“Impegno pubblico e virtù. L’esempio di Carlo Casini, magistrato, deputato, europarlamentare, leader del Movimento per la vita italiano” è il tema del convegno in programma domani a Roma, nella Sala della Regina di Montecitorio. A promuoverlo l’associazione “Amici di Carlo Casini” in collaborazione con il Movimento per la vita italiano (Mpvi). Ad aprire i lavori il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Tra i relatori Lorenzo Cesa, segretario politico dell’Udc, il partito con cui per tanti anni Casini ha collaborato; Rocco Buttiglione; Giuliano Amato; Margherita Cassano, prima donna presidente della Corte di cassazione. Carlo Casini è sicuramente un testimone autorevole della politica intesa come spazio di carità organizzata e, come affermava Paolo VI, come più alta espressione della carità. Abbiamo intervistato Luisa Santolini, già parlamentare e già presidente del Forum delle associazioni familiari, membro del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, che insieme a Paola Binetti è tra le principali organizzatrici del convegno.
Che cosa vi proponete con questo evento e quali sono le vostre attese?
Da quando Carlo Casini è tornato alla Casa del Padre quasi 5 anni fa, è iniziata in modo del tutto spontaneo una mobilitazione incredibile di tutti gli amici (e sono proprio tanti) e di tutte le persone che lo avevano conosciuto, per ricordarlo nelle cose che ha scritto, che ha detto e che ha fatto. Il suo lascito è immenso e sono innumerevoli le iniziative e le proposte scaturite in questi anni a dimostrazione che la memoria di Carlo è ancora vivissima non solo nel “popolo della vita” e nel Movimento che ha fondato e diretto per decenni. Come è noto, Casini è stato anche un magistrato e un parlamentare prima italiano e poi europeo per molti anni; dunque una persona che si è spesa nel campo della bioetica e nel campo del diritto come pochi e la sua semina ha dato frutti copiosi in tutti questi ambiti. Il nostro convegno si inserisce in questo grande fiume che da anni e in tutti i modi vuole celebrarlo e farne memoria. Il nostro desiderio è ricordare un uomo che è stato eccellente in tutti i campi nei quali si è cimentato, ma senza intenti agiografici.
In questi anni la politica non gode di buona salute. Quale “lezione” ci lascia Carlo Casini?
Noi vogliamo ricordare due cose del Casini politico: anzitutto che fu tra i primi a riconoscere la forza pedagogica di una legge e dunque la necessità di scrivere leggi giuste per il bene comune. In secondo luogo, che
Casini è la dimostrazione viva che si può essere santi anche facendo politica.
Lo stesso vale per il Casini magistrato. Anche la magistratura non gode di ottima salute, ma tuttora sono tanti i colleghi pronti a ricordarlo come un esempio luminoso. Ecco perché questo convegno alla Camera dei deputati, dove Carlo ha dominato la scena per tanto tempo.
Chi sono i relatori che ne metteranno in risalto la figura e l’esempio nella vita pubblica?
Nell’organizzare il convegno, volendo ricordare l’uomo magistrato, l’uomo politico, ma anche l’uomo di fede, abbiamo invitato illustri personalità che daranno un contributo di altissimo livello: il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino; l’ex presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato; il magistrato e giurista Margherita Cassano, primo presidente donna della Corte Suprema di Cassazione italiana. A seguire due tavole rotonde con parlamentari europei ed italiani, lieti di venire a testimoniare la loro ammirazione per Carlo, anche se a volte militanti in campi avversi. Apre e chiude l’onorevole Lorenzo Cesa, che ci ha molto aiutato ad organizzare il convegno ed era grande amico di Carlo. Ognuno di loro porterà un contributo originale e una visione nuova sulla vita di Carlo e confermerà che Casini ha avuto un ruolo di primissimo piano nel cattolicesimo politico ed associativo da 50 anni a questa parte.
