Cari amici
mi spiace tanto non poter essere oggi con voi. Sono ricoverato in ospedale dove mi sono sottoposto ad un intervento al cuore che è riuscito bene e dove ora sto facendo un percorso di riabilitazione. Anzitutto ringrazio per la presenza Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI e Mons. Domenico Pompili, Presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Insieme agli amici del Consiglio Direttivo di CORALLO saluto tutti voi. Sarebbe stata questa la prima occasione per incontrarvi dopo la mia nomina a Presidente di CORALLO. Una chiamata inaspettata a cui ho risposto con gratitudine e con il desiderio di poter svolgere un servizio alla nostra associazione e alla Chiesa. Tanti di voi sono amici di vecchia data; spero presto di incontrare chi ancora non conosco. Tutti insieme siamo accomunati dallo stesso desiderio e dalla stessa missione: usare radio e TV per una presenza e un annuncio cristiano nell’etere e al tempo stesso per un servizio alle nostre comunità di appartenenza. C’è un altro grande mio rammarico nel non poter essere presente: per ricordare con voi il caro Presidente Luigi Bardelli che ci ha lasciato nel maggio scorso. Voglio anzitutto salutare i suoi famigliari: la signora Franca e i figli Chiara, Paola e Giovanni.
Per me Luigi è stato anzitutto un caro amico. Lo conobbi nel settembre 1990. Ero Presidente di CORALLO che allora associava soltanto la radiofonia ecclesiale. La prima legge di disciplina dell’etere, la legge Mammì, era stata approvata un mese prima. Grazie a un serrato confronto parlamentare e a un infaticabile lavoro per adeguare le nostre emittenti radiofoniche ai dettati della legge, tutte le 400 radio associate a CORALLO erano riuscite a possedere i requisiti richiesti. Non altrettanto le emittenti televisive ecclesiali che rischiavano di non avere la concessione. L’allora Segretario della CEI Mons. Camillo Ruini chiese a CORALLO di allargare la nostra associazione anche alle tv ecclesiali. E così incontrai Luigi. Diventammo subito amici. Insieme lavorammo perché i criteri di selezione per il rilascio delle concessioni televisive non fossero parametrati solo ad indici economici, di copertura e di ascolto ma si tenesse conto anche del servizio di informazione svolto per il territorio e della forma comunitaria di tante nostre emittenti televisive. Quando due anni dopo vennero rilasciate le concessioni, tra queste ci furono anche tutte le nostre tv ecclesiali.
L’amicizia con Luigi non si limitava a condividere un lavoro di tutela e promozione degli associati. Con Luigi, più che con altri compagni di viaggio, scattò un riconoscimento più profondo. Il lavoro insieme fu occasione per condividere la stessa fede in Cristo che ciascuno di noi aveva incontrato e vissuto dentro tempi, storie e ambiti differenti, eppure era la stessa. Anche dopo aver lasciato a lui il mio incarico a CORALLO nel 1995, il nostro rapporto non si è interrotto. I nostri incontri non potevano fare a meno di essere un confronto a tutto campo, intrecciando riflessioni sul nostro credere, la Chiesa, le nostre vicende personali con le urgenze del settore radiotelevisivo. Così anche queste erano filtrate da quello sguardo più ampio, unito alla sapiente e distaccata ironia di cui quel toscanaccio di Luigi non si è mai stancato di dispensare. Perché, come Luigi ci ha sempre ricordato, siamo solo strumenti e non artefici del destino del nostro agire. Ma questo approccio non aveva nulla di infantile o di arrendevole. Al contrario quella ingenua baldanza ci ha messo costantemente al lavoro per costruire quel poco o tanto che abbiamo potuto. Con energia, determinazione e senza cedimenti, sia che si fosse impegnati in tavoli interassociativi, al Ministero, in Parlamento, all’Autorità, con i sindacati, gli organismi di categoria e anche in CEI. Questo è il lascito più importante di Luigi che conservo e voglio comunicarvi. Entrando più nello specifico della nostra attività, ci sono alcune parole care a Luigi che forse possono descrivere le sue linee di lavoro e che anche oggi conservano tutta la loro attualità. Anzitutto l’identità delle nostre emittenti, pur dentro la loro grande varietà: una presenza di Chiesa, di senso, di proposta, di incontro con tutti. Un’altra parola ripetuta soprattutto in questi ultimi anni: la sinodalità, essere strumenti a servizio e in comunione con la Chiesa in Italia.
