Incontro ortodosso ad Amman, tra presenze e defezioni alla ricerca di un “consenso” per risolvere i problemi

L’idea di un vertice era maturata a novembre durante una visita del patriarca Teofilo a Mosca, precisando che la riunione non costituiva “una sinassi ufficiale” quanto piuttosto “un incontro fraterno”. Alla fine, però, ad Amman hanno partecipato solo tre Patriarchi: il patriarca Teofilo della Chiesa ortodossa di Gerusalemme, il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia e il patriarca Irinej di Serbia

“Le decisioni riguardanti questioni di grande importanza ortodossa, compresa la concessione dell’autocefalia a particolari Chiese, devono essere prese in uno spirito di dialogo e unità pan-ortodosse, e con consenso pan-ortodosso”. È quanto ribadiscono in un comunicato diffuso oggi i partecipanti a una “riunione” di capi e delegazioni delle diverse Chiese ortodosse, che su invito del patriarca di Gerusalemme, Teofilo III, e per iniziativa del Patriarcato di Mosca si è svolta ieri, 26 febbraio, ad Amman. Scopo dell’incontro era quello di rinnovare e promuovere l’unità all’interno della comunione ortodossa, in un momento di crisi e diversità di vedute tra le Chiese. L’idea di un vertice era maturata a novembre durante una visita del patriarca Teofilo a Mosca, precisando che la riunione non costituiva “una sinassi ufficiale” quanto piuttosto “un incontro fraterno”. Alla fine, però, ad Amman hanno partecipato solo tre Patriarchi: il patriarca Teofilo della Chiesa ortodossa di Gerusalemme, il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia e il patriarca Irinej di Serbia. Le Chiese romena, polacca e ceca-slovacca hanno inviato delegazioni. Assente del tutto invece il patriarca di Antiochia, Giovanni X, la cui presenza (vista la sua vicinanza a Mosca) era data per scontata. Hanno declinato l’invito anche altre due Chiese molto vicine a Mosca e cioè Georgia e Bulgaria.

Presenze e defezioni che sono segno rivelatore di una spaccatura all’interno del mondo ortodosso, resa ancora più profonda a seguito della concessione, nel dicembre 2018, da parte del patriarca ecumenico Bartolomeo, dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Epifanio, fortemente osteggiata soprattutto dal patriarcato di Mosca che, riconoscendo come canonica solo la Chiesa presieduta dal metropolita Onofrio, considera Epifanio e il clero a lui fedele degli scismatici e la decisione di Bartolomeo fuori dalle sue prerogative.

Una divergenza che ha portato fra l’altro gli ortodossi russi a rompere la comunione eucaristica con Costantinopoli. In un’intervista all’agenzia russa Interfax-religion, rilanciata sul portale ufficiale del Patriarcato di Mosca, il Metropolita Hilarion ha spiegato che l’assenza di particolari Chiese ad Amman non avrebbe reso l’incontro “meno significante”, ricordando che lo stesso avvenne per il Sinodo pan-ortodosso convocato nel 2016 dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli a Creta al quale non parteciparono le Chiese di Russia, Bulgaria, Georgia ed Antiochia. Il metropolita Hilarion tiene poi a precisare che l’incontro di Amman non è stato convocato per “prendere delle decisioni” ma per favorire “una discussione fraterna su problemi urgenti e i possibili modi di uscire dalla crisi”.

Nel comunicato finale, infatti, patriarchi e capi delle delegazioni scrivono che l’incontro si è svolto di “un’atmosfera di amore fraterno” ed era appunto finalizzato a “rafforzare i legami”, “sostenere l’unità delle chiese ortodosse e rinnovare il dialogo nella speranza di favorire la riconciliazione laddove c’è stata discordia”.

Nel corso dei lavori, si è parlato della situazione Ucraina e i partecipanti hanno sottolineato la necessità di un “dialogo pan-ortodosso” per favorire “la riconciliazione” e “la guarigione” delle ferite causate dalla concessione dell’autocefalia da parte del Patriarca Bartolomeo.

Ad Amman, i capi delle Chiese hanno anche parlato della situazione in Macedonia settentrionale, dove è in atto una lunga diatriba tra la Chiesa ortodossa serba e quella macedone che anela ad una autonomia ecclesiale da Belgrado. Riguardo invece la situazione del Montenegro, le delegazioni partecipanti hanno esortato le autorità competenti a rispettare e difendere il diritto fondamentale alla proprietà, compreso quello della Chiesa. Il comunicato si conclude con un invito al Patriarca ecumenico di Costantinopoli perché proprio per il suo ruolo che nel comunicato viene definito “anzianità d’onore (πρεσβεια τιμήs)” e non come storicamente sempre considerato “Primus inter pares”, possa anche lui unirsi “a questo dialogo insieme a suoi fratelli Primati”.

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