Alla fine il compromesso è stato raggiunto: a fronte dell’impegno e dell’obbligo di mettere a gara le concessioni balneari, viene concessa una proroga di quelle esistenti fino al 2027. Stavolta sembra veramente chiuso il contenzioso tra l’Italia, che ha difeso a oltranza lo status quo su cui la potente lobby dei balneari aveva innalzato le barricate, e la Commissione europea, che in questi anni si è battuta perché fosse affermato il principio della libera concorrenza.
La soluzione è stata inserita in un decreto-legge appena varato dal Consiglio dei ministri proprio per agevolare la chiusura di sedici casi d’infrazione contestati dalla Ue tra cui, appunto, quello degli stabilimenti balneari. Un braccio di ferro che si può far risalire almeno al 2009. “La collaborazione tra Roma e Bruxelles – ha sottolineato una nota di Palazzo Chigi – ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione”. “La Commissione europea accoglie con favore la decisione dell’Italia”, ha commentato a stretto giro la portavoce Ue per il mercato interno, Johanna Bernsel, parlando di “una soluzione completa, aperta e non discriminatoria” da attuare nei prossimi tre anni. Naturalmente le autorità europee vigileranno sull’applicazione dell’accordo. I precedenti, bisogna ammetterlo, non sono confortanti, ma sul piano politico dovrebbe essere di garanzia l’intesa raggiunta da Meloni, Salvini e Tajani in un vertice che si è tenuto a ridosso del Consiglio dei ministri decisivo. D’altronde, se l’Italia vuole un ruolo adeguato per il suo commissario Fitto bisogna sgombrare il campo dai nodi ancora aperti, né si possono continuare a subordinare gli interessi nazionali a quelli di una categoria per quanto elettoralmente pesante. Molto negativi, comunque, i giudizi delle opposizioni che parlano, tra l’altro, di una “presa in giro”.
La scadenza del 2027 contempla delle eccezioni: potrà essere spostata fino al 31 marzo 2028 in caso di problemi di oggettiva rilevanza, mentre i Comuni potranno anticipare le gare rispetto al termine ordinario del 30 giugno 2027 motivando adeguatamente la decisione. Le nuove concessioni avranno una durata compresa tra 5 e 20 anni. I subentranti dovranno versare agli uscenti un indennizzo “pari a quanto necessario per garantire un’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni” e dovranno assumere i lavoratori della precedente gestione che traevano da questa attività la principale fonte di reddito. I criteri per le gare saranno definiti in un successivo atto amministrativo. Essere stati titolari di una concessione balneare come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare sarà uno degli elementi da tenere presenti nella valutazione.