Luigi è stato uno strenuo fautore e difensore della vocazione locale delle nostre emittenti. Voci e strumenti del territorio, non soggetti a sé stanti. Basti pensare alla sua TVL, nata e continuata negli anni ad essere voce di una precisa realtà: quella di MAIC, l’incredibile opera di carità per disabili a cui Luigi ha donato tutto se stesso. Allo stesso tempo Luigi ha rifuggito il localismo fine a se stesso, proponendo quello che chiamava “local-global” (gli è sempre piaciuto fare un po’ l’amerikano!). Dentro la località, ma aperti al mondo. Per questo ha saputo valorizzare sinergie tra emittenti (syndacation, produzioni in comune) e con altri soggetti per condividere obiettivi e servizi nel settore. Un’altra parola che infine non si è mai stancato di ripetere: il pluralismo nella comunicazione come contributo al bene comune. Adattando anche alla radiotelevisione quella suggestiva immagine della “scomparsa delle lucciole”, che in un famoso articolo su Il Corriere della Sera il 1 febbraio 1975 Pier Paolo Pasolini aveva usato per denunciare il vuoto del potere e la caduta dei valori in Italia. In ogni occasione e convegno, anche di fronte al Papa, Luigi ha parlato del rischio di scomparsa delle lucciole, le piccole voci delle nostre emittenti da salvaguardare per un autentico pluralismo nella comunicazione.
Nonostante siano passati cinquant’anni dalle trasmissioni delle prime radio e TV libere, l’ascolto dell’emittenza locale continua ad essere significativo. Anche la presenza delle nostre emittenti ecclesiali, pur nella varietà di formati, dimensioni, modalità di comunicazione e scarsezza di mezzi, è ancora capace di portare un contributo originale, diverso ed apprezzato come voce del territorio in cui operano. Gli strumenti e le risorse messe a disposizione in questi anni dalla Chiesa italiana attraverso Fondazione Comunicazione e Cultura; l’attenzione della Segreteria Generale e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI, dell’Ufficio per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e di SECOM; la dedizione e competenza degli uffici di CORALLO; la professionalità di InBlu e Tv2000 hanno aiutato le nostre emittenti: ad affrontare le tante sfide e difficoltà incontrate, a stringere proficui rapporti di sinergie costituendo AERANTICORALLO, a crescere in professionalità grazie a corsi di formazione e partecipazione a bandi pubblici, ad arricchire la programmazione con apporti di ampio respiro senza smarrire la propria vocazione locale. In questi anni tante emittenti ecclesiali hanno cessato l’attività e la nostra presenza nell’etere si è ridotta. Occorre valorizzare le prospettive aperte dalla tecnologia digitale per recuperare e consolidare quegli spazi persi e ridare slancio a una stagione di rinnovata presenza. Occorre continuare la riflessione sul ruolo della comunicazione locale dentro il contesto massmediale e sul ruolo dei nostri strumenti di comunicazione locale accanto a media nazionali dentro la Chiesa
La grande ricchezza della pluralità delle nostre emittenti è ancora in larga parte da scoprire e valorizzare. Come conferma la collaborazione sinergica tra le emittenti televisive di CONCORALLO, che sta consentendo una circuitazione di produzioni capace di valorizzare le peculiarità locali di ciascuna, costituendo un unicum nel panorama radiotelevisivo italiano. Una sollecitazione positiva questa anche per le nostre radio ad attivare una reale sinergia tra di loro, valorizzando la ricchezza della loro articolata presenza, ripensando e se possibile potenziando alcuni strumenti e programmi comuni che forse hanno bisogno di essere rinnovati.
Termino richiamando il mandato affidato da Papa Francesco a CORALLO e ad altri media ecclesiali nell’ udienza del 23 novembre 2023: “Il vostro radicamento capillare testimonia il desiderio di raggiungere le persone con attenzione e vicinanza, con umanità. La comunicazione è mettere in comune, tessere trame di comunione, creare ponti senza alzare i muri. Comunicare è formare. Comunicare è formare la società”.
Milano, 17 dicembre 2024
Franco Mugerli
Presidente CORALLO