Cresce il numero delle persone accompagnate e aiutate dalle Caritas diocesane. Quelli presentati oggi da Caritas Italiana non sono solo “numeri”, sono soprattutto 269.689 “volti” di poveri, che a loro volta rappresentano altrettante famiglie, dato che la presa in carico risponde sempre alle esigenze dell’interno il nucleo familiare. Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana sulla povertà in Italia, presentato oggi a Roma, valorizza le informazioni provenienti da 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane. Si tratta peraltro solo di quelli già in rete con la raccolta dati, dal momento che i servizi e le opere sui territori sono in realtà molti di più. Ne emerge una fotografia drammatica che chiama all’impegno di tutti.
Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41%. Crescono invece le persone con povertà “intermittenti” e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il “dentro-fuori” la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.
Chi si rivolge alla Caritas? Si tratta di donne (51,5%) e uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%).
Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori.
Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non è dunque solo la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore povero. Inoltre la percentuale dei percettori del Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà sostituita oggi dall’Assegno di Inclusione, si attesta al 15,9%, dato in calo rispetto al 2022 e soprattutto al 2021: allora i beneficiari corrispondevano rispettivamente al 19,0% e al 22,3%.
In termini di risposte, le azioni della rete Caritas sono state numerose e diversificate. Complessivamente sono stati erogati oltre 3,5 milioni di interventi, una media di 13 interventi per ciascuna persona assistita (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 73,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc.); l’8,9% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 7,3% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 5,2% il sostegno socio-assistenziale; l’1,7% interventi sanitari.
L’arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, ha ribadito, in occasione della presentazione, l’importanza dell’“incontro con le persone bisognose per entrare in relazione, in ascolto per dare loro un aiuto”. “Vogliamo fare conoscere il nostro impegno per rispondere alle attese di tante persone, dei volontari e di chi firma l’8xmille alla Chiesa cattolica, di chi dà un sostegno e un aiuto ma anche ore e giorni per i poveri – ha aggiunto -. Il report non riguarda solo i centri di ascolto ma anche i vari servizi che Caritas offre ai territori come mense e dormitori e intende mettere in rete i propri dati con le altre realtà”.
Ricordando il messaggio per la Giornata dei poveri di novembre, l’arcivescovo ha ribadito che “siamo chiamati a essere amici dei poveri”. “Amici, non solo persone che aiutato ma che entrano in relazione”.
Il direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello, ha sostenuto che occorre puntare sulla “prevenzione” per “evitare che altre persone cadano nella povertà assoluta”.
“Avevamo studiato il reddito di cittadinanza e avevamo detto che non era la risposta. Anche le proposte dell’attuale governo vanno ricalibrate. Occorre un reddito minimo per le persone”.