La commedia brillante “Fly Me to the Moon” e l’anteprima “Cattivissimo Me 4”

A cinquantacinque anni dalla missione Apollo 11, nelle sale italiane arriva un film a stelle e strisce che ne celebra l’evento, aprendo anche una riflessione sui “rumors” di falso storico in chiave brillante. Parliamo di “Fly Me to the Moon. Le due facce della Luna” diretto da Greg Berlanti con Scarlett Johansson, Channing Tatum e Woody Harrelson. È atteso invece ad agosto “Cattivissimo Me 4”, fortunata creatura della Illumination (Universal) lanciata nel 2010 e composta anche da due spin-off dedicati agli irresistibili guastafeste gialli, i Minions

(Foto Columbia-Sony)

A cinquantacinque anni dal primo allunaggio, dalla missione Apollo 11 (20 luglio 1969), nelle sale italiane arriva un film a stelle e strisce che ne celebra l’evento, aprendo anche una riflessione sui “rumors” di falso storico in chiave ovviamente brillante. Parliamo di “Fly Me to the Moon. Le due facce della Luna” diretto da Greg Berlanti con Scarlett Johansson, Channing Tatum e Woody Harrelson, una produzione targata Columbia-Sony e Apple Studios. Un racconto che fonde l’anima del marketing e del mercato tipico del mondo statunitense con il patriottismo e l’idealismo per un bene superiore, il guadagno della scienza per la comunità. Riflessioni di senso e atmosfere frizzanti, in una commedia che recupera lo spirito della Hollywood classica. È atteso in sala invece ad agosto “Cattivissimo Me 4”, fortunata creatura della Illumination (Universal) lanciata nel 2010 e composta anche da due spin-off dedicati agli irresistibili guastafeste gialli, i Minions. Un racconto che unisce suggestioni alla James Bond e “action” animati come “Gli incredibili” targato Disney-Pixar, che poggia sul riuscito personaggio dell’ex cattivo Gru. Al centro di questo quarto capitolo la figura paterna e la costruzione di un dialogo, un legame fiduciario, con i più piccoli. A doppiare Gru è sempre Max Giusti. Il punto Cnvf-Sir.

“Fly Me to the Moon” (Cinema, dall’11 luglio)

Lo sbarco sulla Luna è stato al centro delle fantasie, o meglio fantasmagorie, del cinema. Basta richiamare “Le Voyage dans la Lune” del 1902 realizzato dal genio di Georges Méliès. A partire poi dalla missione spaziale Apollo 11, da quel 20 luglio 1969, in cui gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin toccarono il suolo lunare, la linea di racconto tra grande e piccolo schermo è esplosa. Tra i titoli più interessanti legati alla conquista dello Spazio – ribadendo la centralità di “2001: Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrick – ricordiamo di certo “Apollo 13” (1995) di Ron Howard, “Gravity” (2013) di Alfonso Cuarón, “Interstellar” (2014) di Christopher Nolan e “First Man. Il primo uomo” (2018) di Damien Chazelle. Dall’11 luglio arriva nei cinema con Eagle Pictures “Fly Me to the Moon. Le due facce della Luna” diretto da Greg Berlanti con Scarlett Johansson, Channing Tatum e Woody Harrelson, una commedia brillante che rilegge le ascisse e ordinate della storia dell’allunaggio, in un’America accesa dalla competizione febbricitante con l’Unione sovietica, nella polarizzazione della Guerra fredda.

La storia. Stati Uniti, fine anni ’60, la Nasa sta mettendo a punto la missione spaziale Apollo 11, che porterà gli astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins a mettere piede sul suolo lunare. Per alimentare la raccolta fondi e rendere il racconto della missione più partecipato, accattivante, viene assoldata l’esperta di marketing Kelly Jones (Johansson). Oltre a condurre un’operazione di maquillage del team spaziale “a stelle e strisce”, Jones deve segretamente allestire un set cinematografico dove si possa simulare lo sbarco sulla Luna. Il governo americano vuole, infatti, fugare ogni margine di errore e avere comunque a disposizione un documento audiovisivo da mandare in mondovisione. Nelle settimane trascorse alla Nasa la donna fa la conoscenza del direttore del programma di lancio, Cole Davis (Tatum), che manda in frantumi ogni certezza e proposito…

