Wimbledon. Remondegui: “Jasmine Paolini ce la farà, ma comunque vada ha già vinto”

Oggi sarà una giornata storica per il tennis italiano. Per la prima volta, infatti, un’italiana – Jasmine Paolini – è in finale a Wimbledon. L’azzurra, attualmente numero 7 al mondo, ha superato in una semifinale sofferta e combattuta la croata Donna Vekic e oggi si giocherà il titolo contro Barbora Krejčíková, tennista ceca numero 2 del ranking mondiale. In occasione dell’incontro e in un momento d’oro per il tennis italiano il Sir ha incontrato Patricio Remondegui, allenatore di lungo corso di campioni, oggi direttore della Tennis Academy di Ravenna, una delle più importanti in Italia

(Foto ANSA/SIR)

Oggi sarà una giornata storica per il tennis italiano. Per la prima volta, infatti, un’italiana – Jasmine Paolini – è in finale a Wimbledon. L’azzurra, attualmente numero 7 al mondo, ha superato in una semifinale sofferta e combattuta la croata Donna Vekic e oggi si giocherà il titolo contro Barbora Krejčíková, tennista ceca numero 2 del ranking mondiale. In occasione dell’incontro e in un momento d’oro per il tennis italiano il Sir ha incontrato Patricio Remondegui, allenatore di lungo corso di campioni, oggi direttore della Tennis Academy di Ravenna, una delle più importanti in Italia.

Che momento è per il tennis azzurro?
L’Italia del tennis ci ha abituato alle imprese. È un movimento in continua evoluzione e crescita. Oltre a Sinner c’è anche la bellissima realtà di Jasmine. Sono ragazzi alla mano, trasparenti e con valori enormi. È una cosa molto importante per il movimento e per tutto lo sport italiano.

Che tennista è Jasmine Paolini e secondo lei perché è “esplosa” solo ora a 28 anni, un’età già avanzata per un’atleta di livello mondiale?
Nel 2019 ho fatto una tournée in Sud America e ho avuto modo di conoscerla. Era un’atleta molto promettente. Tuttavia, nel tennis così come negli altri sport, ognuno ci mette un tempo diverso per arrivare al suo massimo. Non tutti prendono consapevolezza dei propri mezzi nello stesso momento. In Italia, se escludiamo Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, entrambi ventiduenni, la grande maggioranza dei giocatori arriva ad alti livelli molto più tardi. Questo è frutto di una programmazione e l’italiano ci mette molto più tempo. Gli americani sono molto più precoci ad esempio. È una questione di cultura. Il merito di questi grandi risultati dell’ultimo anno va dato anche alla Federazione italiana tennis che sta facendo un lavoro eccezionale. Ha supportato e sta supportando tutti gli atleti.

Da allenatore, cosa ci può dire tecnicamente di Jasmine?
È molto esplosiva, ha due gambe meravigliose ma la cosa che più la caratterizza è che ha molte soluzioni, ovvero riesce a interpretare le diverse situazione di gioco e colpire la palla di conseguenza. È un po’ meno monotematica di quello che potrebbe essere Jannik. Quindi ha diversi modi di vincere, e questo le porta un grandissimo vantaggio.

Un vantaggio che arriva anche da una grande forza mentale. Quanto conta in uno sport come il tennis?
L’aspetto mentale è tutto nello sport e in particolare nel tennis. Senza determinazione, senza il crederci su ogni palla non si arriva da nessuna parte. Questi ragazzi, soprattutto Jasmine e Sinner, hanno una forza mentale invidiabile.

Nel tennis, si dice spesso che è importantissimo vincere giocando male. Cosa vuol dire?
Tutto parte da lì. Vincere giocando male è importantissimo e ti dà grandi opportunità. Il tennista deve vincere da solo, usando qualunque mezzo anche se è in una giornata no. Vincere giocando male ti porta fiducia e la fiducia ti porta a esprimere il tuo miglior tennis e quindi fai risultati. Andre Agassi ripeteva spesso che in un anno i giorni buoni sono 5, ma devi vincere anche nei restanti 360.

Prima di salutarci, le chiedo un pronostico sulla finale di Jasmine Paolini…

Ce la farà, ne sono sicuro. Ma comunque vada ha già vinto.

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