Ritorno alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia per il regista russo Andrei Konchalovsky, più volte vicino alla vittoria del Leone d’oro negli ultimi anni. Quest’anno si presenta in concorso con “Dear Comrades!”, un dramma politico-familiare ambientato nella Russia del 1962. Secondo film in gara è il polacco “Never Gonna Snow Again” di Małgorzata Szumowska e Michał Englert, opera che si muove sul binario narrativo di “Teorema” (1968) di Pier Paolo Pasolini e ricorda anche il dramma di Chernobyl. Il punto dal Lido con la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) e l’agenzia Sir sul sesto giorno di gara, lunedì 7 settembre.
“Dear Comrades!”
Ha ottenuto il Leone d’argento a Venezia nel 2002, come pure nel 2014 e nel 2016. Il regista russo Andrei Konchalovsky, classe 1937, è chiaramente a caccia del riconoscimento più importante al Lido – e a ben vedere potrebbe essere anche la volta buona – con il suo ultimo film “Dear Comrades!”, che ripercorre un episodio della storia sovietica avvenuto nel 1962, la repressione dei lavoratori di una fabbrica di locomotive a Novocherkassk per mano dell’esercito e del KGB. Nella cornice di questa vicenda si innesta il dramma personale di Lyudmila (Yulya Vysotskaya), severa dirigente locale del partito comunista, che si trova però a cercare disperatamente la propria figlia diciottenne dispersa tra le fila dei rivoltosi.
“Konchalovsky compone un ritratto – dichiara Massimo Giraldi, presidente della Cnvf e membro della giuria del premio cattolico internazionale Signis – che si fa nostalgico e nel contempo spietato delle fratture sociali nella Russia di ieri e forse anche di oggi. Film potente e visionario che l’autore dirige con stile robusto ed elegante, affidandosi inoltre a un poetico bianco e nero. Perno del racconto è l’interpretazione di Yulya Vysotskaya, moglie del regista, che domina la scena mettendo in campo differenti sfumature: dalle rigidità richieste come donna d’apparato agli inevitabili cedimenti emotivi come madre. Un percorso, quello della protagonista, che la porta anche ad aggrapparsi alla preghiera”.
“Sta diventando il filo rosso narrativo del concorso di Venezia77 – sottolinea Sergio Perugini, segretario della Cnvf e membro della giuria Signis al Lido – ovvero il racconto di madri chiamate a elaborare la scomparsa dei propri figli, oscillando dal lutto al desiderio inappagato. A ben vedere, forti sono le somiglianze con linea tematica di “Quo vadis, Aida?”: nel film di Konchalovsky, infatti, troviamo una madre tenace e disperata alla ricerca della figlia, di cui si sono perse le tracce dopo i tumulti con l’esercito. Nello specifico, l’autore tratteggia con efficacia l’evoluzione del personaggio di Lyudmila, che passa dalla granitica fedeltà al partito, alla figura di Stalin, alla messa in discussione del proprio mondo pur di poter riabbracciare la figlia. Dolente e coinvolgente è così la sua supplica al Signore, la richiesta di aiuto nello smarrimento più totale, momento in cui emergono con forza tutta la sua umanità e maternità”. Dal punto di vista pastorale il film “Dear Comrades!” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti, magari contando sulla presenza di un educatore.
“Never Gonna Snow Again”
Małgorzata Szumowska è una delle esponenti più note del cinema polacco contemporaneo; insieme Michał Englert ha realizzato una serie di documentari e un film che troviamo in concorso a Venezia77, “Never Gonna Snow Again”. È la storia di un giovane massaggiatore, Zhenia (Alec Utgoff), originario di Chernobyl che lavora a domicilio in quartiere borghese di Varsavia. I suoi clienti, seppure facoltosi e apparentemente senza problemi, nascondono in verità non pochi irrisolti esistenziali. La presenza di Zhenia è destinata a cambiare le loro vite, un’entità dall’alone mistico-misterioso. Non pochi sono i richiami all’opera di Pier Paolo Pasolini “Teorema” (1968).
“Il film affronta il percorso di riconciliazione di una comunità, che sulle prime appare frammentata e sfuggente – afferma Massimo Giraldi – Si ha l’impressione che ogni persona veda nel massaggiatore la figura o l’elemento di cui ha più bisogno per mettere a fuoco e risolvere i propri problemi. C’è chi convive, infatti, con una malattia usurante, chi con un rimosso nel proprio passato, chi è insoddisfatto nel matrimonio oppure chi non riesce a superare il dolore della perdita. Sono tutte situazioni che trasmettono una profonda incomunicabilità, un mosaico di un’umanità isolata e piegata nella sofferenza. Lo stile visivo è condito nel segno della metafora, ma rivela comunque una regia consapevole ed esperta”.
“Non possiede di certo lo sguardo incisivo di Terence Stamp, algido e sfuggente protagonista del film di Pasolini ‘Teorema’ – sottolinea Sergio Perugini – ma non si può negare un chiaro talento nell’attore Alec Utgoff, che tratteggia la figura del massaggiatore Zhenia a metà strada tra illusionista e guaritore, dagli indubbi riflessi spirituali. Convince la regia per questo stile di racconto sospeso, ammantato di mistero e poesia. Toccanti, poi, sono i raccordi sulla vita che non c’è più a Chernobyl, richiamo a una frattura della memoria condivisa. Nell’insieme, la struttura del racconto sembra caricarsi di troppi passaggi enigmatici, di depistaggi narrativi, che in alcuni casi non portano ad alcun guadagno. Film senza dubbio intrigante, cerebrale ma a tratti fin troppo fumoso, da lasciare lo spettatore suggestionato ma anche disorientato”. Dal punto di vista pastorale il film “Never Gonna Snow Again” è da valutare come complesso e problematico.