I ragazzi down della coop dei Girasoli a servizio all’Assemblea Cei: “Quanta emozione l’incontro col Papa”

I giovani ristoratori hanno realizzato il servizio catering per l'incontro dei vescovi italiani in Vaticano. La gioia dei genitori: "Grazie a questa opportunità di lavoro vedo che mia figlia si sta aprendo, che sta sbocciando che sta iniziando a volare come una farfalla piena di colori"

(Foto SIR)

La loro giornata non poteva chiudersi meglio. Dopo un sano e dignitoso momento di lavoro, un incontro indimenticabile, quello con Papa Francesco. I ragazzi e le ragazze della cooperativa dei Girasoli erano tutti lì, in fila uno accanto all’altra, accompagnati dai loro genitori ed educatori emozionati come bambini in attesa del Pontefice e del suo sorriso. Ai soci e ai dipendenti della cooperativa era stato chiesto, infatti, di ristorare con un caffè o uno stuzzichino le pause lavorative dei vescovi italiani riuniti in assemblea nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Per loro quindi un fine giornata, tanto inatteso quanto straordinario, che ha sugellato un tempo di lavoro ma anche di vita che certamente resterà vivo nella memoria di tutti e di ciascuno. Dopo l’esperienza del ristorante “La Locanda dei Girasoli”, non andata buon fine, i soci non si sono arresi e con coraggio e determinazione si sono gettati, anima e corpo, in una nuova avventura: un servizio catering di prim’ordine con tanto di “chef”, il fiero Emanuele, un aiuto cuoco, l’amabile Sara e poi camerieri e assistenti di sala, tutti preparati e pronti, all’occorrenza, per rendere gradevoli ed amabili feste, anniversari e ricevimenti di ogni genere.  Un team ben organizzato e coeso che nulla ha da invidiare ad altre realtà ben più conosciute e rinomate. La cooperativa (Catering) dei Girasoli è pronta a offrire, con professionalità e competenza, i propri servizi. “I ragazzi hanno bisogno di lavorare – esordisce Stefania Scarduzio, presidente della Cooperativa e “deus ex machina” del progetto –, lavorare infatti li fa sentire parte viva e integrata della società e parte produttiva del Paese. Alcuni sono soci lavoratori, altri dipendenti, tutti con regolare busta paga e con diritto di voto. Venuta meno l’esperienza del ristorante, accompagnata purtroppo da tante parole e pochi fatti, non ci siamo e non si sono rassegnati. Siamo rimasti nel settore della ristorazione vista l’esperienza accumulata ed ecco l’idea del Catering. Un’intuizione che sta sempre più consolidandosi e che grazie all’aiuto di tanti, in questa occasione della Cei, ci offre la possibilità di far conoscere all’esterno la nostra professionalità e di entrare in questo particolare settore. Sappiamo i nostri limiti ma vogliamo competere con tutti perché sappiamo che ne abbiamo la possibilità”.

In effetti, vedendoli lavorare non si notavano differenze né difficoltà. Tutti sapevano cosa fare e tutti avevano un ruolo ben preciso. Ma felici più dei ragazzi erano i loro genitori, i primi a credere da sempre nelle loro capacità malgrado i problemi legati alla loro condizione. “A differenza di quanto si potrebbe pensare sono ragazzi che non si spaventano di nulla – dice Romana –, per loro, sentirsi dire semplicemente ‘bravo’ o ‘ben fatto’ è importante”. “Vederli impegnati nel lavoro – aggiunge Elisa – non solo è bello ed emozionante ma dà a loro la consapevolezza di sentirsi abili e di combattere quel preconcetto di inabilità a prescindere, oggi ancora troppo diffuso, che di fatto tende ad emarginarli e ghettizzarli”. “I nostri figli – aggiunge Romolo, papà di Matteo –, oltre a fare i conti quotidianamente con le loro difficoltà, ne devono affrontare altre legate soprattutto alle relazioni con gli altri, che non sempre sono aperti ad accogliere la loro presenza. Quando sono insieme li vedo rifiorire e lì dove trovano accoglienza danno il 110%”. “Grazie a questa opportunità di lavoro – continua Pierpaolo, papà di Sara – vedo che la mia bambina si sta aprendo, che sta sbocciando e iniziando a volare come una farfalla piena di colori. Alcuni hanno un cromosoma in più ma anche un dono in più. Quello che dico di Sara lo dico per tutti: il figlio di uno è figlio di tutti”. “Come genitori – afferma Luciano, papà di Simone, il Caposala – chiediamo un’attenzione maggiore non tanto per noi quanto per loro e sono sicuro che tutto si possa realizzare solo però se c’è la volontà politica di farlo. Chiediamo alla società e soprattutto a mondo della politica di fare di più per questi ragazzi. Sono speciali e in grado di dare tanto, di arricchire tutti con la loro presenza operativa e soprattutto con la loro gioia”.

E in effetti era vera gioia quella che traspariva dai loro volti quando, uno dopo l’altro, si sono trovati faccia a faccia con il Papa. Qualcuno era titubante e timido, qualcun altro lo guardava a bocca aperta, qualcuno più intraprendente pronto con la mano tesa ma tutti pieni d’affetto ed entusiasmo nell’incontrare quel “nonno” che per primo aveva desiderato fermarsi con loro per un saluto, breve ma ricco di complicità. Un incontro indimenticabile che resterà per sempre impresso nella loro memoria. E così lo hanno raccontato. “È stato bellissimo – esordisce Roberto –, il Papa mi ha toccato e mi ha dato una benedizione”. È la prima volta che lo vedo da vicino – gli fa eco Emanuele –, stare vicino a lui mi ha dato un’idea di libertà e forza e anche di coraggio per aiutare i poveri e quelli che hanno bisogno”. “Mi sono emozionato – dice Michael – perché vederlo dal vivo non è come in tv”. “Quando l’ho salutato – aggiunge Matteo – mi ha ricordato la mia mamma che non c’è più, sembra un nonno”. “Mi è piaciuto tanto incontrarlo – conclude Sara – ero tanto emozionata che non riuscivo a guardarlo. Io voglio bene al Papa e da oggi dirò sempre una preghiera per lui”.

Un incontro indimenticabile, carico di emozione. Un’emozione così grande che vale la pena condividerla insieme, abbracciati uno all’altra, tra lacrime, sorrisi e tanta tanta gioia.

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