Si è svolto a fine novembre, in diretta streaming, il bibliowebinar organizzato dal Centro studi Scienza & Vita (S&V), dedicato al recente libro “I primi 1.000 giorni d’oro. Puericultura per i genitori e per chi cura i bambini”, scritto da Carlo Bellieni, neonatologo e pediatra, professore associato presso l’Università di Siena. Il testo, pubblicato da Ancora Editrice, è una raccolta di interessanti, e talvolta innovativi, “spunti di puericultura” relativi ai primi 1.000 giorni di vita di ciascun essere umano (dal suo concepimento fino al compimento dei due anni dalla nascita), saldamente radicati nelle più recenti acquisizioni della ricerca neonatologica e pediatrica.
L’incontro (disponibile per la visione qui) ha visto la partecipazione di due qualificati ospiti, Claudia Navarini (filosofo e bioeticista) e Monica Mondo (giornalista, autrice televisiva e scrittrice), in dialogo con l’autore. In apertura, non è mancato il saluto introduttivo del presidente di S&V, Alberto Gambino. Quali i principali aspetti dal libro e approfonditi nel dialogo tra gli ospiti e Bellieni? Anzitutto la “continuità” ininterrotta che caratterizza la vita del neo-concepito nelle diverse fasi del suo sviluppo fino alla nascita e oltre. In altre parole, tutto ciò che l’essere umano vive e sperimenta durante la sua crescita nell’utero materno avrà importanti effetti anche nella sua vita post-natale. Ciò in ossequio ad una fondamentale legge biologica che Bellieni riassume così: “A parità di stimolo, gli effetti buoni o cattivi sono maggiori quanto più immaturo è il soggetto”. Perciò, uno stimolo dato ad un neonato avrà delle ripercussioni sul suo futuro maggiori di quelle che si avrebbero somministrando il medesimo stimolo ad un ventenne. Ne deriva la necessità di prestare massima attenzione ad ogni gesto che, durante la gravidanza, possa “lasciare il segno” sul bimbo che cresce. Si tratta, insomma, di sfatare definitivamente il falso mito secondo cui embrione, feto, neonato, lattante, altro non sono che stati della vita umana inerti, sonnolenti, assopiti, e che la vera vita dell’individuo verrà solo dopo la nascita. La scienza attuale mostra inequivocabilmente l’esatto contrario: neo-concepito e madre costituisco una diade solidale e in continuo scambio – biologico, fisiologico e psicologico -, i cui effetti si ripercuoteranno su tutta la futura vita del nascituro.
Un altro importante aspetto emerso dalle domande rivolte dagli ospiti all’autore è la capacità del bimbo, durante i primi 1.000 giorni di sviluppo, di percepire il dolore. Bellieni, vero esperto del settore con importanti ricerche e scoperte, ha sottolineato alcune incongruenze che, talvolta, ancora albergano – almeno tendenzialmente – nella prassi medica relativa a tale periodo di crescita. È importante, dunque, garantire sempre, anche in queste fasi precoci di vita, un presidio adeguato e proporzionato contro l’eventuale sensazione di dolore causato da condizioni di salute o da necessari interventi medici. Anche l’esperienza del dolore fisico, infatti, può lasciare tracce indelebili nella persona che cresce.
Diversi altri temi sono emersi nel dialogo con Bellieni, conclusosi con un auspicio comune: le nuove conoscenze che continuamente la scienza neonatologica acquisisce ed offre, strumento prezioso per una migliore assistenza ai nascituri e ai neonati, possa diventare anche un aiuto concreto ai neogenitori – e soprattutto le neomamme – per mettere in atto i comportamenti più corretti e utili nell’accompagnare la prima crescita del loro figlio, evitando errori grossolani e relative conseguenze negative importanti. Ma perché ciò possa tradursi in realtà, è necessario approntare e diffondere iniziative formative dedicate ai neogenitori, perché possano ricevere conoscenze adeguate e supporto nel loro impegno ad accogliere, custodire e servire la vita che sboccia.