Vescovi Usa e Giappone: appello per l’abolizione delle armi nucleari. “Ricordare è impegnarsi per la pace”

Dal 6 al 15 agosto i cattolici di tutto il Giappone saranno uniti nella preghiera per la pace, in memoria del 75° anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che ricorre rispettivamente il 6 e il 9 agosto. Ancora oggi – racconta l’arcivescovo di Nagasaki, mons. Joseph Mitsuaki Takami, presidente della Conferenza episcopale giapponese - il Giappone fa i conti con gli effetti delle radiazioni ma “il danno più grave di quella tragedia non sono né la distruzione di due intere città, né le malattie e le disabilità. È la perdita di fiducia nell'umanità dopo aver sperimentato la cattiveria dell’animo umano”  

L’immediata abolizione delle armi nucleari e la ratifica da parte di tutti i Paesi del Trattato delle Nazioni Unite di non proliferazione nucleare. A chiederla sono i vescovi cattolici del Giappone e degli Stati Uniti in un video pubblicato sul sito della Conferenza episcopale giapponese e realizzato dall’Università Cattolica degli Stati Uniti e dai Comitati Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali di Usa e Giappone. “Little Boy” e “Fat Man”: si chiamavano così le due bombe che 75 anni fa, il 6 e il 9 agosto 1945, distrussero Hiroshima e Nagasaki, cambiando il corso della storia in modo irreversibile. A causa del Coronavirus, molte delle iniziative di commemorazione, che ogni anno si svolgono in questo periodo, sono state annullate o limitate ma la Conferenza episcopale giapponese propone anche quest’anno la celebrazione dal 6 al 15 agosto dei “10 giorni di preghiera la pace”. Il video che è stato pubblicato, vuole inoltre essere “un segno dell’impegno dei vescovi di Usa e Giappone a lavorare e pregare insieme per la pace”.

Molto toccante la testimonianza come “sopravvissuto” dell’arcivescovo di Nagasaki, mons. Joseph Mitsuaki Takami, presidente della Conferenza episcopale giapponese. “Sono nato – dice – il 26 marzo 1946 ed ero un feto di 3 mesi quando fu bombardata Nagasaki. Non posso quindi dare diretta testimonianza delle orribili scene che il bombardamento lasciò in città. La mia nonna materna subì ustioni su tutto il corpo e morì di dolore una settimana dopo senza ricevere cure mediche. Anche due sorelle di mia madre morirono e, 14 anni dopo la fine della guerra, uno dei miei cugini cominciò improvvisamente a risentire dei sintomi di una malattia post-attacco atomico e morì all’età di 17 anni”.  L’arcivescovo racconta il lutto vissuto dalle famiglie sopravvissute, la città in macerie sotto la coltre oscura della nube atomica. Chi è sopravvissuto ha trascorso il resto della sua esistenza nella paura a causa delle ustioni e vittima delle  discriminazioni in quanto considerato “geneticamente inabile” e quindi rifiutato come possibile partner. Ancora oggi, dopo 75 anni, il Giappone fa i conti con gli effetti delle radiazioni ma il danno più grave di quella tragedia non sono né la distruzione di due intere città, né le malattie e le disabilità subite. “È la perdita di fiducia nell’umanità dopo aver sperimentato la cattiveria dell’animo umano”. Nel video, l’arcivescovo di Nagasaki ricorda le parole pronunciate nel 1981 da Giovanni Paolo II nella sua visita al memoriale di Hiroshima: “La guerra è opera dell’uomo. La guerra è distruzione della vita umana. La guerra è morte”. “Ricordare il passato è impegnarsi per il futuro”. “Ricordare Hiroshima è aborrire la guerra nucleare. Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace”.

(Foto Vatican Media/SIR)

Parole che sono riecheggiate lo scorso anno quando Papa Francesco da Hiroshima ha lanciato un monito alle grandi potenze che stanno cercando di defilarsi dai Trattati, come quello sul divieto delle armi nucleari. “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine” e che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale. Così come il possesso delle armi atomiche”.

Nel video prende poi la parola il vescovo David J. Malloy, presidente del Comitato per la giustizia e la pace della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sottolineando l’importanza oggi di “tenere viva la memoria” per non dimenticare “i tremendi costi che hanno le guerre e l’uso di armi di distruzione di massa in termini di vite umane e sofferenza”. La guerra “è un crimine contro Dio e contro l’umanità”, dice il vescovo. “Mai più Nagasaki, mai più Hiroshima”.

Ma c’è un altro fronte in cui i vescovi del Giappone sono particolarmente impegnati ed è quello di chiedere al governo l’abolizione di tutte le centrali nucleari del Paese. Un fronte di impegno che ha come data di inizio quel fatidico 11 marzo 2011 quando, alle 2.46 del pomeriggio, si è verificato un terremoto di magnitudo 9.0 sul fondo del mare a 130 chilometri dalla penisola di Oshika nella prefettura di Miyagi. Un terremoto che ha poi prodotto circa un’ora dopo uno tsunami con onde alte dai 14 ai 15 metri che si schiantarono contro la centrale nucleare di Fukushima. A luglio, la Conferenza episcopale del Giappone ha pubblicato un Documento/Appello di 239 pagine.  “Noi che viviamo in Giappone – scrivono i vescovi – abbiamo ripetutamente subito disastri causati dall’energia nucleare. Pertanto, abbiamo la responsabilità di ricordare la storia di come abbiamo sofferto e causato danni nucleari e di raccontare questa storia al mondo”. “Chiediamo al governo e a tutte le imprese coinvolte nel nucleare di riconsiderare i vari problemi associati all’uso dell’energia nucleare dal punto di vista etico, cioè dal punto di vista della giustizia e dell’equità, e sinceramente chiederci se vale la pena proseguire su questa strada per il futuro”.

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