Lo scorso 9 luglio è stata costituita l’Associazione “Amici di Carlo Casini”. Cosa si prefigge?
Il 9 luglio è una data che diventerà storica ed io sono onorata di averne fatto parte. Si è costituita davanti ad un notaio l’Associazione “Amici di Carlo Casini”: un gruppo iniziale costituito da tutta la sua famiglia, a partire dalla moglie Maria (una grandissima donna!), dagli amici più “antichi”, da membri del Mpv al quale Carlo ha davvero dedicato tutto se stesso, da coloro che come me hanno condiviso battaglie e sconfitte, ma anche successi e riconoscimenti. Lo scopo?
Avviare in modo ufficiale, facendo passi concreti, la causa di beatificazione di Carlo.
Sappiamo che ci vorrà tempo, che è un percorso non semplice e scontato, come è giusto che sia, ma siamo sicuri che con l’aiuto del Signore arriveremo al traguardo. Carlo era amico di San Giovanni Paolo ll, era amico di Santa Madre Teresa di Calcutta: siamo certi che da lassù anche loro si adopereranno per portarlo sugli altari. L’associazione è aperta a tutti. Tutti si possono iscrivere e dare il proprio contributo. Sono certa che il “popolo della vita” vi entrerà presto e la renderà ancora più viva e più importante.
Chi è per lei, personalmente, Carlo Casini, e che messaggio offre oggi la sua testimonianza di cattolico laico impegnato nella vita civile?
La perdita di Carlo per me è stata un doloroso senso di vuoto che non si è ancora colmato. Ho perso un amico, un testimone, un punto di riferimento, una guida, una certezza che mi accompagnava sempre. Da cattolico laico impegnato,
mi ha insegnato – e non solo a me – con la sua vita e il suo esempio che la vita è una missione.
Molti, nel mondo cattolico, pensano che basti essere brave persone. Per Carlo non era così; diceva che oggi questo non basta più. Chi non sente una chiamata alla responsabilità collettiva, chi non si fa carico dei tanti mali che affliggono le nostre città e la nostra terra, chi non sente l’urgenza di cambiare il mondo per quello che può, ma si limita a scuotere la testa e si chiude in casa dove le culle sono vuote e il focolare è acceso, non è un buon cristiano. È l’eredità che ci ha lasciato e tutti dobbiamo esserne degni eredi.
Lei afferma che Casini era innamorato della bellezza e che la associava alla maternità.
Sì. Diceva che la bellezza dipende dalla profondità dello sguardo, dall’anima e dal corpo che la suscitano, e non c’è niente di più bello dello sguardo e del corpo di una donna in maternità. Dalla bellezza scaturisce la vita e Carlo lo sapeva.
E di fronte alla stupefacente bellezza della maternità si commuoveva.
Ma era anche capace di altro: sapeva trovare la bellezza là dove è nascosta, dove nessuno la vede: la bellezza sotto una maschera di dolore o di indifferenza, o di cattiveria o di disprezzo. Là dove gli altri si fermano all’apparenza.
Una bellezza sfigurata dalle circostanze, da un destino imprevedibile, da scelte sbagliate, da un male profondo fisico o spirituale.
Ecco, lì Carlo c’era e faceva come il buon samaritano: si prendeva cura della sorella smarrita, dello sconosciuto incontrato sul ciglio della sua strada. Non era né semplice, né scontato, né dovuto. Ma Carlo c’era. Testimone di verità, di amore, di amicizia, di bellezza. La bellezza evoca la festa e non è mai banale. Suscita umiltà, attesa e preghiera. Evoca il senso del mistero e Carlo era rapito dal Mistero che contemplava nell’Eucarestia.
Vite come quelle di Carlo non vanno sprecate o dimenticate.
Ora tocca a chi è rimasto raccogliere il testimone. Il nostro convegno vuole essere l’occasione per dirgli solo una parola commossa e sentita: “grazie”.