(da New York) – Saint Paul e Minneapolis sono conosciute come le città gemelle: insieme formano un’unica area metropolitana, adagiata sulla riva del Mississipi. Dal 25 maggio Saint Paul e Minneapolis sono diventate il centro della rivolta afro-americana, con incendi, saccheggi, atti vandalici nel nome di George Floyd, morto perché un poliziotto bianco per otto minuti lo ha bloccato con un ginocchio sul collo, provocandone il soffocamento, nonostante l’uomo ripetesse: “Non riesco a respirare”. Ieri sera una preghiera per la giustizia si è levata da ogni angolo della città, su richiesta del sindaco e dell’arcivescovo mentre una veglia veniva trasmessa in diretta dalla parrocchia afro-americana di Saint Peter Clavel. Il parroco, padre Erich Rutten, si è detto rattristato, sofferente, arrabbiato “perché episodi di questo tipo continuano ad accadere. Alcuni pensano che la supremazia bianca sia un tema per accademici o per dibattiti radiofonici, mentre qui è costata la vita a qualcuno”. Il parroco ha invitato la sua comunità a “scuotere la Chiesa e il mondo sui temi della giustizia sociale perché è sbagliato pensare che i bianchi posseggano il Paese o che posseggano Minneapolis perché è questo che porta alla povertà e come in questo caso alla violenza”.
Il razzismo “al centro” della morte di George Floyd “penetra in ogni aspetto della vita negli Stati Uniti”, semina “il terrore che minaccia le comunità di colore e sfigura tutta la nostra umanità”, ha dichiarato senza mezzi termini Pax Christi Usa, proprio il 28 maggio quando gli incendi hanno danneggiato oltre 120 edifici e ferito parecchie persone.
“Sconvolgente e profondamente inquietante”:
così ha giudicato l’arcivescovo di Saint Paul e Minneapolis, mons. Bernard A. Hebda, il video scioccante dell’aggressione che ha fatto il giro del mondo. “La tristezza e il dolore sono intensi”, ha ribadito l’arcivescovo chiedendo preghiere per la famiglia, “gli amici in lutto, la pace in una comunità ferita”, mentre invoca un’indagine completa e una vera giustizia.
Floyd era stato arrestato perché sospettato di falsificare un assegno. Ammanettato, è stato sbattuto a terra dall’agente di polizia, ora in custodia cautelare e licenziato in tronco assieme ad altri suoi tre colleghi. Le azioni disciplinari non sono bastate a placare le proteste che sono divampate non solo a Minneapolis e a Saint Paul, ma anche a Los Angeles, Fenice, Denver, New York, Louisville in Kentucky e Columbus in Ohio. Il 28 maggio, i manifestanti sono entrati nel 3° distretto di polizia – dove si credeva lavorassero i poliziotti coinvolti nell’incidente dei Floyd – e hanno dato alle fiamme l’edificio. Alcune famiglie che abitano nei pressi hanno dovuto lasciare l’abitazione e hanno cercato rifugio nella vicina parrocchia. Padre Rutten ha dichiarato che “è stata una notte folle: sento solo molto male per la nostra comunità, per così tanto dolore, mentre continuo a sperare di poter trovare modi di guarigione, riconciliazione e pace”. Ieri i manifestanti hanno sfilato in modo pacifico attorno all’edificio incendiato, mentre invece ad Atlanta i disordini hanno portato all’incendio di parecchie macchine della polizia e alla vandalizzazione degli studi della Cnn.
A rendere il clima più rovente hanno contribuito i tweet presidenziali dove il presidente americano Donald Trump scriveva: “Non posso fare un passo indietro e consentire che questo accada in una grande città americana come Minneapolis” imputando la causa delle proteste alla “totale mancanza di leadership o al debole sindaco democratico, Jacob Frey”. Il presidente ha concluso il suo attacco minacciando di inviare la Guardia nazionale per placare i disordini, ignorando il fatto che il governatore Tim Walz del Minnesota avesse già attivato e schierato la Guardia nazionale in risposta a una richiesta dei leader politici locali. Intanto un ragazzo di 19 anni è stato ucciso a Detroit, in Michigan, da alcuni spari provenienti da un Suv. Lo riporta l’Associated Press. Gli spari erano indirizzati contro la folla che stava manifestando proprio per l’uccisione di Floyd. Il Pentagono, poi, allerta l’esercito. Lo si vuole dispiegare a Minneapolis per sedare gli scontri. E anche a Washington non accennano a diminuire le proteste davanti alla Casa Bianca. Secondo il Guardian, i manifestanti hanno lanciato acqua contro gli agenti dei Servizi segreti schierati, mentre alcuni denunciano sui social l’uso dei lacrimogeni sulla folla. L’autopsia sulla vittima esclude al momento “una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento”. Ma la famiglia ne chiede un’altra indipendente. È stato proclamato lo stato d’emergenza ad Atlanta.
I sei vescovi del Minnesota, attraverso il loro portavoce, hanno ribadito che quanto accaduto a Floyd
“è una tragedia”
e chiedono investigazioni rapide per i colpevoli per “far sentire le persone al sicuro e fare recuperare loro fiducia nelle forze dell’ordine”. “Se c’è stata una cattiva condotta, si spera che la giustizia sarà fatta”, hanno concluso i presuli.