La “Statale” di Milano alla boa del secolo. Brambilla (rettrice): “Comunità coesa e collaborativa”

L'Università degli Studi di Milano nasce nel 1924. In questi giorni un convegno mette in dialogo l'ateneo con la città e il Paese su temi di attualità: migrazioni, riforme, lavoro, istruzione. Ampia la proposta formativa, con studenti provenienti da tutta Italia e dall'estero

(Foto Marco Riva - Università degli Studi di Milano)

Cento anni. Per un ateneo potrebbero non essere molti, rispetto ad altri con un curriculum plurisecolare. Eppure l’Università degli Studi di Milano ha una storia significativa da raccontare e da celebrare, come sta facendo in questi giorni. La “Statale” del capoluogo lombardo nasceva ufficialmente l’8 dicembre 1924, dopo un periodo di “gestazione” avviato fin dal 1923 da Luigi Mangiagalli, fondatore e primo rettore dell’Ateneo milanese.

(Foto Università degli Studi di Milano)

La Ca’ Granda in via Festa del Perdono. Oggi i numeri mostrano un ateneo cresciuto col tempo e radicatosi nella realtà formativa e culturale del Paese: quasi 60mila studenti (provenienti dalla Lombardia, dalle altre regioni italiane e dall’estero), 2.800 docenti, studi umanistici e scientifici, 83 corsi triennali e 75 magistrali, numerose partnership con atenei esteri, proposte culturali, artistiche e sportive. L’università – che ha sede nell’edificio rinascimentale conosciuto come Ca’ Grande, già Ospedale Maggiore, che affaccia su via Festa del Perdono, oltre a diverse altre sedi in Milano e fuori città – da questo mese ha anche una nuova rettrice, la professoressa Marina Brambilla (nella foto), docente di Lingua e Linguistica tedesca. Appena assunto il nuovo incarico ha affermato: “Al centro del mio mandato resterà sempre ferma la consapevolezza che solo una comunità coesa e collaborativa può portare valore autentico alla vita dell’ateneo e alla sua fondamentale funzione per lo sviluppo del nostro territorio e del nostro Paese. Siamo un grande ateneo multidisciplinare: saremo una grande comunità plurale, ricca di diversità” nel quale “non mancherà l’ascolto e il confronto dialogico. Questa è la nostra forza, questa è la certezza su cui costruire gli anni che verranno”.

“Cent’anni in dialogo”. Tra le varie iniziative del centenario, nei giorni 17 e 18 ottobre l’università apre le porte alla città e al Paese con un articolato percorso dal titolo “Cent’anni in dialogo: leggere e ascoltare la società che cambia” promosso dal dipartimento di Scienze sociali e politiche e dal dipartimento di Economia, management e metodi quantitativi. “Una due giorni di dialogo tra università e società, intorno ad alcune questioni di rilievo sotto il profilo politico, economico e sociale”, spiegano i promotori. “Ospiti illustri, docenti interni, rappresentanti delle istituzioni discuteranno dei temi attorno a cui sono articolate le diverse sessioni: immigrazioni, genere, welfare, lavoro, educazione”. L’Università degli Studi intende così incontrarsi “con le istanze del nostro tempo e valorizzare la produzione di conoscenze in grado di contribuire al dibattito pubblico su nodi cruciali per il nostro futuro”.

(Foto Università degli Studi di Milano)

Focus su migrazioni e riforme. Tre le sessioni odierne: “Emergenze ambientali e spostamenti di popolazione: è un allarme fondato?”; “La certificazione di genere può incidere sul divario di genere?”; “Riformismo sociale 2.0: Italia e Europa di fronte alle sfide eco-sociali del terzo millennio”. Fra in docenti che hanno contribuito alla due giorni il sociologo Maurizio Ambrosini (nella foto) spiega al Sir i contorni del primo tema: “Le migrazioni internazionali sono una delle grandi sfide sociali e politiche del nostro tempo, a cui anche Papa Francesco dedica una vibrante sollecitudine, attualizzando una vicinanza ai migranti da parte della Chiesa cattolica che ha attraversato tutto il ‘900”. Ambrosini precisa: “Oggi, tra le cause delle migrazioni, un’attenzione crescente viene dedicata alle emergenze climatiche e ambientali”. “Proiezioni allarmanti parlano di isole e zone costiere sommerse dalle acque, di avanzamento dei deserti, di zone coltivabili destinate all’abbandono. Di conseguenza, varie voci paventano che centinaia di milioni di abitanti sarebbero costretti a spostarsi da qui al 2050. Gli studiosi delle migrazioni sono tuttavia generalmente più cauti, sottolineano la multicausalità delle migrazioni, i vincoli che la povertà pone alla mobilità e il corto raggio degli spostamenti per ragioni legate al deterioramento dell’ambiente, che rimangono essenzialmente interni ai Paesi di origine, spesso provvisori, oppure associati ai fenomeni di urbanizzazione delle popolazioni rurali in cerca di un destino migliore”. La prima sessione del convegno ha fatto il punto su questo tema.

Lavoro e test Invalsi. Nel programma di venerdì 18 ottobre figurano altri due argomenti: “La regolazione del lavoro in uno scenario che cambia”; “Test Invalsi dieci anni dopo: un primo bilancio”. Numerosi i relatori coinvolti tra oggi e domani fra i quali Francesco C. Billari (rettore dell’Università Bocconi); Paola Bonizzoni (Università degli Studi di Milano); Elena Bonetti (già ministra delle Pari opportunità); Chiara Saraceno (Università degli Studi di Torino); mons. Marco Pagniello (direttore Caritas italiana).

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