Oggi, 14 giugno, ricorre il World Blood Donor Day 2024 (Giornata mondiale del donatore di sangue) istituito nel 2004 dall’Organizzazione mondiale della sanità proprio nel giorno in cui nacque il medico e biologo austriaco Karl Landsteiner, co-scopritore dei gruppi sanguigni. In Italia è partita per il secondo anno consecutivo “Dona vita, dona sangue”, la campagna per la donazione di sangue e plasma con l’ex stella del rugby azzurro e conduttore televisivo, Martín Castrogiovanni, promossa dal ministero della Salute, in collaborazione con il Centro nazionale sangue (Cns) e le principali Associazioni e Federazioni di donatori italiane (Avis, Croce rossa italiana, Fidas, Fratres e Donatorinati).
Soddisfazione da parte del ministro Orazio Schillaci: “Nel 2023 sono aumentate le donazioni anche tra i giovani, nessuna Regione ha registrato carenza di sangue durante l’estate ed è cresciuta anche la raccolta di plasma. Donare il sangue è un gesto semplice ma con un impatto fortissimo e continuiamo a incoraggiare i giovani perché c’è bisogno di un ricambio generazionale dei donatori”.
Il Manifesto. Intanto ieri pomeriggio l’Avis, insieme ad altre sigle, ha presentato a Roma, in occasione del convegno “Sangue e plasma – Meravigliose risorse a disposizione di tutti” presso la Sala Zuccari del Senato, un Manifesto per il sistema trasfusionale. Estendere gli orari di apertura dei centri di raccolta, inclusi i pomeriggi e i fine settimana, per rispondere meglio alle esigenze dei donatori e aumentare la disponibilità di plasma; renderne più flessibile la gestione; garantire la possibilità di donare plasma nelle Case di comunità; riorganizzare responsabilità e funzioni del percorso trasfusionale e della raccolta, anche ripensando il ruolo del personale sanitario impiegato; raggiungere i donatori più giovani attraverso attività di sensibilizzazione e informazione all’interno dei luoghi ricreativi e di formazione da loro frequentati sono alcune delle proposte contenute nel documento, aperto alla sottoscrizione del mondo associativo, del volontario e dei pazienti.
Aumentano i donatori giovani. “Per la prima volta da almeno dieci anni,
i donatori compresi nella fascia d’età tra i 18 e i 45 anni sono aumentati di circa 7mila unità rispetto all’anno precedente”,
afferma il direttore del Cns, Vincenzo De Angelis. Un risultato “sicuramente positivo”, che “però rientra in una tendenza ultradecennale all’invecchiamento della popolazione dei donatori”.
Tre milioni di donazioni nel 2023. A livello generale, il 2023 ha segnato una lieve crescita nel numero totale dei donatori di sangue, aumentati di 20mila unità rispetto al 2022. Segno più anche per il numero delle donazioni (+36mila rispetto al 2022), aumento che ha permesso di superare la soglia dei 3 milioni di donazioni in un anno e, spiega ancora De Angelis, “ha garantito anche quest’anno l’autosufficienza del Paese in materia di globuli rossi e la possibilità di effettuare circa 2 milioni e 837mila trasfusioni ad una media di 1.748 pazienti al giorno”.
Raccolta record di plasma. Con gli oltre 880mila chili conferiti all’industria farmaceutica per la produzione di plasmaderivati, la raccolta di plasma ha totalizzato il record nella storia italiana; tuttavia, nonostante l’aumento del 4% registrato nel 2023,
l’obiettivo dell’autosufficienza in materia di plasmaderivati resta ancora lontano.
A pesare, il fortissimo aumento nella richiesta di questo tipo di farmaci, in particolare immunoglobuline, per le quali è stato coperto solo il 62% del fabbisogno. Il nostro Paese, spiega Gianpietro Briola, presidente di Avis nazionale e coordinatore di Civis (Coordinamento interassociativo volontari italiani del sangue di cui, oltre ad Avis fanno parte anche Croce rossa italiana, Fidas e Fratres), “è ancora costretto ad importare dall’estero circa il 20% dei medicinali plasmaderivati. Per raggiungere questo obiettivo occorre continuare a sensibilizzare i cittadini sul ruolo centrale della donazione ed è più che mai importante incrementare il numero di donatori giovani”. Al tempo stesso, aggiunge, “è necessario proseguire l’attività di interlocuzione parlamentare per migliorare l’organizzazione dei servizi trasfusionali:
i donatori hanno bisogno di strutture in grado di agevolarli nel loro impegno quotidiano anonimo e gratuito, altrimenti ogni sforzo diventa inutile.
Tutelare chi dona – ha concluso – significa anche tutelare i pazienti”. Con la consapevolezza che “la disponibilità di emocomponenti rappresenta un Livello essenziale di assistenza per la stabilità sociale, sanitaria, politica ed economica del nostro Paese”.
L’identikit del giovane donatore. Qualche giorno fa, nel corso della 90ª Assemblea generale Avis a Vicenza, sono stati presentati i risultati di un’indagine sui giovani donatori, “Il dono di sé, dono per gli altri”. Nella survey, nata dalla sinergia tra Avis e un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, 3.200 giovani tra i 18 e i 35 anni iscritti all’Associazione illustrano le motivazioni di questo gesto di solidarietà. Tra esse l’esempio della famiglia o di un amico, il passaparola tra pari e il contatto con le associazioni del dono, soprattutto a scuola e sui nuovi media. Ma vi sono anche spinte motivazionali intrinseche, come la sensazione di autostima e di benessere.
E sulla logica del dono come stile di vita quotidiana si sofferma don Alberto Frigerio, assistente ecclesiastico nazionale dell’associazione di ispirazione cristiana Fratres. “Vissuta in modo esemplare da Cristo, che fa della propria esistenza un dono al Padre per il bene dei fratelli e invita i discepoli a fare lo stesso”, la logica del dono, spiega, è “rilevante per il funzionamento dei moderni sistemi sociali, in cui il dono costituisce un elemento di sistema”. Dalla madre che “insegna la lingua alla prole, fornendole lo strumento base di ogni possibile relazione”, alla “donazione di sangue, in cui i donatori non necessitano di donare sangue per beneficiarne in caso di necessità”, alla “fitta rete di volontariato, che sta attraversando una certa crisi, in particolare tra le nuove generazioni, ma che – avverte il sacerdote – non cessa di avere una fondamentale e sostanziale rilevanza sociale”. Anzitutto per “il codice simbolico solidale sotteso” che “rompe la logica di dominio e contrapposizione sociale e promuove il perseguimento del bene comune”. In secondo luogo per l’appartenenza inter-generazionale sottesa, che rompe la segregazione tra generazioni favorendo un dialogo effettivo, e promuove la logica della generatività”, che è “capacità di assumere, riconfigurare, plasmare e comunicare un’eredità ricevuta”.