Parlare di povertà, o meglio, di poveri, è una urgenza sia politica che culturale, perché non è un tema tra i tanti, o specchietto delle allodole in campagna elettorale, ma deve avere una sua centralità nel dibattito pubblico e sollecitare risposte che vadano oltre le soluzioni tamponi. Prendendo anche consapevolezza, come mostrano i dati Istat, che nell’ultimo decennio il livello di povertà assoluta è triplicato, coinvolgendo una fascia sempre più ampia di popolazione. Puntuale l’analisi di Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia, che così commenta: “Le forme della povertà, le sue declinazioni sono cambiate e stanno ancora mutando. Oggi siamo di fronte anche a forme di povertà molto insidiose. Pensiamo ai 1.300.000 bambini che vivono sotto la soglia della povertà assoluta e che hanno problemi di povertà educativa: è la condizione che mi spaventa di più perché riguarda minori che oggi non solo non si nutrono come dovrebbero ma non vanno neanche a scuola. Eppure anche loro rappresentano il futuro di questo Paese; e se non vengono messi nelle condizioni di crescere bene, probabilmente, un domani saranno dei cittadini dimezzati. Poi ci sono nuove forme di povertà sanitaria e farmaceutica, con un crescente aumento delle persone che non si curano o non si sottopongono a visite o esami di controllo perché non possono permetterselo. Inoltre, c’è un problema di povertà alimentare, fenomeno che nel nostro Paese avevamo quasi dimenticato”.
Una veloce carrellata di volti di poveri, che denuncia anche un’altra triste realtà, quella dei “pavimenti appiccicosi”, come li aveva definiti Caritas italiana. “È certificato – così Russo – il fatto che chi nasce povero difficilmente riuscirà a riscattarsi da questa condizione”. Situazioni, queste, di fronte alle quali non è più consentito l’approccio del “si salvi chi può, chi non può si aggiusti”: una democrazia come la nostra, con la Costituzione che abbiamo, non può ridursi a questo. E sta accadendo”. E se si chiede con forza che “si metta immediatamente mano a riforme strutturali, superando la stagione dei bonus”, altrettanto urgente è la questione culturale: “Sul tema si dicono troppe sciocchezze che alimentano una ‘subcultura’ in crescita – quella per la quale si è poveri per colpa – e una retorica che non fanno bene alla società e neppure alla politica”.
Povertà: oltre la retorica l’ora delle risposte
Sono 1.300.000 i bambini che vivono sotto la soglia della povertà assoluta e che hanno problemi di povertà educativa: è la condizione che spaventa di più perché riguarda minori che oggi non solo non si nutrono come dovrebbero ma non vanno neanche a scuola