“Siamo in continuo contatto con il Patriarcato Latino di Gerusalemme per conoscere i bisogni e le esigenze delle comunità cristiane locali così da essere pronti ad intervenire laddove necessario”. Con queste parole il Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, card. Fernando Filoni, racconta al Sir tutto l’impegno dei 30 mila Cavalieri e Dame di tutto il mondo per aiutare la Chiesa madre di Gerusalemme nella risposta contro il Covid-19. Un impegno che viene da lontano e che si è ulteriormente ampliato in questi mesi di pandemia che, spiega il cardinale, “ha colpito duramente anche la Terra Santa. Non esiste, infatti, regione del mondo che non sia stata contagiata, in grado diverso, dal Coronavirus”. I numeri parlano chiaro: in Israele, dove è in corso il secondo lockdown, solo alla fine della settimana scorsa, si sono contati oltre 8300 contagi con quasi 1500 morti. In meno di un mese i positivi sono raddoppiati: da 100 mila a 200 mila casi. Nei Territori Palestinesi il dato è poco sotto i 50 mila, in crescita.
Eminenza, qual è stato l’impegno dell’Ordine a favore dei cristiani di Terra Santa?
L’Ordine del Santo Sepolcro ha come proprio fine istituzionale rafforzare nei suoi membri la pratica della vita cristiana, sostenere ed aiutare le opere e le istituzioni culturali, caritative e sociali della Chiesa Cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme, con il quale manteniamo legami tradizionali. Ci siamo resi conto che le nostre Istituzioni in Terra Santa cominciavano a soffrire gravemente anche per il mancato arrivo dei pellegrini causato dal Covid-19. La Terra Santa trova linfa vitale nei pellegrinaggi e nel turismo che sostengono l’economia di migliaia di famiglie cristiane. È nata così l’idea di un ‘Fondo di sostegno umanitario Covid-19’ cui i nostri 30 mila cavalieri e dame hanno contribuito con generosità confermando il loro enorme affetto per la Chiesa madre di Gerusalemme. E se una mamma si trova in difficoltà i primi ad intervenire sono proprio i figli. L’aiuto offerto alla Terra Santa, in particolare alle Istituzioni che tengono viva la presenza della Chiesa locale, ha una radice spirituale che ci lega tutti.
Se non sosteniamo i nostri cristiani in Terra Santa rischiamo pian piano di perderli e di ridurre i Luoghi Santi ad un museo o a un luogo turistico. Dobbiamo fare in modo, allora, di alimentare comunità viventi e accoglienti, eredi di quella Chiesa madre di Gerusalemme da cui tutti dipendiamo.
In che modo il Fondo istituito sta rispondendo ai bisogni delle comunità cristiane locali?
Il Fondo ha raccolto, dallo scorso maggio ad oggi, tre milioni di euro, cifra che va ad aggiungersi all’aiuto ordinario inviato ogni mese al Patriarcato Latino di Gerusalemme. Tre gli ambiti finanziati, attraverso le Istituzioni locali. Innanzitutto le scuole: abbiamo circa 50 istituti frequentati non solo dai cristiani ma anche da studenti di altre fedi, sopratutto musulmani. L’aiuto, come confermato dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, è servito, tra le altre cose, a pagare anche le rette scolastiche di 1.238 famiglie in Giordania e 1.180 in Palestina. Stiamo inoltre sostenendo diverse istituzioni che si occupano di anziani, disabili, malati. Infine le famiglie: con i contributi del Fondo il Patriarcato Latino è stato in grado di sostenere più di 2.400 famiglie in oltre 30 parrocchie fornendo buoni spesa alimentari, prodotti per l’igiene e per i bambini, medicine e bollette e garantendo un’equa distribuzione delle risorse. Nelle prossime settimane continueremo ad inviare aiuti per non abbandonare chi si trova in uno stato di necessità.
C’è uno ‘stile’, una spiritualità, che accompagna l’Ordine nelle proprie attività e che lo differenzia da una Ong?
Lo stile lo si ritrova nelle finalità date all’Ordine dai Pontefici e che sono sostanzialmente due: la santificazione dei membri e l’aiuto alla Terra Santa. Sono queste le due gambe che permettono all’Ordine di camminare. Se il nostro aiuto fosse essenzialmente economico rientreremmo in una categoria di beneficenza, ma dal momento che siamo un Ordine che proviene dalla Chiesa, esiste un impegno spirituale assunto dai nostri membri. Il rimando al Santo Sepolcro indica con forza il mistero della morte e della resurrezione del Signore. Siamo alla radice della fede. Questa è la sorgente cui ogni nostro membro attinge. Ed è anche per questo che le dame e i cavalieri devono avere legami con le loro chiese locali. A riguardo aggiungo che è pronto un testo sulla spiritualità dell’Ordine destinato ad approfondire la nostra vocazione e missione, che sono radicate nella Parola di Dio e nella Tradizione della Chiesa, così da entrare più a fondo nel significato spirituale dell’appartenenza all’Ordine.
Lo scorso maggio Papa Francesco ha approvato anche il nuovo Statuto dell’Ordine…
Questa approvazione è dono importante che ci conferma formalmente che l’Ordine è un Ente centrale della Chiesa cattolica e ci incoraggia a servire la Terra Santa con sempre maggiore impegno. Si tratta di occuparci del ‘Corpo’ di Cristo presente nella realtà viva e attuale in Terra Santa, i poveri, i ragazzi, i giovani, i migranti, le famiglie, le opere e gli edifici sacri.
Eminenza, allargando per un momento lo sguardo al Medio Oriente che ben conosce per essere stato anche Nunzio apostolico in Giordania ed Iraq (2001-2006), come vede la situazione attuale in questa area del mondo dove a conflitti ultradecennali se ne sono aggiunti altri, in Siria, con un crescendo di tensioni in Iraq e Libano. Pace e stabilità sembrano ormai un miraggio…
Credo sia necessario chiedersi se questa regione, sconvolta da guerre, tensioni, con centinaia di migliaia di morti e feriti, milioni di sfollati e rifugiati, sia destinata a vivere in questa situazione che sembra non avere uscite. Come Santa Sede abbiamo sempre proposto la via del dialogo, senza il quale non c’è futuro. Uscire da una visione di contrasto è fondamentale. Credo che quelli del Libro, cristiani, ebrei e musulmani, non siano popoli qualsiasi. Essi hanno una comune radice, possono dialogare, uscire fuori dalla logica della contrapposizione e testimoniare che guardare insieme al domani è possibile. Ho conosciuto tanti cristiani, la cui vita è stata segnata dalla guerra, preoccupati per il futuro dei figli. Davanti avevano una scelta: andare via o restare confidando in una evoluzione positiva. Speriamo che la radice abramitica possa produrre intese e portare buoni frutti. Penso alle relazioni esistenti tra Israele, Egitto e Giordania: ci sono difficoltà ma anche tanti aspetti positivi. Perché non allargare questo dialogo anche ad altri Paesi?
In un Medio Oriente così lacerato il Documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” siglato ad Abu Dhabi da papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, Ahamad al-Tayyib, potrebbe indicare la direzione ideale? Fra pochi giorni, inoltre, sarà diffusa anche l’enciclica “Fratelli tutti”…
Abu Dhabi, dove ero presente, rappresenta un momento fondamentale, per certi versi rivoluzionario. Ma perché non si perda questo carattere rivoluzionario bisogna continuare a lavorare. Il bene che si è aperto non deve trovare più porte chiuse. Cristiani, ebrei, musulmani, insieme ai fedeli delle altre fedi devono partecipare a questo cammino che è iniziato.