narrativa di creatore di milioni di posti di lavoro e Biden invece ha dovuto glissare sul New Green Deal. Il passaggio radicale ad un’economia verde è stato spinto dalla sinistra democratica e accolto nel suo programma, anche se l’ex vicepresidente rifiuta il termine e si attesta su posizioni moderate che non escludano forme tradizionali di energia e industria. E’ anche vero che il piano economico di Biden, esaminato dall’agenzia Moody’s ha provato che la creazione di ricchezza e di lavoro attraverso un’economia sostenibile non è solo un’ipotesi, ma è fatta di cifre a sei e sette zeri in termini di lavoro e introiti. Trump ha incassato dall’avversario complimenti contenuti sulla politica verso Israele, ma Biden ha precisato però che l’America First di Trump è anche “un’America sola”. Trump ha quasi dimenticato di criticare il suo contendente, nonostante la sua campagna gli avesse suggerito la strategia dei paragoni; il presidente invece vuole trasformare le elezioni in un referendum sulla sua presidenza, dove luci e ombre sono particolarmente mescolate. Uno dei punti oscuri resta il rapporto con i suprematisti bianchi, che il presidente ha condannato in maniera alterna e con messaggi contrastanti cui, ieri sera, se ne è aggiunto uno ulteriore. Alla domanda se conoscesse i Qanon, un gruppo convinto che le élite al governo gestiscano una setta satanica che fa male ai bambini, ha risposto di no, ma sapeva che “sono contro la pedofilia e sono d’accordo su questo”, un mascherato endorsement che non è passato inosservato.
Le due townhall, seppur su schermi separati hanno continuato una mirata campagna elettorale per guadagnare due Stati ancora in bilico, come la Florida e la Pennsylvania che saranno determinanti nella vittoria alla Casa Bianca e nell’indirizzare il Paese nei prossimi quattro anni. Prossimo appuntamento il 22 ottobre.