Scritto da Rose Gilroy, “Fly Me to the Moon” è una commedia sentimentale che si gioca nel perimetro della Storia. Mette a tema in maniera acuta quel sottobosco di teorie, ipotesi e dubbi a lungo circolati sull’allunaggio statunitense. Il film a ben vedere polverizza ogni ambiguità storica, sottolineando invece le capacità persuasive del linguaggio della pubblicità, scaltro nel plasmare ogni aspetto della vita umana pur di vendere un’idea e un prodotto. L’opera di Berlanti funziona per la componente formale, nel ricreare quello standard estetico in linea con il cinema americano classico, fatto di scenografie curate, vestiti e acconciature puntuali; inoltre, affrontando il potere di persuasione dei media e della pubblicità, l’opera coniuga complessità e leggerezza, confezionando un racconto agile e coinvolgente, dove trovano posto l’idealismo statunitense, l’etica personale e il bisogno di tessere relazioni. Vivere in comunità e non come isole. E proprio su quest’ultima linea tematica si attivano nuance romance che la coppia Johansson-Tatum governa con efficacia. A impreziosire il tutto le musiche di Daniel Pemberton.

Nel complesso, “Fly Me to the Moon” si posiziona sul tracciato del racconto rassicurante che esalta individuo e collettività-Paese, più simile all’impianto della commedia sociale “Il diritto di contare” (2016) di Theodore Melfi rispetto allo sguardo storico-introspettivo di “First Man. Il primo uomo” (2018) di Chazelle. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

“Cattivissimo Me 4” (Cinema, dal 7 agosto)

Tra le saghe d’animazione si posiziona tra i primi posti per volumi di incasso. Parliamo di “Cattivissimo Me” (“Despicable Me”, 2010) firmato da Pierre Coffin e Chris Renaud, prodotto dalla Illumination, parte del mondo Universal. A distanza di quattordici anni dal primo titolo e con due spin-off all’attivo – “Minions” (2015) e “Minions 2. Come Gru diventa cattivissimo” (2022) –, ad agosto 2024 arriva nei cinema italiani “Cattivissimo Me 4” diretto ancora una volta da Chris Renaud, con un copione scritto da Mike White (sua è la fortunata serie “The White Lotus”) e Ken Daurio. Tra i doppiatori, confermatissimi Steve Carell nella versione originale e Max Giusti in quella italiana.

La storia. Gru non è più cattivo. Ora fa parte della Lega anti cattivi, è sposato con Lucy, insieme hanno tre figli, le ragazze Edith, Agnes e l’ultimo arrivato Gru Jr. Dal passato sbuca però un nemico invidioso e vendicativo, Maxime Le Mal. Per sfuggire alle sue minacce, Gru e la sua famiglia si rifugiano con false identità presso la cittadina di Mayflower, provando a condurre un’esistenza in incognito. Nel mentre, proseguono gli addestramenti dei Minions e cinque di loro sono chiamati a sperimentare un nuovo ritrovato della ricerca che li renderà dei Super Minions…

Così sottolinea il regista Renaud: “Il nostro obiettivo è di consolidare l’affetto degli spettatori per questi personaggi continuando a infondere nuovi elementi che possano rinvigorire la narrazione. In maniera simile alla profondità raggiunta dai personaggi dei film di James Bond, ci immergiamo nel mondo di Gru fatto di eroi e supercattivi, tessendo un’intricata dinamica con la sua vita familiare”. Il racconto ha una buona articolazione, attivando più linee narrative. Da un lato seguiamo la traiettoria di Gru e dei suoi familiari, che cercano di mimetizzarsi nell’ambiente sociale di Mayflower come una normale famiglia; a questo va aggiunto il tema, di fatto portante, del rapporto padre-figlio, del legame fiduciario tra Gru e Gru Jr. Seconda traiettoria è il tema della vendetta, della rivalsa rispetto a torti subiti in passato: è il percorso tragicomico di Maxime Le Mal, che non riesce a perdonare Gru per averlo mortificato a scuola da ragazzi. Infine, una buona porzione di racconto ruota sulle (dis)avventure irresistibili dei giallissimi Minions, tra agenti “ordinari” e nuovi supereroi.

Nel complesso, “Cattivissimo Me 4” ha un impianto abbastanza dinamico e accattivante, adatto per un pubblico di piccoli e grandi: basta sottolineare come i brani musicali – la colonna sonora è firmata da Heitor Pereira con Pharrell Williams – sono ovviamente diretti al mondo adulto, genitoriale, in particolare “Karma Chameleon” dei Culture Club, “Everybody Wants to Rule the World” dei Tears for Fears oppure “Cold Heart (Pnau Remix)” di Elton John in duetto con Dua Lipa.

A livello narrativo non tutto sembra brillare in maniera disinvolta; alcune situazioni denotano una certa stanchezza ideativa, quasi a voler tenere in vita una saga a tutti costi. Detto questo, il prodotto è buono, brillante e coinvolgente, in maniera simpatica, in grado di favorire una valida evasione familiare, in cerca di risate e suggestioni di senso. Consigliabile, semplice.

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